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mercoledì 18 giugno 2025

Tutta la mia stima a papa Sisto V.




A Loreto c'è un monumento dedicato a Papa Sisto V (nato a Grottammare e cresciuto a Montalto nelle Marche). Sta sulla scalinata che conduce al sagrato della Basilica della Santa Casa.

Fu progettato da Antonio Calcagni e realizzato dallo stesso assieme a Tiburzio Vergelli nel 1587. È di bronzo. Fu pagato dagli otto cardinali marchigiani nominati da Sisto V. Gente di buon cuore.

È posto su un basamento marmoreo ottagonale, e su ogni lato c'è un fregio, una formella o una statua.

Sul lato sinistro del basamento guardando la chiesa c'è questa formella alla cui base c'è una scritta in lingua latina:

S U S C I T A R E   N U L L U S   A U D E B I T

È parte di un versetto della Bibbia, precisamente dell'Antico Testamento. Nel libro dei Numeri si legge della profezia di Balaam, l'indovino non ebreo anzi moabita che benedice il popolo d'Israele, la stirpe di Giacobbe, anziché maledirla, come richiesto dal re Balak.

Il versetto è parte di un capitolo, il ventiquattresimo, in cui appunto Balaam benedice, cioè dice bene degli israeliti, ispirato da Dio pur non essendo un israelita:



Accubans dormivit ut leo, et quasi leaena, quam suscitare nullus audebit. Qui benedixerit tibi, erit et ipse benedictus: qui maledixerit, in maledictione reputabitur.

Numeri 24, 9.

Qui sotto una mia traduzione.

Si è accovacciato come un leone e come una leonessa, che nessuno oserà svegliare. Chi ti avrà benedetto sarà benedetto: chi ti avrà maledetto sarà considerato maledetto.

Numeri 24, 9.

Papa Sisto, il papa tosto, che nessuno osava svegliare, come il leone evocato da Balaam. Si vede era proprio così. Mi piace molto quest'idea di forza e di giustizia rappresentata nella Bibbia e ripresa dall'arte per lodare un uomo giusto. Lo stemma papale di Sisto V era infatti un leone rampante, che invece in quest'immagine abbraccia un monte a tre cime (del tipo effigiato negli stemmi dei Monti di Pietà).

mercoledì 28 maggio 2025

A Nigthingale Sang in Berkeley Square, ancora una volta.

Vi ripropongo questa bella canzone interpretata dai Manhattan Transfer. Sotto ci sono le parole.

Rappresenta tante cose belle e pulite, "i buoni sentimenti" di cui spesso parlava mia moglie. Tutte cose già dette e ridette, ma proprio oggi ho voglia di riproporla.

Anche oggi, così, per gusto.

A me piace sempre.

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That certain night, the night we metThere was magic abroad in the airThere were angels dining at the RitzAnd a nightingale sang in Berkeley Square

I may be right, I may be wrongBut I'm perfectly willing to swearThat when you turned and smiled at meA nightingale sang in Berkeley Square
The moon that lingered over London townPoor puzzled moon, he wore a frownHow could he know we two were so in loveThe whole darned world seemed upside down
The streets of town were paved with starsIt was such a romantic affairAnd as we kissed and said good nightA nightingale sang in Berkley Square.
(mia traduzione: Quella certa sera, la sera in cui ci siamo incontrati / C'era magia nell'aria / C'erano angeli a cena al Ritz / E un usignolo cantava a Berkeley Square / Potrei essere nel giusto, potrei essere nel torto / ma sono fermamente disposto a giurare / che quando ti sei girata e mi hai sorriso / Un usignolo ha cantato a Berkeley Square/  La luna che indugiava sulla città di Londra / Povera luna perplessa, aveva un'espressione imbronciata / Come poteva sapere che noi due eravamo così innamorati / Tutto il maledetto mondo sembrava sottosopra / Le strade della città erano lastricate di stelle / Era una storia così romantica / E mentre ci davamo un bacio e ci davamo la buonanotte / Un usignolo cantava a Berkley Square).


mercoledì 7 maggio 2025

domenica 27 aprile 2025

Hilaire Belloc tesse le lodi della poesia Lepanto di Chesterton alla sua maniera...

