giovedì 19 dicembre 2024
domenica 24 novembre 2024
Frammenti della mia filosofia - 68 - Mi preoccupa ciò che è diventato un bambino.
Ritorno a Giacomino - Mettiamo La quiete dopo la tempesta per intero.
Passata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L’artigiano a mirar l’umido cielo,
Con l’opra in man, cantando,
Fassi in su l’uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell’acqua
Della novella piova;
E l’erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passegger che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
Quand’è, com’or, la vita?
Quando con tanto amore
L’uomo a’ suoi studi intende?
O torna all’opre? o cosa nova imprende?
Quando de’ mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d’affanno;
Gioia vana, ch’è frutto
Del passato timore, onde si scosse
E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.
O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
E’ diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
D’alcun dolor: beata
Se te d’ogni dolor morte risana.
domenica 3 novembre 2024
Frammenti della mia psichiatria (non li conto da principio ché è meglio) - Non trovo noioso mai niente.
Questo aforisma di Chesterton rispecchia esattamente una delle parti più devastate della mia psiche. Il guaio è che, pur sapendo che chi deve subire quest'attitudine soffre, non riesco ad emendarla, sia nel senso che non gliela faccio, sia nel senso che proprio non intendo emendarla. Uomo avvisato...
Marco Sermarini
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Quando mi fu suggerito per la prima volta di andare a Roma e in qualche modo fare una cronaca delle nuove trasformazioni in atto su quell’antico palcoscenico, spiegai con franchezza che sono un pessimo cronista, proprio come sono un pessimo recensore. E questo non succede minimamente perché io ritenga noioso fare cronache e recensioni, ma perché ci trovo troppa roba interessante e possiedo troppo poco delle interessantissime qualità che richiedono: le qualità della selezione e della concentrazione. Sono un cattivo cronista perché qualunque cosa mi pare degna di essere riferita; e un cattivo recensore perché ogni frase in ogni libro mi suggerisce un articolo dedicato. Posso dire onestamente, come impressione generale delle cose, che non trovo noioso mai niente; ma un libro che descrivesse la scoperta che niente è noioso potrebbe risultare davvero noiosissimo.
Gilbert Keith Chesterton, La resurrezione di Roma.
Poscritto del 23 novembre 2024 (faccio come i cornuti e ci ripenso): io sono messo peggio! Non troverei noioso nemmeno il libro che descrivesse la scoperta che niente è noioso...
domenica 27 ottobre 2024
Frammenti della mia filosofia - 66 - Chesterton, coffee room e mooreeffoc...
Le lettere dell’iscrizione sono quelle banali che formano le parole COFFEE ROOM; attraverso la mente dell’artista esse, pur restando identiche, compongono le parole MOOR EEFFOC, parole misteriose e temibili, simili a quelle che una mano soprannaturale scrisse sulle mura del Re. Sostituite ambienti, persone, fatti comuni a tutti noi; guardateli attraverso il vetro della fantasia di Dickens e otterrete delle creature, dei luoghi in tutto simili, se presi uno per uno, a quelli che conosciamo… ma che avranno acquistato un senso o di sovrumano buonumore o di tremenda inquietudine.
G.K. Chesterton, Charles Dickens.
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martedì 22 ottobre 2024
Credi questo?
Ego sum resurrectio et vita: qui credit in me, etiam si mortuus fuerit, vivet: et omnis qui vivit et credit in me, non morietur in aeternum. Credis hoc?
Johannes 11, 25 - 26.
Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?
Giovanni 11, 25 - 26.Giotto di Bondone, Resurrezione di Lazzaro,
Cappella degli Scrovegni, Padova.
lunedì 7 ottobre 2024
Frammenti della mia filosofia - 66 - San Benedetto da Norcia, Regola, De Taciturnitate.
Se per amore del silenzio qualche volta ci si deve astenere dai buoni discorsi, tanto più per la pena del peccato dobbiamo astenerci dalle parole cattive.
San Benedetto da Norcia, Regola, De Taciturnitate.
sabato 21 settembre 2024
La quiete dopo la tempesta di Giacomo Leopardi vista con i miei occhi
Ho trovato quest'immaginetta su internet, non ricordo esattamente dove, però come l'ho vista ho pensato: è esattamente come ho sempre visto quella prima parte della poesia nella mia immaginazione. Per essere più preciso, la mia fervida fantasia mi ha sempre fatto immaginare la gallina che faceva il passo militare, o meglio "il passo dell'oca"... Non lo dico come battuta (gallina che fa il passo dell'oca), anche se come battuta funziona, è che l'ho sempre pensato.
