mercoledì 12 dicembre 2007

San Francesco, Giotto e i suoi colori.


Quelli che vedete sarebbero i veri colori degli affreschi di Giotto nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi.
Il Corriere della Sera di oggi riporta un articolo in cui si parla delle ricerche svolte su tali capolavori:
«E' uno strumento scientifico per mostrare agli addetti ai lavori e ai comuni visitatori quanto del Giotto "autentico" si sia irrimediabilmente dissolto in sette secoli. Ed è insieme un allarme: facciamo in modo che il degrado non proceda ancora. Altrimenti rischiamo di perdere per sempre intere porzioni di quello straordinario capolavoro», dice Giuseppe Basile, gran nome dell’Istituto centrale del restauro, una vita passata dietro a Giotto (prima a Padova e poi dal 1997 al 2005 ad Assisi dopo il terremoto).

Giotto mi piaceva anche scolorito, però questi colori così accesi e vivaci mi fanno tornare alla mente le parole di Chesterton a proposito di San Francesco d'Assisi, descritto come un amante del colore, della vita, del mondo, di tutto. Un uomo pienamente medioevale. Il Medioevo era così ricco di colore, tutto tranne che l'età oscura.
Riporterò questo passaggio di Chesterton. Merita.

giovedì 15 novembre 2007

Che bello il mondo, che grande Dio!


Vi piace questa foto?
L'ho fatta io.

E' la zona del Piantone di Nardò, che quando avrò tempo vi farò vedere.
Che bello il mondo e che grande Dio!

venerdì 2 novembre 2007

E' morto don Oreste Benzi

Oggi è morto don Oreste Benzi, un santo che ho avuto la grazia di conoscere dodici anni fa.
Brav'uomo, bravo prete.
Mi spiace tanto sia morto. Ha fatto tanto del bene, ha fatto conoscere Gesù a tanta gente.
La sua opera è bella.

Che Dio l'abbia in gloria e che lui ci assista da lassù.

mercoledì 31 ottobre 2007

Monsignor Pierre Bürcher, nuovo Vescovo di Reykjavik (Islanda)

Una singolare notizia.
L'Islanda è una di quelle terre che mi attira, non so perché.
Ci sono 5000 cattolici, da quelle parti, e il cristianesimo arrivò grazie ai monaci irlandesi.
Bello.

