lunedì 11 agosto 2025
sabato 12 luglio 2025
martedì 10 giugno 2025
Sarò contento di incontrare tutti i miei più cari "personaggi"...
sabato 28 dicembre 2024
domenica 15 settembre 2024
Frammenti della mia filosofia - 65 - Chesterton e mia mamma, la permanente anticipazione della sorpresa.
Chesterton nella sua Autobiografia parla della
permanente anticipazione della sorpresa.
Ne parla a proposito di suo padre, che vi aveva educato lui e suo fratello Cecil; ebbene, anche io ci credo.
Mamma, quando ero piccolo, sapevo che mi avrebbe fatto qualche piccola sorpresa: un giocattolino di poco valore (ricordo che un periodo mi riportava dal mercato degli elicotterini di plastica piccolissimi, del valore di cento - duecento lire a confezione), un gelato, o che avrebbe provveduto a me in qualche modo inaspettato.
La sorpresa era attesa ma non sapevi se e cosa sarebbe accaduto, e questo rendeva bello tutto.
Non erano così, erano ancora più semplici, però un po' li ricordano... |
Ecco, io ci sono cresciuto e ci credo ancora.
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Aggiornamento del 22 giugno 2025:
mercoledì 7 agosto 2024
martedì 6 agosto 2024
domenica 28 luglio 2024
Un dono graditissimo ed inaspettato dei miei cari amici Clare e Stuart McCullough.
We reached Chestertons Grave and left some flowers for Gilbert, Francis and also Dorothy Collins. We also placed some flowers to remember Federica Sermarini, a tradition we adopted before her death. #GKCWalk2024
lunedì 8 luglio 2024
In morte di Federica, gran pescatrice di anime.
È un bell'articolo scritto da un caro amico intelligente, qualora mai si perdesse ho preferito riprodurlo nel mio blog.
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Quante cose ha fatto nella sua vita, assieme al marito Marco. Tutte all'insegna di una fede solida, feconda e aperta all'incontro con l'altro.

Non riesco a immaginare la Compagnia dei Tipi loschi di San Benedetto del Tronto, la scuola parentale G.K. Chesterton, la cooperativa sociale Capitani Coraggiosi, la Polisportiva Gagliarda, la cooperativa Hobbit, il Centro educativo La Contea senza Federica Graci. Federica e Marco Sermarini sono stati la rappresentazione in carne ed ossa di che cosa sia la fecondità promessa dalla grazia sacramentale del matrimonio cristiano.
Siete matti, ce la farete
All’inizio c’è l’esitazione, la paura di non farcela. Federica, “turris eburnea” conquistata da Marco dopo un lungo corteggiamento, non voleva figli perché aveva paura del parto. Ha generato cinque figli a questo mondo e quattro in Cielo. Dopo che è nato Pier Giorgio, il primogenito la cui gestazione è stata accompagnata da infinite preghiere al Beato Frassati, la vita si è manifestata prorompente come un fiume in piena che non distrugge ma fertilizza lì dove passa. Dalla compagnia iniziale, che proseguiva l’originaria esperienza scout in termini non adulterati, raccomandata e benedetta dal vescovo, sono nati un doposcuola, poi le cooperative sociali, la società sportiva, la scuola parentale – l’azzardo, la follia che fece dire al loro amico Franco Nembrini(quello delle letture e dei libri su Dante) «voi siete matti, perciò riuscirete» – la collina di Santa Lucia prospiciente l’Adriatico trasformata in un centro educativo e conviviale che non poteva non chiamarsi La Contea.
Sono nati anche tanti figli, fratelli e sorelle nello spirito. Prova ne è il fatto che oggi che Federica è morta dicono: «Ho perso per la seconda volta mia madre», oppure: «ho perso una sorella». Quando aveva 20 anni, Federica pregava con le parole di san Giovanni Bosco: «Toglimi tutto, ma dammi le anime». Preghiera esaudita.