Quello viene da Lepanto, ed è un suono di tromba! Ma in effetti tutta quella poesia, Lepanto, non è solo il culmine del successo di Chesterton in versi, ma il culmine dei versi retorici più alti di tutta la nostra generazione. L'ho detto così spesso che sono quasi stanco di ripeterlo, ma devo continuare a dirlo. Coloro che non vedono il valore di Lepanto sono mezzi morti. Che rimangano così.

Hilaire Belloc, On the place of Gilbert Keith Chesterton in English Literature.




Ecco Belloc in piedi al centro a Brighton
per una conferenza, sempre carico,
sempre incacchiato come una biscia
(fatemelo dire come lo so)...


sabato 26 aprile 2025

Mi fisso - L'uomo, la più terribile delle bestie...

Noi ci facciamo i nostri amici; ci facciamo i nostri nemici; ma Dio fa il nostro vicino della porta accanto. Per questo egli ci appare rivestito di tutti gli incuranti terrori della natura; è strano come le stelle, sconsiderato e indifferente come la pioggia. Egli è l'Uomo, la più terribile delle bestie. Per questo le antiche religioni e l'antico linguaggio delle Sacre Scritture mostrarono una così acuta saggezza quando parlarono, non del dovere di ciascuno verso l'umanità, ma del dovere di ciascuno verso il suo vicino.

Gilbert Keith Chesterton, Eretici.



domenica 20 aprile 2025

Frammenti della mia filosofia - 79 - Chesterton, ritualista: indossare il cuore sulla manica.

Il ritualismo attirerà sempre gran parte dell'umanità sana, semplicemente perché il ritualismo è indossare il cuore sulla manica (1), una pratica eccellente. Dice in sostanza: "Indossate il vostro cuore sulla manica; portatelo blasonato in cremisi e ricamato in oro. Scatenatevi in canti e colori come fanno gli innamorati. Lasciate che gli altri fingano una delicatezza disumana e un silenzio piuttosto sofisticato. Gridiamo come fanno i bambini quando hanno trovato davvero qualcosa. Facciamo suonare trombe e accendiamo candele davanti alla cosa che abbiamo, per dimostrare almeno che l'abbiamo. E che mantengano un silenzio decoroso e un comportamento moderato, che alzino un muro di pietra e stendano un velo di mistero su qualcosa che non hanno affatto".

Gilbert Keith Chesterton, The Illustrated London News, 28 luglio 1906.


(1) "Indossare il vostro cuore sulla manica" (to wear your heart on your sleeve) è un modo di dire della lingua inglese che indica il mostrare apertamente i propri sentimenti.




venerdì 24 gennaio 2025

Frammenti della mia filosofia - 73 - Gilbert Keith Chesterton, voglio fare sul suo esempio un deposito di tramonti nella mia testa.


La purificazione e l'austerità sono ancora più necessarie per apprezzare la vita e il riso che per qualsiasi altra cosa. Per non lasciar passare inosservato nessun uccello, per incantare pazientemente i sassi e le erbacce, per fare della mente un deposito di tramonti, occorre una disciplina del piacere e un'educazione alla gratitudine.

Gilbert Keith Chesterton, Twelve Types.

domenica 24 novembre 2024

Ritorno a Giacomino - Mettiamo La quiete dopo la tempesta per intero.




Tempo fa, un paio di mesi fa, presi per scusa un'immaginetta trovata su internet per parlare della poesia La quiete dopo la tempesta di Giacomo Leopardi:


Esprimevo con un certo trasporto il mio pensiero su questo bel canto leopardiano, che inizia strepitosamente e finisce male. Con la stessa riserva immutata ed immutabile la pubblico per intero, invitando a leggere quel mio commento dopo aver letto la poesia. Non l'avevo mai pubblicata per intero, e allora ritengo valida cosa farlo. Vorrei sempre che ognuno di noi con le unghie e con i denti tenesse alla visione da cui trae origine la prima parte della poesia, perché una tale fedeltà salverebbe tutto. Il Padre Eterno ama questa fedeltà e ne rimane toccato e ne fa seguire miracoli. Ma ci torno.

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Passata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L’artigiano a mirar l’umido cielo,
Con l’opra in man, cantando,
Fassi in su l’uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell’acqua
Della novella piova;
E l’erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passegger che il suo cammin ripiglia.

Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
Quand’è, com’or, la vita?
Quando con tanto amore
L’uomo a’ suoi studi intende?
O torna all’opre? o cosa nova imprende?
Quando de’ mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d’affanno;
Gioia vana, ch’è frutto
Del passato timore, onde si scosse
E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.