REYKJAVIK, martedì, 30 ottobre 2007 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Reykjavik (Islanda) monsignor Pierre Bürcher, finora Vescovo titolare di Massimiana di Bizacena e ausiliare di Losanna, Ginevra e Friburgo (Svizzera).
Sostituisce nell’incarico monsignor Joannes Baptist Matthijs Gijsen, che ha presentato la rinuncia al governo pastorale in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.
Monsignor Bürcher è nato a Fiesch (diocesi di Sion, Svizzera) il 20 dicembre 1945. Ha svolto i suoi studi teologici nel Seminario maggiore della diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo, concludendoli con la licenza in Teologia all’Università di Friburgo.
E’ stato ordinato sacerdote il 27 marzo 1971 per la diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo. Dal 1971 al 1977 è stato vicario nella parrocchia St-Nicolas di Friburgo, dal 1977 al 1979 vicario delle parrocchie di St-André e St-Amédée a Losanna e dal 1979 al 1980 della parrocchia del Sacro Cuore nella stessa città.
Nel 1980 è stato nominato parroco a Vevey e nel 1984 decano. Dal 1989 al 1990 ha completato la sua formazione a Parigi presso "l’Institut de formation des éducateurs du clergé" (IFEC), in preparazione all’ufficio di Rettore del Seminario maggiore della diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo, incarico che ha ricoperto dal 1990 al 1994.
Il 3 febbraio 1994 è stato eletto Vescovo titolare di Massimiana di Bizacena e ausiliare di Losanna, Ginevra e Friburgo. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 12 marzo 1994.
Membro della Congregazione per le Chiese Orientali, è anche Presidente della Catholica Unio . Nella Conferenza Episcopale Svizzera è responsabile della Sezione "Dialogo inter-religioso" e Presidente del gruppo di lavoro "Islam".
Monsignor Bürcher ha detto di essere rimasto sorpreso dal suo nuovo incarico. « Sapevo che si stava preparando qualcosa, ma non mi sarei mai aspettato questa nomina », ha detto.
« E’ nella fiducia e nell’abbandono a Cristo Buon Pastore che l’accolgo. Sono felice e pienamente sereno ».
Quanto al motivo per cui uno svizzero è stato nominato Vescovo in Islanda, il presule ha spiegato che « la maggior parte dei Paesi scandinavi (Danimarca, Finlandia, Islanda e Svezia) costituisce una sola diocesi cattolica e i fedeli sono fondamentalmente immigrati ».
« Non ci sono che pochi sacerdoti locali, ed è per questo che i Vescovi provengono da altri Paesi europei ».
« La missione della Chiesa non si ferma alle frontiere di una diocesi – ha affermato monsignor Bürcher –. Il nostro ministero episcopale ci chiama ad avere, come ha detto l’Apostolo delle genti San Paolo, ‘la preoccupazione per tutte le Chiese’ (2 Cor 11, 26-28) ».
« Sono molto felice di scoprire la Chiesa in Islanda e nei Paesi scandinavi. Pastore di tutti, sarò un Vescovo immigrato tra gli immigrati », ha affermato.
Il presule si insedierà nella diocesi di Reykjavik il mese prossimo, anche se la data precisa non è ancora stata stabilita. « Da qualche giorno ho iniziato a studiare l’islandese », ha rivelato.
Ai suoi futuri fedeli, monsignor Bürcher vuole dire che « Dio li ama infinitamente. Anch’io mi impegno ad amarli e a servirli come loro Pastore. Per questo, per prima cosa mi prenderò del tempo per conoscerli con le loro gioie e le loro speranze, la loro tristezza e le loro angosce. Vivere un ministero di vicinanza sarà uno dei miei obiettivi in Islanda ».
«E’ una nuova sfida che mi rallegra », ha confessato.
« Miriamo insieme alla santità ! », ha concluso. « Vi invito a pregare perché io sia per voi un Pastore secondo il cuore di Dio ».

lunedì 15 ottobre 2007

Io non credo nello sport.

Fantastico il mio amico catalano ormai italiano Teudis Plaza (ormai, ahilui, parla pure milaneees') che cura una rubrica su www.radioformigoni.it.
Questa settimana ha parlato di cose molto vere e belle, e anche di un mio carissimo amico.

Ascoltatelo, vale la pena.
Io intanto lo saluto e lo ringrazio tanto per la passione con cui fa tutto, che mi è di esempio. Evviva Teudis!

mercoledì 3 ottobre 2007

Elogio del maestro. Meno male!


Da un vecchio numero del settimanale Tempi (anno 2001) questo bell'articolo.
Proprio bello.

Vi auguro di poter dire altrettanto.

Il mio caro amico Gilbert colpisce ancora.

Elogio del maestro

Se avete a che fare con adolescenti, sicuramente vi sarà di aiuto leggere il capitolo III della “Autobiografia” di G. K. Chesterton.
di Tempi