Una compagnia frassatiana-chestertoniana
Non sono in nessun modo l’avvocato dell’intellettuale e giornalista americano cristiano ortodosso Rod Dreher, ma per onestà intellettuale mi sono ritrovato a difenderlo persino davanti a un cardinale (di cui non dico il nome) dall’accusa di aver idealizzato nel suo libro L’Opzione san Benedetto un cristianesimo dei puri che si separano e si autosegregano dal mondo.
Non è così, ho precisato infinite volte, perché nel libro si fa qualche esempio concreto dello stile di vita cristiana che l’autore propone, e per quanto riguarda l’Italia l’esempio è proprio quello della frassatiana-chestertoniana Compagnia dei Tipi Loschi di san Benedetto del Tronto, da cui sono nate opere e una rete di rapporti umani assolutamente evangeliche. Tutto il contrario di una setta ripiegata su se stessa o di un’elitaria esperienza eremitica.
Il diavolo ha paura di chi ride
Bisogna saper uscire dagli schemi mentali di ogni tipo. Nella mentalità dominante, anche in ambienti ecclesiali, un soggetto che promuove una scuola parentale, ama e frequenta la Messa in rito antico celebrata dai monaci benedettini di Norcia (ma anche tutte le altre Messe) e dove un malato grave come Federica nelle ultime settimane offre le sue sofferenze per la guarigione niente meno che del cardinale Raymond Burke, proietta un’immagine arcigna, rigida, chiusa. E invece no, le cose stanno proprio all’opposto.
Le pecore bergogliane con quel loro odore, i poveracci, la gente comune, i piccoli, i timidi, i semplici, gli stranieri li trovate alla Contea, nelle aule della scuola parentale, al lavoro nelle cooperative sociali, a giocare con gli altri ragazzini nei centri estivi la cui gestione i comuni del comprensorio appaltano a loro (che strani questi cristiani chiusi nel loro rifugio: con una cooperativa gestiscono tre doposcuola con circa 120 tra bambini e ragazzi, cinque circolini con altri 185 tra bambini e ragazzi, sette centri estivi e un servizio di assistenza domiciliare, in una realtà piccola come San Benedetto del Tronto). E soprattutto trovate l’allegria, la letizia, l’ascolto, la gratitudine che in tutto vede un dono, l’arguzia nei giudizi sul mondo contemporaneo che sono il contrassegno della spiritualità di Pier Giorgio Frassati, di Gilbert Keith Chesterton, di san Giovanni Bosco. Diceva quest’ultimo: «Il diavolo ha paura della gente che ride». Esatto. E il beato Frassati: «Tu mi domandi se sono allegro; e come non potrei esserlo? finché la Fede mi darà forza, sempre allegro! Ogni cattolico non può non essere allegro: la tristezza dev’essere bandita dagli animi cattolici».
Una ecologia integrale
Alcuni hanno fatto fatica ad accettare la scelta di Federica e Marco di curare la malattia di lei sul posto, senza allontanarsi da San Benedetto per trovare altrove strutture più qualificate. Io me l’aspettavo, per quel poco che ho capito del loro rapporto con la vita e col creato. Non si può vivere e non si può morire lontano dagli affetti; non si sradica una pianta per curarla. Il luogo dove si nasce, si cresce, si mettono al mondo figli nella carne e nello spirito, si apre una scuola, ci si inginocchia a pregare, si compra un’intera collina nello spirito dei “tre acri e una vacca” del distributismo di Hilaire Belloc, è l’unico luogo al mondo dove si può vivere e morire, curare la vita e abbracciare la sua fine.
La Contea non è una romanticheria adolescenziale, l’orticoltura, il parco tutto composto di piante locali, l’allevamento degli asini e delle api, i laboratori di educazione ambientale con i bambini (finanziati anche con l’8 per mille della Chiesa Valdese! Della serie: i cattolici delle Messe in latino ripiegati su se stessi…) non sono fissazioni ecologiste. Sono l’ecologia integrale dell’uomo che ha i piedi piantati sul terreno con la stessa forza delle radici della quercia e la testa innalzata fra le stelle del Cielo di Dio.