O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
E’ diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
D’alcun dolor: beata
Se te d’ogni dolor morte risana.

domenica 3 novembre 2024

Frammenti della mia psichiatria (non li conto da principio ché è meglio) - Non trovo noioso mai niente.

Questo aforisma di Chesterton rispecchia esattamente una delle parti più devastate della mia psiche. Il guaio è che, pur sapendo che chi deve subire quest'attitudine soffre, non riesco ad emendarla, sia nel senso che non gliela faccio, sia nel senso che proprio non intendo emendarla. Uomo avvisato...

Marco Sermarini

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Quando mi fu suggerito per la prima volta di andare a Roma e in qualche modo fare una cronaca delle nuove trasformazioni in atto su quell’antico palcoscenico, spiegai con franchezza che sono un pessimo cronista, proprio come sono un pessimo recensore. E questo non succede minimamente perché io ritenga noioso fare cronache e recensioni, ma perché ci trovo troppa roba interessante e possiedo troppo poco delle interessantissime qualità che richiedono: le qualità della selezione e della concentrazione. Sono un cattivo cronista perché qualunque cosa mi pare degna di essere riferita; e un cattivo recensore perché ogni frase in ogni libro mi suggerisce un articolo dedicato. Posso dire onestamente, come impressione generale delle cose, che non trovo noioso mai niente; ma un libro che descrivesse la scoperta che niente è noioso potrebbe risultare davvero noiosissimo.

Gilbert Keith Chesterton, La resurrezione di Roma.


Poscritto del 23 novembre 2024 (faccio come i cornuti e ci ripenso): io sono messo peggio! Non troverei noioso nemmeno il libro che descrivesse la scoperta che niente è noioso...

sabato 21 settembre 2024

La quiete dopo la tempesta di Giacomo Leopardi vista con i miei occhi


 

Ho trovato quest'immaginetta su internet, non ricordo esattamente dove, però come l'ho vista ho pensato: è esattamente come ho sempre visto quella prima parte della poesia nella mia immaginazione. Per essere più preciso, la mia fervida fantasia mi ha sempre fatto immaginare la gallina che faceva il passo militare, o meglio "il passo dell'oca"... Non lo dico come battuta (gallina che fa il passo dell'oca), anche se come battuta funziona, è che l'ho sempre pensato.

Questa poesia credo di averla sentita la prima volta alle medie, ma all'epoca ero ancora un infante come d'altronde adesso; essendomisi stampata in testa un'idea del mondo intero come quello del sussidiario e del libro di lettura delle mie scuole elementari, e pure i viaggetti domenicali a Spinetoli da mia nonna, e qualche rara gita a Loreto e a Recanati da piccolino, tutto per me è ancora e sempre come in questa immaginetta. Tutto: mare, monti, case, campagna, piazze, alberi, bambini, vecchietti, uomini, donne, finestre, nuvole, galline, paperi nello stagno, stracci, ossi, come diceva il mio Chesterton... la questione nasce quando il mondo intorno a me non è esattamente come dovrebbe essere: è lì che mi metto in movimento e comincio la battaglia.

Io penso che il giovane Giacomo Leopardi, che affettuosamente chiamo Giacomino, anche lui avesse grandi e buoni desideri, e mi ricorda i desideri che avevo quando io ero bambino e ragazzo. Essi non sono mai venuti meno di una virgola nella loro intensità, perché Nostro Signore mi ha sempre fatto il dono e la grazia di ricordarmeli ed io da parte mia ho cercato di tenerli sempre desti e vivi come potevo.

A volte mi chiedo come mai questa poesia finisca non gloriosamente come inizia, con la gloria luminosa del quotidiano. Giacomino, mi dico sempre, se tu avessi avuto un buon amico a fianco! Pensa cosa avresti detto e fatto, se tanto mi dà tanto! So che sei morto in grazia di Dio, coi sacramenti, e questo è un gran bene, ma per questo sono certo che hai trovato il Buon Amico lassù, quello che ti faceva cominciare bene le poesie.

