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venerdì 28 aprile 2023

28 Aprile 2018 - 28 Aprile 2023. Mai dimenticare.

Nel buon tempo antico c’era l’uso dell’onore delle armi: si onoravano anche quelli che avevano perso ma che avevano dimostrato una grande virtù, un grande coraggio, e avevano comunque lottato per la loro causa.


Io sono qui a rendere omaggio, l’onore delle armi a questo piccolo grande combattente. Alfie è stato il capo di un popolo, e certo questo ha potuto essere per l’intelligente compagnia che gli ha fatto suo padre. Il capo di un popolo, di un popolo che non accetterà mai di cambiare il bene con il male, di considerare il vizio virtù, che non accetterà che i desideri anche i più degenerati possano diventare diritti in questa società senza Dio e senza amore all’uomo.

Alfie ci ha guidato: l’abbiamo visto davanti a noi precederci, e perché c’era lui - come diceva San Giovanni Paolo II - abbiamo potuto alzarci in piedi e dire


la nostra protesta a questa disumanità che avvolge tutto.

Onore a te, piccolo Alfie, l’onore delle armi.

Mons. Luigi Negri, Arcivescovo emerito di Ferrara - Comacchio e Abate emerito di Pomposa, 28 Aprile 2018



sabato 20 marzo 2021

Che cazzotti!!!

Ho saputo oggi che a Berlino hanno dedicato un museo al grande Bud Spencer.

Naturalmente ne sono contento. Era bravo, mi fa ancora divertire, era anche un buon cristiano.

La notizia mi ha fatto ricordare di un lunedì mattina quando facevo le scuole elementari; incontrai il mio amico Marino che, reduce da un pomeriggio domenicale al cinema, mi disse in sambenedettese: "Oh, sci visto lu film di Bud Spencer e Terence Hill?", io: "No...", lui: "che cazzotti!!!", con un sorriso entusiasta!

Chi se lo scorda più? Che bei cazzotti 🤜🏽!

domenica 19 gennaio 2020

Uomini e potere.

Oggi ci vuole gente così.


Sant'Ambrogio impedisce all'Imperatore Teodosio I di entrare nella Chiesa dopo il massacro di Tessalonica, Camillo Procaccini, 1561 - 1629, Basilica di Sant'Ambrogio, Milano.

martedì 24 luglio 2018

La nostra Patria sono i nostri villaggi, i nostri altari, le nostre tombe…

La nostra Patria sono i nostri villaggi, i nostri altari, le nostre tombe, tutto ciò che i nostri padri hanno amato prima di noi. La nostra Patria è la nostra fede, la nostra terra, il nostro re. Ma la loro patria cos'è? Lo capite voi? Vogliono distruggere i costumi, l'ordine, la Tradizione. Allora, che cos'è questa patria che sfida il passato, senza fedeltà, senz'amore? Questa patria di disordine e irreligione? Per loro sembra che la patria non sia che un'idea; per noi è una terra. Loro ce l'hanno nel cervello; noi la sentiamo sotto i nostri piedi, è più solida. È vecchio come il diavolo il loro mondo che dicono nuovo e che vogliono fondare sull'assenza di Dio… Si dice che noi saremmo i fautori delle vecchie superstizioni… fanno ridere! Ma di fronte a questi demoni che rinascono di secolo in secolo, noi siamo la gioventù, signori! Siamo la gioventù di Dio. La gioventù della fedeltà.

François-Athanase Charette de La Contrie


Combattuto spesso, sconfitto a volte, abbattuto mai.

venerdì 20 luglio 2018

Pistachio Ice cream!

Bellissima la scena di Cricchetto in Cars 2 che scambia la salsa wasabi per gelato al pistacchio...

venerdì 9 dicembre 2016

Giovanni Trapattoni al top con una delle sue migliori performance



Lo stimo, mi è simpatico, è un buon cristiano ed è nervoso (mi piace la gente un po' nervosa, diceva il mio compagno di banco del liceo, chi è nervoso è grintoso).
Il giornalista che lo intervista lo faceva sempre sbroccare tutte le volte, qui poveraccio se l'era cercata.
Viva il Trap!

giovedì 23 settembre 2010

Scalan, il seminario fuorilegge scozzese.


E' in inglese, ma è la storia di eroi scozzesi che, pur di rimanere liberi, si rifugiarono qui per prepararsi ad essere veri sacerdoti.

mercoledì 25 novembre 2009

Il discorso del mio amico Giambattista Croci alla consegna del riconoscimento del Comune di San Benedetto del Tronto il 24 Novembre 2009, presenti Nick Mallett e Alessandro Troncon



Giambattista è stato giustamente premiato dalla mia città, San Benedetto del Tronto, per i suoi meriti sportivi di giocatore di rugby.