Sempre presente
Non riesco a immaginare tutto questo senza Federica. E infatti continuerà a esserci. Fra i banchi che ospitano i 90 iscritti della scuola parentale cresciuta fino a diventare una combinazione di medie inferiori, liceo scientifico e istituto professionale, come nei momenti di festa e nelle occasioni di convivialità sul colle di Santa Lucia, continuerà ad essere presente.
A me che vivo a 500 chilometri da quei luoghi basterà prendere in mano il quadernone ad anelli con l’intestazione della Scuola libera G.K. Chesterton che mi donò due anni fa quando partecipammo a un pellegrinaggio in Terra Santa, per avvertire la di lei presenza. Nel frattempo è diventato il manoscritto di Una storia popolare, il libro intervista sulla vita di Roberto Formigoni che ho fatto in tempo a regalarle nel luglio scorso. Mentre stava per compiersi la tua preghiera, Federica: «Toglimi tutto, ma dammi le anime».
domenica 16 giugno 2024
Chi vuole aiutare i miei amici e me con il #5x1000? Ma non solo...
mercoledì 22 maggio 2024
sabato 11 maggio 2024
Il mio caro amico Aidan Mackey (1 ottobre 1922 - 4 Maggio 1924).
All'alba del 4 Maggio 2024 è morto ad Oxford, Inghilterra, a centoun'anni e più, il mio amatissimo amico Aidan Mackey.
Aidan è nato il 1 Ottobre 1922 ed ha dedicato quasi tutta la sua vita a far conoscere il lavoro ed il pensiero di Gilbert Keith Chesterton, per cui è non solo giusto ma doveroso definirlo il vero capo di tutti i chestertoniani del mondo.
Ha tenuto accesa la fiamma del pensiero e dell'opera del Nostro Eroe quando tutti o quasi tutti l'avevano dimenticato, e per tener desta la Rivoluzione Eterna ha speso tempo, denaro, energie senza risparmio (editava e stampava un giornalino che parlava di Chesterton, di distributismo, di cattolicesimo... faceva tutto lui... tutto a sue spese). Lo ha fatto sapendo di lottare per la Causa di Nostro Signore Gesù Cristo, e lo ha fatto proprio per questo.
Ha avuto la ventura di conoscere e frequentare Dorothy Collins, la segretaria praticamente adottata dai coniugi Chesterton, e Ada Jones, la moglie di Cecil Chesterton, fratello di Gilbert.
Marito (rimase vedovo nel 2014 della sua amata moglie Dorene), padre di sette figlie, sergente della Royal Air Force durante la II Guerra Mondiale (trascorse quei cinque anni in Sierra Leone), maestro e direttore di scuole, sostenitore della nostra opera come di quella di tutti i chestertoniani a lui noti nel mondo (mi diceva sempre che era felicissimo di sapere che tutto quello che aveva fatto non era stato vano, visto che c'erano tanti bravi ragazzi in giro che seguivano Chesterton...), sovventore generoso ed entusiasta della Scuola Libera G. K. Chesterton di San Benedetto del Tronto, amante della liturgia cattolica latina tradizionale, frequentatore assiduo e devoto dell'Oratorio di Oxford, creatore e mentore della Chesterton Library (oggi Chesterton Collection, a Londra, sotto l'egida della sezione inglese della Notre Dame University), sostenitore del Sierra Leone Chesterton Center di Freetown (Sierra Leone), ho avuto la gioia di averlo come mio amico affettuoso, simpatico, arguto, infaticabile, inossidabile. Confesso che mi era venuto il sospetto che fosse immortale...