Se avete a che fare con adolescenti, sicuramente vi sarà di aiuto leggere il capitolo III della “Autobiografia” di G. K. Chesterton. “Su tutto ciò che fu già il fanciullo cresce una specie di protezione spinosa, simile ai capelli, una callosità, una noncuranza, una curiosa combinazione di energia senza scopo e senza direzione e di prontezza ad accettare le convenzioni… la convenzione cioè che ciascuno di noi bastava a se stesso”. Continua G. K.: “i ragazzi tendono tutti a tre cose: ad andare in giro in tre, a non avere assolutamente scopo alcuno nell’andare in giro e, quasi senza eccezione, ad assalirsi improvvisamente e a cessar dall’attacco con la stessa subitaneità”. Ora, se noi abbiamo trovato lo scopo del nostro andare in giro, come aiuteremo i nostri figli a fare altrettanto? Anche per Chesterton è stato quello che è e sarà per tutti noi e i nostri ragazzi. “I maestri erano interessantissimi. Il mio debito personale è infinito verso uno di loro. Egli riuscì, Dio sa come, a penetrare nel mio desiderio profondo e disperatamente saldo di sembrare stupido, ed a scoprire il segreto orribile che io, dopotutto, ero dotato del dono della ragione al di sopra dei bruti”.

giovedì 20 settembre 2007

La battaglia di Castelfidardo.


Questa è la tomba del generale De La Moriciere, a Nantes, in Francia.
Chi è?
E' un grande.
E' il generale che guidò i Pontifici durante la difesa del Papa Re nel settembre - ottobre 1860. Fu sconfitto, ma fu lo stesso un grande.
Ho scritto qualcosa nel post sulla battaglia di Castelfidardo su http://uomovivo.blogspot.com.
Se volete andate a vedere.

Se avrò tempo, vi scriverò qualcosa in più. Mi commuovo sempre.

martedì 11 settembre 2007

Nello live on the web!

Segnalata dal grande Michelangelo Rubino.

Succede a San Severo, provincia di Foggia.
Mi piace, mi piace.

giovedì 6 settembre 2007

Il rugby, una delle mie ultime più perniciose e contagiose fissazioni.

Ecco la splendida spettacolare mèta di Kaine Robertson, giocatore della Nazionale Italiana di Rugby, durante la partita del 6 Nazioni 2007 Italia - Galles, 10 Marzo 2007.
Nel calcio queste cose quando succedono? "Speriamo di far béeene, abbiam fatto béeene..." ecco un esempio della testa del forbito lessico e della "passione" del giocatore medio di calcio, qualunque sia la serie, la latitudine, la squadra, bene attento a non dire né troppo né troppo poco come un consumato politico per evitare di fare arrabbiare "il mister", il presidente, gli amichetti dei giornaletti che tirano acqua ai vari mulinetti mai gratuitamente.
Sabato inizia il Mondiale di rugby. Prima partita dell'Italia: contro la Nuova Zelanda.
Confronto tra calcio e rugby: è come mettere vicini un palazzone dello Zen di Palermo e la Basilica di San Pietro in Vaticano...
Che bello!

giovedì 30 agosto 2007

Padre Brown.

Eccolo, il mio prete preferito dopo il Papa!
Purtroppo è solo un prete della fiction, ma mi ha dato talmente tante belle cose per la mia vita che è insostituibile.
Per saperne di più vi rimando al blog dell'Uomo Vivo, che mi riviene stretto parente...
http://uomovivo.blogspot.com

Vi dico solo che è una creazione del grande grandissimo Gilbert Keith Chesterton.
L'immagine che vedete è di Renato Rascel, il padre Brown dell'omonima serie televisiva andata in onda in Italia negli anni '70 e che ebbe circa venti milioni di spettatori a puntata.

Io lo conobbi lì. E dopo tanti tanti anni mi si ripresentò, grazie a Dio!
Frequentatelo anche voi! Non potrà farvi che un gran bene!

Don Matteo.



Don Matteo è un altro dei miei preferiti.
E' un prete simpatico che per espressa ammissione di chi lo ha "messo al mondo" nella fiction vuole essere una specie di nuovo Padre Brown.
I telefilm sono di quelli davanti ai quali puoi mettere ancora i figli senza doverti preoccupare di quale schifo possano imparare.
I coprotagonisti (Flavio Insinna-Capitano Flavio Anceschi e Maresciallo Cecchini-Nino Frassica) fanno pure ridere.
Terence Hill è un mito della mia gioventù: le bellissime scazzottate sue e di Bud Spencer ci hanno fatto diventare grandi e ci siamo divertiti tantissimo davanti ai loro film (io me li rivedo sempre).