Per conto mio continuo a dire a tutti: fatevi dei buoni amici che vi facciano essere sempre come il bimbo che immagina o guarda la gallina, la pioggia, l'erbaiuolo che rinnova di sentiero in sentiero il grido giornaliero (mamma mimava per me improvvisando questa scena), gli augelli, il fiume nella valle, il romorio, l'umido cielo, l'artigiano con l'opra in man cantando, la femminetta a cor dell'acqua, il sole che sorride per li poggi, la famiglia che apre le finestre, i sonagli e il carro che stride.

Sennò prendete il primo che passa e pagatelo perché lo faccia esattamente e fategli causa se non lo fa esattamente.

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Aggiornamento del 22 giugno 2025:

Felice è colui che ama ancora ciò che amava all'asilo: non è stato spezzato in due dal tempo; non sono due uomini, ma uno solo, ed ha salvato non solo la sua anima ma la sua vita.

Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 26 Settembre 1908.

mercoledì 21 agosto 2024

MI piace questa canzone interpretata così carica dal coro della S.A.T.

 


Questa canzone ce la faceva cantare in classe il nostro maestro Francesco Vitellozzi (nostro insegnante dalla seconda alla quinta elementare). Questa ed altre, anche canzoni religiose. A questo proposito, ci insegnava tante preghiere e ci leggeva il Vangelo e altre cose. Un grande.

Il mio maestro era un uomo buono e religioso, e amava la montagna e le sue tradizioni. Ci aveva insegnato alcune canzoni come questa, e ci accompagnava suonando la sua armonica a bocca. Noi cantavamo disciplinatamente, allegri e composti.

Cose impensabili oggi, in un sistema scolastico fatto di competizione e diagnosi. Non funzionerà mai, mai.

Però io mi ricordo benissimo di queste cose e vorrei trasmetterle alle prossime generazioni, anzi ci sto lavorando.

La colpa è del mio amico - fratello Giovanni Tamburrini che mi ha ricordato questi momenti bellissimi, e adesso si canterà...

Comunque questa versione del Coro della Società Alpina Tridentina mi piace perché è carichissima, come deve essere, e io mi commuovo pure per quello.

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Aggiornamento del 22 giugno 2025:

Felice è colui che ama ancora ciò che amava all'asilo: non è stato spezzato in due dal tempo; non sono due uomini, ma uno solo, ed ha salvato non solo la sua anima ma la sua vita.

Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 26 Settembre 1908.

domenica 17 dicembre 2023

Ancora una volta propongo questa bellissima foto dei Magnifici Sette.


Da sinistra a destra: Chris Adams (Yul Brinner), Vin (Steve McQueen), Chico (Horst Buchholz), Lee (Robert Vaughn), Bernardo O'Reilly (Charles Bronson), Harry Luck (Brad Dexter), Britt (James Coburn), cioè I Magnifici Sette, The Magnificent Seven, i protagonisti di uno dei miei film preferiti.

Il film si ispira espressamente (è scritto nei titoli iniziali a chiare lettere) ad un altro capolavoro, I sette samurai di Akira Kurosawa, ambientato nel Giappone dei samurai, che racconta la storia di un villaggio di contadini che, attraverso alcuni suoi rappresentanti, assume dei Rōnin (samurai senza padrone) per difendersi dai continui saccheggi di un gruppo di briganti.

Come ho già detto in altri post su questo mio blog personale, è proprio una bella storia: c'è di mezzo il coraggio, c'è la solidarietà, c'è il sacrificio, c'è l'eroismo semplice, il tutto concentrato in sette uomini piuttosto originali come in realtà lo è ciascuno di noi, che diamo il meglio di noi quando le circostanze lo suggeriscono e ciascuno di noi risponde, a proprio modo.

Un film che risveglia il senso di giustizia e di affetto verso chiunque incarni un poveraccio che va difeso dalla violenza e dalla prevaricazione, dall'ideologia e dal vuoto totale. 

A casa mia piace sempre (e voi direte: e chi se ne...? e io rispondo: però sappiatelo, a casa ci sentiamo tutti un po' Magnifici Sette, meglio non scherzare, meglio non fare casino con noi... 😉).


lunedì 4 settembre 2023

Nuvolette sibilline e lagàne...

Dalla Sella delle Ciaule, sul Monte Vettore,
guardando a sud, verso il Pizzo di Sevo.
Foto fatta da me, ma quello che più conta
lo fa il Padre Eterno, cioè il mio Re.

sabato 19 agosto 2023

Uno dei miei pittori preferiti, Simone De Magistris, Museo di Arte Sacra di Ripatransone.