Giambattista (Gianni, Giamba, Jumbo come lo chiamiamo da sempre) è stato venticinque volte Nazionale d'Italia e ha fatto la famosa meta (a cui fa cenno anche in questo breve discorso) nella partita Francia - Italia a Grenoble nel 1997 che ci consentì di essere ammessi a quello che, con la nostra presenza, è diventato il 6 Nazioni.

Giambattista è un bravo ragazzo (se a 44 anni ci si può ancora chiamare ragazzi, vero?), è una persona molto umile e sincera, e sono molto contento che si arrivato questo riconoscimento da una città che rischia di dimenticare i suoi uomini migliori.

Erano presenti, oltre al sindaco Giovanni Gaspari, anche Nick Mallett (commissario tecnico della Nazionale Italiana di rugby) e Alessandro Troncon (vice-allenatore e centouno volte Nazionale di rugby).

venerdì 6 novembre 2009

Uno dei miei santi preferiti, San Giuseppe da Copertino!


Guardate che uomo splendido, che uomo vivo!

Chi non vorrebbe assomigliargli?

Quanto mi ha aiutato e continua ad aiutarmi...

martedì 26 maggio 2009

Colmiamo un vuoto clamoroso in rete: qualche riga e due foto su mons. Francesco Sciocchetti, eroe del cattolicesimo a tutto tondo sambendettese.