Qualche giorno fa sono stato a Gubbio, in Umbria, dove è ambientata tutta la fiction di Don Matteo. E' una città bellissima, e il fatto che ci sia stato girato Don Matteo è come la ciliegina sulla torta.

Vi sembrerà un po' stupida, questa cosa, ma per me non lo è.

Qui sotto una piccola parte dell'intervista rilasciata da Terence Hill nel 2002 quando presentò Don Matteo al pubblico, proprio a Gubbio.

Fabio Melelli: Arriviamo a Don Matteo che è una fiction di grande successo, le ha portato anche molta fortuna la città in cui è stata girata. Com'è nata l'idea di tornare a fare un prete?

Terence Hill: Diciamo che è stata un'idea contemporanea. Da una parte c'era Oldoini che stava scrivendo, o comunque aveva già avuto questa idea e dall'altra c'ero io che volevo fare un prete investigatore. Avevo già due sceneggiature scritte, anche abbastanza buone ma era un prete diciamo, più d'azione, faceva parte di un plotone di paracadutisti, quindi era un cappellano d'azione; però anche lui era un investigatore dato che l'ispirazione partiva sempre da padre Brown di Chersterton. Stavo preparando questa cosa qui, avevo anche dei contatti con Mediaset per poterla fare, viaggiavo tra l'America e Roma, poi Mediaset mi disse che la Rai stava facendo un prete simile a padre Brown e che, non potendolo più fare, dovevo tornare con un'altra idea. Tornai con un altro soggetto di sessanta pagine che ci piacque molto, stavo per ripartire per gli Stati Uniti quando mi chiama Bernabei per dirmi che mi voleva far vedere una cosa che stavano progettando con la Rai e così mi dettero quattro copioni. Io li lessi e mi piacquero molto di più di quello che avevo in mente io, era una cosa alla quale non avevo mai pensato e cioè l'idea di un prete investigatore nella provincia italiana. Quello che mi piaceva in particolare, era che c'erano sempre dei personaggi nuovi, con i quali si doveva confrontare. Quindi, come si dice, "act is reacting" cioè, "fare l'attore è reagire", reagire all'altro; era una grossa possibilità di reagire a tanti personaggi, quindi accettai con entusiasmo questa idea di Oldoini e dissi di sì... e così mi sono ritrovato a fare questo Don Matteo a Gubbio.

venerdì 27 luglio 2007

Irlanda


Capite perché mi piace?

martedì 24 luglio 2007

Simone De Magistris


Un'opera di Simone De Magistris, di cui è in corso una bella mostra a Caldarola (MC), vicino Tolentino.
A me piace tantissimo, questo pittore.
Guardate che colori e che forme.
Bello.
Altro dirvi non so.

Papa Benedetto, la guerra e la pace.



Discorso importantissimo all'Angelus di domenica scorsa di Papa Benedetto, in vacanza a Lorenzago di Cadore. Leggere bene. Capire bene. Diffondere.
Come sempre viva il Papa, il più lucido di tutti, non c'è storia.


Cari fratelli e sorelle!

In questi giorni di riposo che, grazie a Dio, sto trascorrendo qui in Cadore, sento ancor più intensamente l'impatto doloroso delle notizie che mi pervengono circa gli scontri sanguinosi e gli episodi di violenza che si verificano in tante parti del mondo. Questo mi induce a riflettere ancora una volta sul dramma della libertà umana nel mondo. La bellezza della natura ci ricorda che siamo stati posti da Dio a "coltivare e custodire" questo "giardino" che è la Terra (cfr Gn 2,8-17). Se gli uomini vivessero in pace con Dio e tra di loro, la Terra assomiglierebbe veramente a un "paradiso". Il peccato purtroppo ha rovinato questo progetto divino, generando divisioni e facendo entrare nel mondo la morte. Avviene così che gli uomini cedono alle tentazioni del Maligno e si fanno guerra gli uni gli altri. La conseguenza è che, in questo stupendo "giardino" che è il mondo, si aprono spazi di "inferno".