Madonna con Bambino e Santi Pietro Apostolo, Giovanni Battista, Rocco e Antonio da Padova.

1579.

Figlio di Giovanni Andrea, nacque a Caldarola (prov. di Macerata) nel 1538. Pittore e stuccatore, la sua attività si svolse per la maggior parte all'interno del territorio marchigiano, per una committenza costituita da piccole confraternite, Ordini monastici e Comunità locali.

Legato alla cultura manieristica, egli ne è uno dei più interessanti rappresentanti marchigiani. La sua pittura risente di suggestioni lottesche: dell'artista veneziano accoglie il senso della luce e del colore facendosene il mediatore fino alle soglie del Seicento.

A quindici anni fu presentato dallo zio, Durante Nobili, a Lorenzo Lotto (Libro delle spese ..., p. 173), ma rimase presso di lui solo otto giorni, probabilmente perché attratto dalle novità romane portate da P. Tibaldi presente nello stesso anno a Loreto. Il primo esordio è accanto al padre a Vestignano nei misteri che circondano la Natività (1553), quindi a Ripatransone nella Madonna e santi (1559) della chiesa di S. Michele. Nel decennio 1560-70 firmò insieme al fratello Giovan Francesco alcune opere in cui si mescolano un generico ecclettismo e l'ascendenza zuccaresca. Caratteri che si riscontrano nell'Assunzione della Pinacoteca civica di Camerino firmata nel 1562, nella Crocefissione (1565) per la chiesa del Gonfalone ad Esanatoglia, nell'Adorazione dei magi del 1566 e nella Lapidazione di sStefano del 1569, ambedue della chiesa di S. Francesco a Matelica, mentre negli affreschi della cappella della Passione, dipinti nello stesso anno nel chiostro della medesima chiesa, momenti di misticismo visionario preannunciano una revisione lottesca. Dal 1560 iniziò a firmare da solo e fino al 1580 si impegnò soprattutto nel recupero di esperienze diverse da Raffaello a Lotto, da Tibaldi e Daniele da Volterra agli Zuccari, dai primi manieristi toscani alle stampe nordiche. Nel 1570 firmò una Natività per la chiesa di S. Agostino a Fabriano, oggi nella Pinacoteca di quella città; nel 1574 per la chiesa di S. Rocco a Ripatransone firmò la Madonna e santi e nello stesso anno per la chiesa di S. Pietro in Castello ad Ascoli Piceno la Madonna con Bambino e santi;nel 1575 per la collegiata di S. Ginesio una Madonna del Rosario e nello stesso anno a Potenza Picena per la chiesa dei cappuccini una Madonna con Bambino e santi, e l'anno dopo, la Deposizione dalla Croce, con la quale consacrò la sua adesione al manierismo controriformato romano (F. Aliberti Gaudioso, in Mostra di opere d'arte restaurate [catal.], Urbino 1966, pp. 30 s.; Id., in Mostra... [cat.], ibid. 1967, pp. 31 s.).

Nel 1577 a Montefortino per la chiesa di S. Francesco firmò una Madonna del Rosario. Incaricato nel 1580 di dipingere gli archi trionfali ad Ascoli Piceno per le accoglienze al cardinal legato Sforza, nel 1580-82 eseguì la decorazione a stucco e ad affresco dell'abside del santuario di Macereto (Macerata); intanto nel 1581 per la chiesa di Aschio a Visso dipinse una Madonna del Rosario. Nel 1583 per la chiesa di S. Oreste a Casavecchia (Camerino) firmò un'altra Madonna del Rosario, e l'anno dopo per la chiesa di S. Giovanni Battista ad Appignano la Discesa dello Spirito Santo (Rossi, 1970, p. 152) e per la chiesa di S. Antonio e S. Caterina a Potenza Picena una Madonna con Bambino e santi. Negli anni seguenti la composizione si formalizzò, assumendo una rigidità iconica in cui vennero riassorbiti i precedenti sia romani sia lotteschi mentre si assiste al recupero di una certa astrazione di ascendenza neogotica. Così nella Madonna con BambinosAndrea e sGiacomo del battistero di Osimo firmata nel 1585, nella Madonna con Bambino e santi del Museo dell'Opera della basilica di S. Nicola a Tolentino e nella Madonna del Rosario (1588) della chiesa di S. Domenico ad Ascoli Piceno, oggi esposta nella Pinacoteca di quella città. In questo periodo si ipotizza un viaggio dei D. a Roma sotto la protezione del card. Evangelista Pallotta di Caldarola, suo mecenate, dal 1589 prefetto della Fabbrica di S. Pietro.