Lo invitammo grazie a padre Spencer Howe nel giugno 2013 a stare con noi a San Benedetto del Tronto per alcuni giorni e raccontarci la sua vita di "merciless propagandist" chestertoniano per il Chesterton Day di quell'anno. Fu un'edizione memorabile perché Aidan ebbe l'occasione di rivedere un altro dei nostri eroi, John Kanu, il Leone della Sierra Leone, di cui divenne amico durante i tre anni di dottorato di quest'ultimo ad Oxford, e che continuò a sostenere a distanza (tanto che John e i suoi amici gli hanno dedicato un'aula della loro scuola a Freetown). John ha fatto tutto ciò che viene descritto da oltre dieci anni in questo blog anche grazie all'esempio e al sostegno di Aidan. Siamo contenti di aver assistito a questo incontro e di esserci inseriti in questa storia bellissima di amicizia cristiana.
Gli portammo nel 2018 una rappresentativa della Scuola Libera G. K. Chesterton di San Benedetto del Tronto e Aidan la introdusse nell'allora sede oxoniana della Chesterton Library, facendo vivere a tutti noi momenti indimenticabili. Quante belle parole mi disse quel giorno!
Fu entusiasta di vedere dei ragazzi italiani così giovani approdare alla corte di Chesterton. Lo riaccompagnai a casa in macchina e parlammo tanto.
Era anche un cultore di C. S. Lewis in quanto amico di Walter Hooper, esecutore testamentario del creatore di Narnia (che pur essendo più giovane di nove anni lo ha preceduto nel 2020...). Una sera l'estate scorsa chiamai Aidan e non mi rispose al telefono. Scrissi un po' preoccupato ad una delle figlie che mi rispose di non temere perché Aidan era andato a fare una presentazione a casa Lewis...
Aveva la fede e la freschezza di un giovane di venti anni.
Ci sentivamo sempre spesso per posta elettronica (che belle cose piene di fede, di arguzia e di simpatia che scriveva in un bellissimo inglese. Si firmava "Ancient Aidan"); negli ultimi mesi, per lui di maggiore sofferenza, ci siamo sentiti diverse volte anche per telefono. Aveva sempre parole di affetto, di stima, di conforto e di incitamento per noi e per le nostre piccole avventurose intraprese. Ormai era uno di famiglia, lo zio d'Inghilterra. Noi Sermarini è come se avessimo perso uno di noi. Ci siamo tanto affezionati a questo uomo splendido e ci mancherà molto.
Sono certo che continuerà a fare la sua argutissima parte anche da dove è ora, nella gloria di Nostro Signore.
Marco Sermarini
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Il giovane Aidan nel 1942. |
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Il giovane Aidan nel 2022 |
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Il giovane Aidan con i ragazzi della Scuola Libera G. K. Chesterton di San Benedetto del Tronto nell'Aprile 2018 a Oxford di fronte all'Oratorio |
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Aidan e io, 1 Ottobre 2022, Oratorio di Oxford. |
giovedì 25 aprile 2024
giovedì 21 marzo 2024
Frammenti della mia filosofia - 52 - Attenti alla parola “Stato”… - J. R. R. Tolkien.
sabato 10 febbraio 2024
Giornata del Ricordo 2024. Qualche pensiero.
Oggi, Giornata del Ricordo, il mio pensiero va a mio suocero Arcangelo e alla sua famiglia che fuggirono dall'Istria, e a tutti quelli che sono costretti dalle ideologie mortifere a fuggire dalla loro patria. Ne sono talmente tanti che se facessi un elenco farei di sicuro torto a qualcuno.
Per quanto mi riguarda, penso che se i cosiddetti partigiani comunisti jugoslavi e i loro compari italiani avessero fatto "meglio" il loro lavoro, la mia vita sarebbe stata molto molto diversa, ovviamente in peggio. Qualcuno dirà: ma che ne sai? Io rispondo: invece lo so. Nostro Signore mi ha fatto molti grandi doni, tra cui la mia cara moglie ed i miei cari figli.
Per cui oggi ringrazio Iddio, prego per le vittime e prego anche per i loro carnefici, prego e lavoro perché ovunque si possa instaurare il Regno di Nostro Signore Gesù Cristo, la qual cosa risolverebbe tutti i conflitti.