La guerra, con il suo strascico di lutti e di distruzioni, è da sempre giustamente considerata una calamità che contrasta con il progetto di Dio, il quale ha creato tutto per l'esistenza e, in particolare, vuole fare del genere umano una famiglia.
Non posso, in questo momento, non andare col pensiero ad una data significativa: il 1° agosto 1917 – giusto 90 anni or sono – il mio venerato predecessore, Papa Benedetto XV, indirizzò la sua celebre Nota alle potenze belligeranti, domandando che ponessero fine alla prima guerra mondiale (cfr AAS 9 [1917], 417-420). Mentre imperversava quell'immane conflitto, il Papa ebbe il coraggio di affermare che si trattava
di un'"inutile strage". Questa sua espressione si è incisa nella storia. Essa si giustificava nella situazione concreta di quell'estate 1917, specialmente
su questo fronte veneto. Ma quelle parole, "inutile strage", contengono anche un valore più ampio, profetico, e si possono applicare a tanti altri conflitti che hanno stroncato innumerevoli vite umane. Proprio queste terre in cui ci troviamo, che di per se stesse parlano di pace e di armonia, sono state teatro della prima guerra mondiale, come ancora rievocano tante testimonianze ed alcuni commoventi canti degli
Alpini. Sono vicende da non dimenticare! Bisogna fare tesoro delle esperienze negative che purtroppo i nostri padri hanno sofferto, per non ripeterle. La
Nota del Papa Benedetto XV non si limitava a condannare la guerra; essa indicava, su un piano giuridico, le vie per costruire una pace equa e duratura: la forza morale del diritto, il disarmo bilanciato e controllato, l'arbitrato nelle controversie, la libertà dei mari, il reciproco condono delle spese belliche, la restituzione dei
territori occupati ed eque trattative per dirimere le questioni. La proposta della Santa Sede era orientata al futuro dell'Europa e del mondo, secondo un progetto
cristiano nell'ispirazione, ma condivisibile da tutti perché fondato sul diritto delle genti. E' la stessa impostazione che i Servi di Dio Paolo VI e Giovanni
Paolo II hanno seguito nei loro memorabili discorsi all'Assemblea delle Nazioni Unite, ripetendo, a nome della Chiesa: "Mai più la guerra!". Da questo luogo di
pace, in cui anche più vivamente si avvertono come inaccettabili gli orrori delle "inutili stragi", rinnovo l'appello a perseguire con tenacia la via del diritto, a rifiutare con determinazione la corsa agli armamenti, a respingere più in generale la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi.

Con nel cuore questi pensieri e questi auspici, eleviamo ora una speciale preghiera per la pace nel mondo, affidandola a Maria Santissima, Regina della Pace.

sabato 21 luglio 2007

Hanno liberato padre Bossi e sono contento.

Cari amici, oramai tutti sanno che è stato liberato padre Bossi.
Sono arcicontento che la cosa sia finita bene.
Padre Bossi è del PIME, il Pontificio Istituto per le Missioni Estere, un ordine di preti sanissimi e veramente cattolici, di cui fanno parte due grandi, padre Piero Gheddo (super! L'anno scorso ho letto la storia della vita di suo padre e sua madre! Eccezionale!) e padre Bernardo Cervellera, il direttore di AsiaNews (umilmente mi vanto di essergli amico).
Rimasi molto colpito alcuni anni fa al Meeting per l'Amicizia tra i Popoli di Rimini quando vidi una mostra sui preti del PIME che si chiamava "Per uno solo". Tra gli altri mi colpì tanto padre Clemente Vismara.
Per uno solo perché partiva da una frase di don Giussani che ricordava, una volta che era andato in Brasile, di aver visto partire un prete del PIME per la foresta amazzonica per recarsi nel più profondo di essa e raggiungere dopo non so quanti giorni di cammino a piedi in mezzo alle zanzare e ai parassiti acquatici peggiori, con stivaloni e reticelle attorno al corpo, per andare a trovare l'unico cristiano che stava in un certo posto.
Sono così, questi uomini.

mercoledì 18 luglio 2007

Il Gino!


