Da sinistra a destra: Chris Adams (Yul Brinner), Vin (Steve McQueen), Chico (Horst Buchholz), Lee (Robert Vaughn), Bernardo O'Reilly (Charles Bronson), Harry Luck (Brad Dexter), Britt (James Coburn), cioè I Magnifici Sette, The Magnificent Seven, i protagonisti di uno dei miei film preferiti.
Il film si ispira espressamente (è scritto nei titoli iniziali a chiare lettere) ad un altro capolavoro, I sette samurai di Akira Kurosawa, ambientato nel Giappone dei samurai, che racconta la storia di un villaggio di contadini che, attraverso alcuni suoi rappresentanti, assume dei Rōnin (samurai senza padrone) per difendersi dai continui saccheggi di un gruppo di briganti.
Come ho già detto in altri post su questo mio blog personale, è proprio una bella storia: c'è di mezzo il coraggio, c'è la solidarietà, c'è il sacrificio, c'è l'eroismo semplice, il tutto concentrato in sette uomini piuttosto originali come in realtà lo è ciascuno di noi, che diamo il meglio di noi quando le circostanze lo suggeriscono e ciascuno di noi risponde, a proprio modo.
Un film che risveglia il senso di giustizia e di affetto verso chiunque incarni un poveraccio che va difeso dalla violenza e dalla prevaricazione, dall'ideologia e dal vuoto totale.
A casa mia piace sempre (e voi direte: e chi se ne...? e io rispondo: però sappiatelo, a casa ci sentiamo tutti un po' Magnifici Sette, meglio non scherzare, meglio non fare casino con noi... 😉).
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