Una volta lo dissi ai miei amici in Terrasanta, basterebbe svegliarci cinque minuti prima degli altri... ma questa è un'altra storia, molto lunga da raccontare.
venerdì 2 febbraio 2024
Frammenti della mia filosofia - 48 - Se la fede è viva, la cultura cristiana non diventa passato.
Le cattedrali non sono monumenti medievali, ma case di vita, dove ci sentiamo "a casa": incontriamo Dio e ci incontriamo gli uni con gli altri. Neanche la grande musica – il gregoriano o Bach o Mozart – è cosa del passato, ma vive della vitalità della liturgia e della nostra fede. Se la fede è viva, la cultura cristiana non diventa "passato", ma rimane viva e presente. E se la fede è viva, anche oggi possiamo rispondere all’imperativo che si ripete sempre di nuovo nei Salmi: "Cantate al Signore un canto nuovo". Creatività, innovazione, canto nuovo, cultura nuova e presenza di tutta l’eredità culturale nella vitalità della fede non si escludono, ma sono un’unica realtà; sono presenza della bellezza di Dio e della gioia di essere figli suoi.
(Benedetto XVI, Udienza generale del 21 Maggio 2008)
martedì 30 gennaio 2024
Li rimproverò della loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che l'avevano visto risorto.
Gesù, dopo che fu risorto nel primo giorno della settimana, apparve a Maria Maddalena, dalla quale aveva scacciato sette demoni. Ella andò ad annunziarlo a coloro che erano stati con lui e che eran afflitti e piangenti. Ed essi, udito che egli viveva ed era stato veduto da lei, non le credettero. In seguito apparve a due di loro che erano in cammino per andare nei campi; e questi andarono ad annunziarlo agli altri, i quali non credettero neppure a loro. Più tardi apparve agli Undici, mentre erano a tavola e li rimproverò della loro incredulità e durezza di cuore, perchè non avevano creduto a quelli che l'avevano visto risorto.
Marco 16, 9 - 14.
Surgens autem mane prima sabbati, apparuit primo Mariæ Magdalene, de qua ejecerat septem dæmonia. Illa vadens nuntiavit his, qui cum eo fuerant, lugentibus et flentibus. Et illi audientes quia viveret, et visus esset ab ea, non crediderunt. Post hæc autem duobus ex his ambulantibus ostensus est in alia effigie, euntibus in villam: et illi euntes nuntiaverunt ceteris: nec illis crediderunt. Novissime recumbentibus illis undecim apparuit: et exprobravit incredulitatem eorum et duritiam cordis: quia iis, qui viderant eum resurrexisse, non crediderunt.
Secundum Marcum, 16, 9 - 14.
domenica 31 dicembre 2023
A due anni dalla morte del mio amico mons. Luigi Negri.
Metto solo questa piccola foto, se poi lo ritroverò metterò anche l'articolo che scrissi a suo tempo. Quella foto è dell'ultima volta che è venuto alla festa di Pier Giorgio Frassati, serata seria, ma avevamo riso e scherzato insieme fino a pochi minuti prima, lui, Silvia Vayra, la mia cara moglie ed io.
Siamo amici e lo voglio ricordare.
Prego per la sua anima e gli chiedo di intercedere per noi sempre.
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Aggiornamento del 31 Dicembre 2023, ore 17.55: ho ritrovato l'articolo! Eccolo qui:
In ricordo dell’amico Mons. Luigi Negri
Il 31 Dicembre scorso è venuto a mancare mons. Luigi Negri, Vescovo emerito di Ferrara - Comacchio e Abate emerito di Pomposa. È stato un grande amico della nostra compagnia e un amico personale di molti di noi. Ecco un ricordo di Marco Sermarini.
La notizia mi ha colto impreparato e mi ha molto colpito. Un altro amico se ne va da questa terra e raggiunge la Vera Patria.
Ci conoscemmo a San Benedetto nel 1987; don Luigi Negri venne per presentare Claudio Chieffo, suo carissimo amico, e da quel giorno anche mio. Mi sembra di ricordare che Claudio venne per un concerto e farci ascoltare il suo nuovo disco che si intitolava Chieffo and Piano, ma di questo non sono certo… in ogni caso fu un’occasione che non mi lasciai scappare.