Di Tolkien parleremo ancora un'altra volta, l'argomento è infinito ed è una delle basi fondamentali della mia educazione.

Ora però vorrei farvi vedere un grande uomo, un grande sportivo: Gino Bartali!
Grande!

Intanto la foto, poi quando avrò tempo approfondiremo.
Dico solo che il film fatto l'anno scorso dalla Rai è bellissimo e funge bene al suo scopo, quello di far conoscere questo grande.

Mio figlio si è esaltato vedendo il film. Io mi sono commosso tante volte.
Che grinta! Che cuore!

Tolkien, Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli, perché? Eppure è tanto ovvio...


Allora, comincio anzitutto a dare, fior da fiore, le ragioni delle mie preferenze. Non interesserà a nessuno, ma a me sì, cioè a me interessa spiegare al mondo perché mi piace questo piuttosto che quello, perché c'è sempre una grassa ragione.

Cominciamo proprio da lui, Tolkien, ma come ripeto è solo un caso. Tanti anni fa, era il 1992, mi fu regalato un tozzone (=volume di ragguardevole spessore) dal titolo Il Signore degli Anelli. L'avevo visto anni prima a casa di un mio amico che mi guardò con l'occhio troppo intellettuale perché io mi potessi interessare minimamente a quel tozzo. Per cui lì rimase. I miei amici Gabriella e Giulio mi regalarono il tozzone per Natale, e io apprezzai molto, perché qualche tempo prima avevo letto sul settimanale da corsa "Il Sabato" un articolo in occasione del centenario della nascita di "'sto Tolkien". Appresi che era cattolico e io ero alla spasmodica ricerca di letture cattoliche da fare. Non potevo credere che in casa cattolica si potesse scrivere solo di teologia o di filosofia. Sfogliai il tozzone, incuriosito. Capii che prima però dovevo fare un altro passo: acquistare di tasca mia un altro volumetto meno inquietante nella mole, Lo Hobbit. Detto, fatto. Lo compro, lo leggo, mi piace, mi rilassa la mente alla grande, poi mi appassiona e poi -diciamolo!- mi gaso alla grande. Chiusa l'ultima pagina, attacco Il Signore (come lo chiamo per snellire). E lì, dopo le tortuose spiegazioni delle prime pagine, rimango, senza riuscire a schiodarmi. Bello, troppo bello, troppo vero! Chiudo l'ultima pagina e... ci rimango male perché era finito, 'sto bel libro!
Mi gaso ancora e affondo con la lettura di La realtà in trasparenza, le lettere che Tolkien scriveva ai suoi amici e familiari.
Capisco molte cose.
Poi il resto ve lo dirò un'altra volta.
Bello, ma bello.

Grazie mille.

Non ho resistito.

La voglia di dire al mondo quello che penso è stata troppa, e allora mi sono deciso a fare anche il mio personalissimo blog.
Stop.
Fate quello che vi pare. Intanto guardatevi i miei preferiti, in rigoroso ordine sparso (già ci sarà il moralista che dice perché-hai-messo-questo-prima-quello-eccetera... ma è chiaro e lampante! Non so manovrare appieno il sistema e la voglia di scrivere è talmente tanta che non resisto e allora se una cosa vale la pena di farla, vale la pena di farla male! E' tanto semplice! Oh!).

I commenti anche insultanti sono graditi.