Questa poesia credo di averla sentita la prima volta alle medie, ma all'epoca ero ancora un infante come d'altronde adesso; essendomisi stampata in testa un'idea del mondo intero come quello del sussidiario e del libro di lettura delle mie scuole elementari, e pure i viaggetti domenicali a Spinetoli da mia nonna, e qualche rara gita a Loreto e a Recanati da piccolino, tutto per me è ancora e sempre come in questa immaginetta. Tutto: mare, monti, case, campagna, piazze, alberi, bambini, vecchietti, uomini, donne, finestre, nuvole, galline, paperi nello stagno, stracci, ossi, come diceva il mio Chesterton... la questione nasce quando il mondo intorno a me non è esattamente come dovrebbe essere: è lì che mi metto in movimento e comincio la battaglia.
Io penso che il giovane Giacomo Leopardi, che affettuosamente chiamo Giacomino, anche lui avesse grandi e buoni desideri, e mi ricorda i desideri che avevo quando io ero bambino e ragazzo. Essi non sono mai venuti meno di una virgola nella loro intensità, perché Nostro Signore mi ha sempre fatto il dono e la grazia di ricordarmeli ed io da parte mia ho cercato di tenerli sempre desti e vivi come potevo.
A volte mi chiedo come mai questa poesia finisca non gloriosamente come inizia, con la gloria luminosa del quotidiano. Giacomino, mi dico sempre, se tu avessi avuto un buon amico a fianco! Pensa cosa avresti detto e fatto, se tanto mi dà tanto! So che sei morto in grazia di Dio, coi sacramenti, e questo è un gran bene, ma per questo sono certo che hai trovato il Buon Amico lassù, quello che ti faceva cominciare bene le poesie.
Per conto mio continuo a dire a tutti: fatevi dei buoni amici che vi facciano essere sempre come il bimbo che immagina o guarda la gallina, la pioggia, l'erbaiuolo che rinnova di sentiero in sentiero il grido giornaliero (mamma mimava per me improvvisando questa scena), gli augelli, il fiume nella valle, il romorio, l'umido cielo, l'artigiano con l'opra in man cantando, la femminetta a cor dell'acqua, il sole che sorride per li poggi, la famiglia che apre le finestre, i sonagli e il carro che stride.
Sennò prendete il primo che passa e pagatelo perché lo faccia esattamente e fategli causa se non lo fa esattamente.
domenica 15 settembre 2024
Frammenti della mia filosofia - 65 - Chesterton e mia mamma, la permanente anticipazione della sorpresa.
Chesterton nella sua Autobiografia parla della
permanente anticipazione della sorpresa.
Ne parla a proposito di suo padre, che vi aveva educato lui e suo fratello Cecil; ebbene, anche io ci credo.
Mamma, quando ero piccolo, sapevo che mi avrebbe fatto qualche piccola sorpresa: un giocattolino di poco valore (ricordo che un periodo mi riportava dal mercato degli elicotterini di plastica piccolissimi, del valore di cento - duecento lire a confezione), un gelato, o che avrebbe provveduto a me in qualche modo inaspettato.
La sorpresa era attesa ma non sapevi se e cosa sarebbe accaduto, e questo rendeva bello tutto.
Non erano così, erano ancora più semplici, però un po' li ricordano... |
Ecco, io ci sono cresciuto e ci credo ancora.
giovedì 12 settembre 2024
Canzone degli occhi e del cuore del mio amico Claudio Chieffo.
Canzone degli occhi e del cuore
Parole e musica di Claudio Chieffomarzo 1980
a Pigi Bernareggi
Anche se un giorno, amico mio, dimenticassi le parole,
dimenticassi il posto e l'ora o s'era notte o c'era il sole,
non potrò mai dimenticare cosa dicevano i tuoi occhi.
E così volando volando anche un piccolo cuore se ne andava,
attraversando il cielo verso il Grande Cuore,
un cuore piccolo e meschino come un paese inospitale
volava dritto in alto verso il suo destino...
E non riuscirono a fermarlo neanche i bilanci della vita,
quegli inventari fatti sempre senza amore.
Così parlavo in fretta io per non lasciare indietro niente,
per non lasciare indietro il male e i meccanismi della mente
e mi dicevano i tuoi occhi ch'ero già stato perdonato...
E così volando volando anche un piccolo cuore se ne andava,
attraversando il cielo verso il Grande Cuore,
un cuore piccolo e meschino come un paese inospitale
volava dritto in alto verso il suo destino...
E non riuscirono a fermarlo neanche i bilanci della vita,
quegli inventari fatti sempre senza amore.