Ero ancora un bravo ragazzo, giovane e non troppo sfacciato, per cui tenni un profilo bassissimo con lui, dato la scorza di burbero, e capivo che mi trovavo davanti ad un intellettuale non da poco, una testa pensante di quelle che se ne trovano poche.
Invece vidi che, sì, era burbero, ma non disdegnava assolutamente il contatto con noi giovani, anzi in un certo senso lo cercava. Infatti prima del concerto e della sua breve introduzione si fermò allungo a parlare con noi, formula giudizi sul mio stato presente della Chiesa, offriva delle chiavi di lettura intelligenti, di grande respiro, affascinanti e soprattutto chiarissimi. Non avrei mai smesso di ascoltarlo.
Ero uno studente universitario e sinceramente per me fu un punto importante lungo la mia strada cristiana: capì che non era da buttare quello che alcuni amici ed io avevamo in mente in quegli anni per la Chiesa; ci ritrovammo molto in quello che lui diceva, in un certo senso ci diede una spinta determinante. Negli anni il rapporto è continuato: era facile incontrarlo al Meeting sia perché teneva sempre in quegli anni delle conferenze, bellissime, partecipatissime e intelligentissime (ritornassero..!), ma anche perché lo trovavamo spesso seduto nello stand di Claudio Chieffo. Lì teneva una specie di social club, più da piazza del paese che da salotto, molto ma molto sui generis, in cui ci si dedicava a vari sport: dalle previsioni sulle sorti della Chiesa a prendere in giro i figli di Claudio (in questo era il numero uno), ci riferiva episodi ecclesiastici che facevano ridere, poi si tornava sui massimi sistemi. Ma questa cosa era riservata a chi gli era amico.
Ho un bel ricordo di quando ci incrociamo al pellegrinaggio Macerata - Loreto nel 1996: lui aveva appena saputo della elezione di monsignor Gervasio Gestori a vescovo della nostra diocesi, e ci tenne a dirmi, appena mi vide: “avete un buon vescovo!“ insistendo più volte. Estemporaneo e a volte senza filtri (grazie a Dio), non rimaneva freddo di fronte a nulla, tanto meno a ciò che percepiva come una buona novità, e voleva comunicarlo a tutti. Lo ringraziai per le referenze positive che si rivelarono veritiere. Mi diceva così perché sapeva della nostra giovane compagnia e aveva speranza che il nuovo vescovo potesse accompagnarci e continuare a farci crescere.
Meno di dieci anni dopo lo ritrovo Vescovo di San Marino - Pennabilli, ultima nomina prima della morte di San Giovanni Paolo II. Qualche settimana prima lo contattammo per venire alla nostra festa, e non era ancora vescovo né sapevamo potesse diventarlo. Incaricai Giulio Giustozzi di concordare con lui una data possibile. Giulio ci raccontò una divertentissima telefonata in cui lui, vittima sacrificale, dovette subire tutti i suoi strali sui tipi loschi (ovviamente affettuosi anche se molto pungenti). Sentendo che Giulio, notoriamente persona educatissima e grande incassatore, non replicava, chiese: “ma io dico tutte queste cose e tu non dici niente?“ con il suo accento lombardo simpaticissimo. Ci stiamo ancora ridendo da quel giorno…
Un annetto dopo partecipai al congresso internazionale dei nuovi movimenti ecclesiali a Rocca di Papa. lo incontrai anche lì ed ebbi modo di mangiare più volte insieme a lui e ad altri simpatici peones come me. A parte la piacevolezza della sua presenza, la sua simpatia e il fatto di stare con un bravo vescovo come lui, quelle conversazioni ci servirono moltissimo per comprendere meglio quello che stavamo vivendo in quei giorni e in quegli anni. La sua chiarezza di giudizio era pari a nessun’altra.
