lunedì 20 novembre 2017

Storpiare è il nostro Genius Loci

Quando ero ragazzo, all'incirca all'epoca del liceo, mi capita di ascoltare questo spassosissimo episodio che riguarda i nostri marinai e la capacità tutta sambenedettese di storpiare le parole, interpretare le notizie in maniera personalissima e trasmetterli così come le si preferisce intendere, cosa che io ritengo una sorta di carattere "nazionale". Una specie di genius loci.

Un amico di mio fratello, più grande di me, passava l'estate da noi prendendo in affitto una stanza a casa di un marinaio in pensione, cosa che una volta, prima della costruzione degli alberghi del lungomare, era circostanza molto usata ma che nella mia gioventù era ormai piuttosto rara. L'amico di mio fratello, romano, veniva svegliato tutte le mattine in un modo piuttosto singolare dal padrone di casa: questi gli comunicava la notizia del giorno che lui aveva preso molto probabilmente dal giornale radio o, come avrebbe detto lui "lochë la radië".

Pertanto cosa accadeva? Se c'era stata una delle ricorrenti crisi di governo, il nostro marinaio avrebbe svegliato il turista romano con le seguenti parole: "Aho! Ha cascatë lu guværnë!". Oppure: "Aho! Svëjëtë! Ha fattë la rapénë!".

A forza di sentire le notizie, capire ciò che poteva e associare parole di difficile comprensione auricolare a delle facce, un bel giorno sentì questa notizia. C'era un famoso mediatore americano di origine palestinese che doveva mettere insieme le ragioni degli israeliani con quelle degli arabi durante uno dei tanti periodi di scontro tra costoro. Quest'uomo si chiamava Habib. Il suo nome veniva spesso pronunciato in corrispondenza all'apparizione di facce piuttosto scure e barbe fluenti. Il nostro amico romano aveva una faccia piuttosto scuro e una certa barba importante. Al secondo o terzo giorno fu subito ribattezzato Jachib... il processo è semplice e può essere standardizzato: si sente qualcosa, la si storpia verbalmente e concettualmente, la si associa con qualcosa di simile e il gioco è fatto.

Il nostro amico romano divenne così "Jachib". Come sono nati i patronimici o soprannomi sambenedettesi? Così, più o meno. Conoscevo un vecchio che si chiamava Trasvallë, che era la devastazione del nome dell'antico stato sudafricano del Transvaal. C'era stato? Che c'entrava lui? Troppe domande...

Una mattina, era Agosto dei primi anni del pontificato di San Giovanni Paolo II, forse il 1981; ci fu un piccolo irrilevante incendio a Castel Gandolfo, la residenza estiva del papa. Una notizia che diventò notizia perché non c'era molto altro da dire, quel giorno.

Il marinaio, presto presto, andò a svegliare "Jachib" che voleva andare al mare e lo apostrofò subito  dicendo: "Jachib, svèjëtë...". Il povero "Jachib" stropicciò gli occhi e attese la notizia del giorno...

Dopo un attimo di pausa il nostro eroe dei sette mari diede la notizia senza particolare solennità: "Jachib, s'ha bresciatë lu Papa...!".

martedì 14 novembre 2017

È giunta l’ora del popolo della Contea...

"È giunta l'ora del popolo della Contea, ed esso si leva dai campi silenziosi e tranquilli per scuotere le torri e i consigli dei grandi. Quale dei Saggi l'avrebbe mai predetto? E perché, se sono veramente saggi, avrebbero dovuto pretendere di saperlo prima che suonasse l'ora?".

J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell'anello, Elrond al Consiglio

Le radici profonde non gelano


"Non tutto quel ch'è oro brilla, né gli erranti sono perduti; il vecchio ch'è forte non s'aggrinza, le radici profonde non gelano. Dalle ceneri rinascerà un fuoco, l'ombra sprigionerà una scintilla; nuova sarà la lama ora rotta, e re quei ch'è senza corona".

J.R.R. TOLKIEN, Il Signore degli Anelli

Decidere cosa fare col tempo che ci viene dato

"Tutto ciò che dobbiamo decidere è cosa fare col tempo che ci viene dato".

J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell'Anello, Gandalf a Frodo nelle caverne di Moria

La follia sia il nostro manto

"Disperazione o follia?", disse Gandalf. "Non è disperazione, perché la disperazione è solo per coloro che vedono la fine senza dubbio possibile. Non è il nostro caso. È saggezza riconoscere la necessità quando tutte le altre vie sono state soppesate, benché possa sembrare follia a chi si appiglia a false speranze. Ebbene, che la follia sia il nostro manto, un velo dinnanzi agli occhi del Nemico! Egli è molto saggio, e soppesa ogni cosa con estrema accuratezza sulla bilancia della sua malvagità. Ma l'unica misura che conosce è il desiderio, desiderio di potere, ed egli giudica tutti i cuori alla stessa stregua. La sua mente non accetterebbe mai il pensiero che qualcuno possa rifiutare il tanto bramato potere, o che, possedendo l'Anello, voglia distruggero. questa dev'esser dunque la nostra mira, se vogliamo confondere i suoi calcoli"

J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell'Anello, Gandalf al Consiglio di Elrond 

venerdì 3 novembre 2017

Ecco perché mi piace il 🏉 rugby

  • Ulisse Trevisin 110 e lode kili di ignoranza. L'unico in grado di competere con la stazza degli avversari. Detto anche "chi ga vinto?": a un certo punto verso metà secondo tempo, lui va in ansia ed inizia a chiedere:"chi ga vinto? chi ga vinto?". "Noi altri Trevisin ma gioca che non è finita." Vuole essere rassicurato sennò smette. È un incrocio tra un mulo alpino, un bue da tiro e un trattore Landini testa calda. Parti, lo metti in moto e ha questa velocità massima; ma ha una capacità di traino di 6 quintali di avversari vivi e resistenti. Dove passa Attila non cresce più erba, dove passa Trevisin si può seminare basta che sia stagione! La spada traccia il solco e Trevisin lo difende!

Marco Paolini