Al 1588 risalgono gli affreschi della chiesa dei Ss. Martino e Giorgio a Vestignano (Assunzione della VergineCrocefissione Cristo risorto e santi), e al 1590 c., per il card. Pallotta, la decorazione a stucchi e affreschi dell'abside della chiesa di S. Martino a Caldarola e la tela con il Transito di sMartino, che lo indicano quale epigono di quella fiammata mistica che aveva visto convergere a Roma il De Vecchi ed El Greco. Per il card. Pallotta più tardi eseguì la decorazione dei palazzo di Caldarola, oggi sede comunale, portata a termine con aiuti (probabilmente i figli Solerzio e Federico), di cui vanno sottolineati lo Stanzino del Paradiso e la scena con il Sogno di Costantino nella prima sala, nonché le due scene raffiguranti la Sosta di papa Clemente VIII a Caldarola durante il suo viaggio a Ferrara (1598); per il medesimo committente dipinse alcune sale del castello Pallotta, sempre a Caldarola.

Al 1590 risale l'Allegoriadei tre Regni per la chiesa di S. Maria della Rocca di Offida (oggi nel Municipio di quella città), firmata insieme al figlio Solerzio, così come la Natività della chiesa di S. Maria della Carità ad Ascoli Piceno, ora nella collezione Zeri a Mentana. A questo stesso periodo appartengono i pannelli d'organo della chiesa di Force (Ascoli Piceno), raffiguranti le Storie della Vergine, eil Ritrattodi poetessa dicollezione privata di Firenze. Nel 1592 firmò una Madonna del Rosario per la chiesa di S. Domenico ad Ascoli Piceno. Il recupero del mondo nordico caratterizza i dipinti degli ultimi anni: la Pietà del 1594 della Pinacoteca di San Ginesio (Macerata), l'Ultima Cena, firmata nel 1598, per la collegiata di San Ginesio e nella stessa chiesa la Crocefissione e l'Andata al Calvario (cfr. Rossi, 1970, pp. 147-151). Fra il 1598 ed il 1607 eseguì gli affreschi dell'abside della chiesa di S. Benedetto a Fabriano con le Storie della vita di sRomualdo. Intanto, nel 1606, ad Ascoli Piceno dipinse una pala d'altare contornata di stucchi, oggi dispersa, per la chiesa di S. Maria della Carità, chiesa dove lavorava ancora agli stucchi nel 1610 (Fabiani, 1959, pp. 251 s., 358). Nel 1607., per la chiesa di S. Francesco a Sarnano, firmò un'Ultima Cena, e l'anno seguente, insieme coi figlio Solerzio, la Madonna e santi oggi nella Galleria nazionale delle Marche di Urbino.

Si fa risalire al 1611 l'anno della morte del pittore, visto che il 6 genn. 1612 la pala con l'Assunta, che si era impegnato a dipingere nel 1610 per S. Maria della Carità ad Ascoli Piceno, venne commissionata al pittore Gianandrea Urbani di Urbino (Fabiani, 1959, pp. 251 s.).

Di suo figlio Solerzio non si conoscono le date di nascita e di morte. Firmò col padre nel 1590 l'Allegoria dei tre Regni del Municipio di Offida (Ascoli Piceno), nello stesso anno la Natività della collezione Zeri di Mentana, nel 1608 la Madonna e santi della Galleria nazionale delle Marche di Urbino; il 16 nov. 1611 firmò una quietanza anche a nome del fratello Federico per lavori fatti nella cappella del Crocefisso nella chiesa di S. Angelo di Ascoli (Fabiani, 1959, p. 357). Nel 1598 collaborò probabilmente alla decorazione delle stanze del palazzo Pallotta e del castello a Caldarola.

[dall'Enciclopedia Treccani, voce a cura di Rosanna Petrangolini Benedetti Panici, Dizionario Biografico degli Italiani, volume 38 (1990)].

https://www.treccani.it/enciclopedia/simone-de-magistris_res-488094b4-87ec-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Dizionario-Biografico%29/