Un’altra volta accettò di tenere una conferenza a Ferrara (di cui nel frattempo era diventato arcivescovo), insieme al mio amico John Kanu, l’eroe della Sierra Leone, e il malcapitato sottoscritto. La cosa più buona che mi disse fu: “Hai trovato Chesterton e ti sei riciclato…”. Anche qui mi feci tante risate. Era comunque il suo modo, di sicuro poco ortodosso, di esprimere tenerezza e affetto. Lo faceva anche con i miei figli quando lo incontravano…
Forse il momento più bello è stato quando un paio di anni dopo ci accolse in casa sua, dell’episcopio di Ferrara, nella sala più bella; entrammo in punta di piedi in quest’aula bellissima, in stile settecentesco, e lui ci aspettava già seduto al tavolo. Mi presentai con tutta la nostra scolaresca, in gita da quelle parti, un giro indimenticabile. Lì per lì mi accolse, come sempre, burberamente. Avevo osato chiedergli: “Eccellenza, come stai?” con il mio solito entusiasmo fuori posto. Mi rispose con un tono leonino: “come vuoi che stia, con la situazione attuale della Chiesa?“. Poi mi accolse paterno come sempre e mi comunicò immediatamente la sua compiaciuta meraviglia di vedere tutti questi ragazzi, alcuni anche molto piccoli, pronti e attenti ad ascoltarlo. Bimbi, liceali, tutti buoni in silenzio, pronti. Ci fece un breve discorso, una specie di benvenuto ma anche un incoraggiamento fortissimo a continuare a fare quello che facevamo, anzi a fare di più. Ascoltò anche qualche domanda, cui rispose compiutamente e con l’umiltà del grande ti ascolta il piccolo e lo prende sul serio. Ripartimmo veramente risollevati, non sempre troviamo nel nostro ambiente qualcuno che non solo apprezza il nostro sforzo quotidiano ma ha a cuore che noi andiamo fino in fondo alla nostra missione.
Qualche anno dopo mi chiese di far parte di un organismo che si occupa di sostenere la famiglia, l’educazione e la cultura, e ne fui come ancora sono entusiasta. Questo ci diede modo di vederci più spesso e di parlare a tu per tu, di collaborare, di costruire.
In una di queste simpatiche occasioni andiamo a casa sua con gli altri che condividono con me questa responsabilità. Ad un certo punto mi chiese della famiglia, e mi disse di salutare mia moglie con queste parole: “dille che tra i due il più fortunato sei tu… ma dille anche che a lei poteva andare peggio…!”. Questo il complimento più grande che mi hai fatto in vita, lo raccontai alla mia cara moglie e ci ridemmo tantissimo…
La preoccupazione per le famiglie, per l’educazione dei giovani e per la cultura cristiana sono sempre stati i suoi tre fari per la sua attività di pastore, di docente universitario, di sacerdote e a suo tempo di giovane laico.
Ha anche partecipato alla nostra festa annuale, l’ultima volta nel 2018, una serata bellissima in cui si unirono a noi centinaia di amici venuti anche da fuori per ascoltarlo parlare del libro, da poco uscito, L’Opzione Benedetto.
Caro don Luigi, mio amico e mio vescovo, mi spiace tanto che ci hai salutati! Sono certo che continuerai a fare il tifo per noi e ad aiutarci dal Cielo. Sono certo che con la tua solita rude bontà disturberai il Nostro Re perché ci sostenga, ci guidi e ci illumini. Io, a nome dei tipi loschi, ti dico che ci conto! Noi pregheremo sempre per te!
Marco Sermarini
Notizie biografiche
Sua Eccellenza Reverendissima Mons. LUIGI NEGRI è nato a Milano il 26 novembre 1941. Nasce e cresce in una famiglia umile e semplice ma fortemente radicata nella fede e impegnata sul piano ecclesiale e sociale. Riceve la prima educazione cristiana nella parrocchia di Sant’Andrea in Milano partecipando alla vita ecclesiale diocesana.