Il varo del San Marco, primo peschereccio a motore d'Italia, ideato da mons. Francesco Sciocchetti (che è visibile sotto la barca con i bambini davanti, che grande!!! Guardate il popolo!) - San Benedetto del Tronto, 1912.
Quest'uomo è stato un grande. Il popolo lo ha visceralemente amato, solo invidiosi e massoni lo hanno avversato. In rete non ho trovato una sola foto di questo grande sambenedettese, che vorrei a Dio piacendo imitare. Allora ce le metto io, due foto. Metto anche un breve profilo scritto dall'amico Pietro Pompei, nella speranza anzi nella certezza che chi leggerà, poi si entusiasmerà alla grande. Evviva lu Curate de la Maréne! Che Dio lo abbia in gloria!!! La figura e l’opera di don Francesco Sciocchetti
Don Francesco Sciocchetti nacque a Ripatransone il 15 settembre 1863, ed è morto a S.Francisco di California (USA) il 3 maggio 1946. Aveva avuto il permesso di indossare l’abito ecclesiale già nel 1874. Celebrò la prima messa a Loreto il 20 giugno 1886. La sua venuta a S.Benedetto fu originata da un moto incoercibile di altruismo e di carità: scoppiata nell’estate un’epidemia colerica, che causò in tre mesi ben 179 morti, il giovane sacerdote ripano si offrì volontariamente per l’assistenza ai colerosi. Cessato il colera, fu nominato prebendario della cattedrale di Ripa. Tornò come economo a S.Maria della Marina l’8 luglio 1887; e il 31 dicembre 1889 vi fu nominato definitivamente parroco. Da subito affrontò il lavoro pastorale con un’azione concertata sul versante spirituale e sul versante sociale. Nel 1891 fondò una prima associazione giovanile, quella dei “Luigini”, fatta di chierichetti e cantori, in coincidenza con il centenario di S.Luigi Conzaga: di essa fece parte anche Giacomino Bruni, oggi Venerabile Padre Giovanni dello Spirito Santo, le cui spoglie mortali riposano presso la chiesa abbaziale del Paese Alto. Nel 1893 fondò la Società di S.Giuseppe, che fu il nucleo originario e l’asse portante delle sue molteplici realizzazioni sociali, e che raggiunse ben presto i 400 iscritti . Era una associazione di mutuo soccorso, che aveva per motto “Religione, Lavoro, Risparmio” ed intendeva promuovere la cooperazione tra contadini ed operai. Altre iniziative furono quelle d’una specifica “Società operaia” ( 1896 ); d’un magazzino sociale, realizzato nel 1898 come cooperativa di consumo; d’una cassa rurale, fondata nel 1902; d’una cooperativa fra pescatori messa in piedi con l’aiuto dei murriani ( la “Società per la pesca” del 1902); d’una “ Società femminile di mutuo soccorso Madonna del Rosario”, sempre del 1902. Questa molteplice attività non poteva passare inosservata; cominciarono ben presto gli attacchi contro tutto quanto il “Curato” andava realizzando. Nel 1897 avvenne un altro fatto assai doloroso: l’alluvione del 6 luglio, che procurò danni ingentissimi alle colture, alla viabilità, ai caseggiati della marina, procurando anche quattro morti. Il parroco Sciocchetti s’adoperò per il bene della sua gente come nei giorni della infezione colerica e s’ebbe un solenne encomio pubblico dal Prefetto di Ascoli Piceno e dal Sindaco di S.Benedetto. Per venire incontro alla fame autentica della sua gente allestì una cucina popolare quotidiana per i più poveri. Per risparmiare sulle spese “raccoglie combustibili, ed anche le bucce e i semi di pomodori dalla fabbrica per conserve iniziata da lui, e unisce i detriti che il mare getta sulla spiaggia dopo la burrasca e ne fa delle mattonelle”: si tratta de “la cioschie”, combustibile a nessun prezzo. E nel “magazzino sociale” da poco aperto, dava al prezzo di costo i generi di prima necessità. La vecchia chiesa della Madonna della Marina, nei pressi del vecchio palazzo comunale, resa pericolante dalla furia delle acque, fu demolita nel maggio del 1899; la parrocchia dovette trasferirsi nella vicina chiesa di S.Giuseppe, inadeguata ai bisogni. Don Sciocchetti pose allora energicamente mano alla costruzione della nuova chiesa, di cui c’erano il progetto e poco più delle fondamenta, e in pochi anni di lavoro indefesso giunse all’inaugurazione, il 4 aprile 1908, dell’attuale Chiesa della Madonna della Marina, oggi Cattedrale. Si rese conto ben presto dell’urgenza d’una stampa cattolica per informare ed educare la gente, ma anche per rintuzzare gli attacchi ingiusti e polemizzare in nome della verità, senza paura. Nel 1898, in via XX Settembre, aprì la libreria “S.Giuseppe”, affidandone la gestione al fratello Andrea, e vi impiantò una tipografia con “moderno macchinario a forza elettrica”. Aveva in animo di stamparvi un periodico cattolico. Cominciò nel 1902 con la stampa del mensile La pesca che fu il bollettino della Società da lui fondata, passò poi ad un vero e proprio quindicinale di battaglia: L’operaio, che iniziò le sue pubblicazioni il 1 gennaio 1905. Ed è soprattutto negli articoli di fondo e di spalla in prima pagina che si rivela il “genio” del Curato e l’impostazione del giornale, diventato ben presto settimanale, pensato e scritto per l’evangelizzazione e la coscientizzazione sociale della sua gente; contadini pescatori operai. Un settore al quale dedicò grande attenzione fu quello dell’ emigrazione, in seguito alla crisi marinaresca del 1905-1906, suggerendo di aprire presso ogni parrocchia un Ufficio d’emigrazione. Il 1912 fu per don Sciocchetti particolarmente gratificante: scese in mare il S.Marco, un “portapesce”, e cioè il “primo battello peschereccio con motore ausiliario varato in Italia, nel maggio 1912, su concezione di mons. cav. Francesco Sciocchetti”. Per questa sua geniale innovazione il Curato fu premiato con medaglia d’oro dal Ministero dei Lavori Pubblici. Durante il periodo della prima guerra mondiale, don Francesco allestì di nuovo una cucina popolare per dare minestra e pane a circa duecento bambini, figli di richiamati alle armi, e ai molti profughi del Veneto che fuggirono a S.Benedetto; aprì un ufficio per la spedizione dei pacchi ai prigionieri; attivò una singolare “scarperia”. Il soccorso ai poveri fu ancor più intensificato durante l’epidemia influenzale della spagnola.. Accanto a queste attività assistenziali, c’erano da sempre, quelle educative: l’oratorio e il catechismo a settecento ragazzi ogni domenica divisi in quaranta classi; il circolo giovanile con scuola di ginnastica e attività ricreative; accademie musicali e letterarie, drammi e melodrammi al teatro “ Virtus” poi diventato “S.Giovanni Bosco”; un cinematografo per le famiglie; scuole serali, animate dal fratello pittore don Luigi, per apprendisti artigiani; laboratorio per le ragazze. Era un mondo nel mondo. Giustamente si dava di lui questo giudizio riepilogativo: “ Sotto la direzione paterna del Curato si viveva in letizia. Uomo dinamico, animatore, precursore dei tempi nuovi, se avesse avuto possibilità, avrebbe voluto di questo lembo di terra farne un paradiso terrestre. Noi siamo stati immeritevoli d’averlo con noi sino alla fine”. “Sino alla fine” il Curato non riuscì proprio a rimanere. Era veramente stanco. Il 13 aprile 1920 se ne “fuggì” dalla sua S. Benedetto, dopo trentadue anni di faticosa e geniale attività pastorale. Andò prima ad Assisi e dopo un breve ritorno a S. Benedetto, decise definitivamente di raggiungere (il 30 settembre 1921) i fratelli, tra cui don Luigi, a S. Francisco in California. Qui morì il 3 maggio 1946. 

(A cura di P. Pompei: Notizie tratte dal libro “Il Movimento cattolico a S.Benedetto del Tronto, Ripatransone e Montalto Marche tra Ottocento e Novecento” di Mons. G. Chiaretti).

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Aggiornamento del 19 Settembre 2021:

Nel frattempo i miei figli ed i loro amici hanno preso in mano la torcia della tradizione ed hanno fatto questo bel podcast in ricordo del grande don Francesco Sciocchetti, prete d'altri tempi, uomo magnanimo e di grandissima inventiva. Sono contento. La torcia non è spenta.