Dal 1955 al 1960 frequenta il liceo classico Berchet di Milano, dove incontra l’amico e ispiratore, Mons. Luigi Giussani di cui, dopo esserne stato uno dei suoi primi allievi, diventa uno dei primi e più stretti collaboratori entrando a far parte del Movimento Ecclesiale Gioventù Studentesca, fondato dallo stesso Giussani (nucleo originario di quella che sarà poi Comunione e Liberazione).
Si laurea a pieni voti in Filosofia nel giugno 1965 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, discutendo una tesi sul problema della Fede e della Ragione in Tommaso Campanella. Nell’autunno 1967 entra nel Seminario Diocesano Ambrosiano di Venegono. Viene ordinato sacerdote il 28 giugno 1972 dal Cardinale Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano. Nell’ottobre 1972, dopo l’ordinazione, consegue la licenza in Teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Il 17 marzo 2005 è nominato vescovo della Diocesi di San Marino-Montefeltro quando, fino all’ordinazione episcopale, resta docente di Antropologia Filosofica, Storia della Filosofia Moderna e di Introduzione alla Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Riceve la ordinazione episcopale il 7 maggio 2005 per la imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del Cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano essendo co-consacranti l’allora Mons. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, e Mons. Paolo Romeo, allora Nunzio Apostolico per l’Italia e la Repubblica di San Marino poi Cardinale arcivescovo di Palermo.
Mons. Negri prende possesso canonico della Diocesi il 22 maggio 2005 nella Cattedrale di San Pio V a Pennabilli. Sceglie come motto del suo stemma le parole «Tu, fortitudo mea». Il 1° dicembre 2012 è promosso arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa. Prende possesso canonico dell’Arcidiocesi il 3 marzo 2013 dove svolgerà il suo ministero episcopale reggendola diocesi fino alla nomina del successore il 15 febbraio 2017. Fin dagli inizi del suo apostolato, spende energie ed entusiasmo per i giovani e la scuola. La sua opera educativa contribuisce alla nascita, negli anni Settanta, di una significativa presenza cristiana nelle scuole medie superiori in Italia. Sono gli anni della battaglia per promuovere la libertà di educazione e un’autentica libertà di insegnamento. In questo campo, senza mai far venir meno il rispetto per altre posizioni politico-culturali, conduce un lavoro non facile e controcorrente rispetto all’associazionismo tradizionale e alla mentalità corporativa dominante che vede la scuola solo come serbatoio di posti di lavoro. In questo quadro nascono i primi due grandi convegni nazionali di Comunione e Liberazione del 1975 e del 1976, con la partecipazione di migliaia di insegnanti e di figure autorevoli della cultura e della politica scolastica di quegli anni. Accanto al lavoro pastorale, rivolto soprattutto ai giovani, monsignor Negri si dedica con passione allo studio attento e alla diffusione del Magistero Pontificio, in particolare quello di San Giovanni Paolo II, su cui tiene centinaia di conferenze, incontri, seminari in Italia e all’estero (ad esempio in Brasile, Polonia, Germania). Negli anni 1980-1985, insieme con un gruppo di docenti universitari e personalità ecclesiali, fra le quali il Card. Giacomo Biffi, il Card. Giovanni Saldarini, il Card. Lucas Moreira Neves, il Card. Jozef Tomko, il Card. Giuseppe Sepe, mons. Enrico Manfredini e Mons. Giovanni Marra, crea un comitato promotore dei Convegni per il Magistero Pontificio, che organizza molteplici attività sui punti più rilevanti del Magistero di Papa Wojtyla. Anche allo studio e alla diffusione della Dottrina sociale della Chiesa Negri offre un apporto decisivo, collaborando alla costituzione di una scuola permanente di formazione e diffusione della Dottrina sociale della Chiesa, che negli anni 1986-1990 ha fatto nascere numerose scuole, a livello diocesano o parrocchiale, per lo studio e la diffusione della stessa. Proprio nella diocesi di San Marino-Montefeltro costituisce, il 18 luglio 2005, come primo atto significativo del suo episcopato, la Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II per il Magistero Sociale della Chiesa ancora in piena attività.