E adesso torna da chi sai, da chi divide con te tutto,
abbraccia forte i figli tuoi e non nascondere il tuo volto,
perché dagli occhi si capisce quando la vita ricomincia.
E così volando volando anche un piccolo cuore se ne andava,
attraversando il cielo verso il Grande Cuore,
un cuore piccolo e meschino come un paese inospitale
volava dritto in alto verso il suo destino...
Lalalalalalalalalalalalalalalalalalalalalalalalalalalalala
mercoledì 21 agosto 2024
MI piace questa canzone interpretata così carica dal coro della S.A.T.
giovedì 15 agosto 2024
Frammenti della mia filosofia - 64 - Chesterton, Ringraziamento, Gratitudine, Felicità, Meraviglia.
Non credo, a titolo personale, che un bambino ottenga il suo miglior cibo fisico succhiandosi il pollice; né che un uomo ottenga il suo miglior cibo morale succhiando la sua anima e negando la sua dipendenza da Dio o da altre cose buone. Vorrei sostenere che il ringraziamento è la forma più alta di pensiero e che la gratitudine è la felicità raddoppiata dalla meraviglia.
Gilbert Keith Chesterton, Una breve storia d'Inghilterra.
mercoledì 7 agosto 2024
martedì 6 agosto 2024
domenica 28 luglio 2024
Frammenti della mia filosofia - 63 - Chesterton, Io dichiaro la mia indipendenza.
Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati.
Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo.
dei Sette Comuni
Un dono graditissimo ed inaspettato dei miei cari amici Clare e Stuart McCullough.
We reached Chestertons Grave and left some flowers for Gilbert, Francis and also Dorothy Collins. We also placed some flowers to remember Federica Sermarini, a tradition we adopted before her death. #GKCWalk2024
domenica 14 luglio 2024
Frammenti della mia filosofia - 62 - J. R. R. Tolkien, La realtà in trasparenza (Lettere) | Essere hobbit.
Sono un hobbit (in tutto tranne che nella statura).
J. R. R. Tolkien, La realtà in trasparenza. Lettere: 1914 - 1973.
Frammenti della mia filosofia - 61 - Marco Sermarini nel sito dei Cinque Passi (padre Maurizio Botta, vecchio amico).
Tolkien non s’è sbagliato di una virgola. Il mondo è come la Terra di Mezzo, bisogna scegliere da che parte stare, è semplice. Io voglio stare con gli hobbit, sempre, per tutta la vita! Cioè dalla parte della Luce, ma essere sempre un po’ di campagna e un po’ bimbo… Io sto bene tra quelli di campagna e tra i bimbi, cioè sono un hobbit in tutto, salvo che nella statura (come disse JRRT…).
Marco Sermarini, qui, nel sito dei Cinque Passi.
Frammenti della mia filosofia - 59 - Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo | Cos'è l'educazione?
L'educazione è solo verità in stato di trasmissione; e come possiamo trasmettere la verità se non è mai passata nelle nostre mani? Così scopriamo che l'educazione è, tra tutti i casi, quello più chiaro per il nostro scopo generale. È vano salvare i bambini, perché non possono rimanere bambini. Per ipotesi, stiamo insegnando loro a diventare uomini; e come può essere così semplice insegnare un ideale di virilità agli altri se è così vano e senza speranza trovarne uno per noi stessi?
Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo.
Education is only truth in a state of transmission; and how can we pass on truth if it has never come into our hand? Thus we find that education is of all the cases the clearest for our general purpose. It is vain to save children; for they cannot remain children. By hypothesis we are teaching them to be men; and how can it be so simple to teach an ideal manhood to others if it is so vain and hopeless to find one for ourselves?
Gilbert Keith Chesterton, What's wrong with the World.
venerdì 12 luglio 2024
Frammenti della mia filosofia - 58 | Atti degli Apostoli - Giudicatelo voi.
Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi.
Atti degli Apostoli 4, 19
Si justum est in conspectu Dei, vos potius audire quam Deum, judicate.
Acta Apostolorum 4, 19
lunedì 8 luglio 2024
In morte di Federica, gran pescatrice di anime.
È un bell'articolo scritto da un caro amico intelligente, qualora mai si perdesse ho preferito riprodurlo nel mio blog.
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Quante cose ha fatto nella sua vita, assieme al marito Marco. Tutte all'insegna di una fede solida, feconda e aperta all'incontro con l'altro.
Non riesco a immaginare la Compagnia dei Tipi loschi di San Benedetto del Tronto, la scuola parentale G.K. Chesterton, la cooperativa sociale Capitani Coraggiosi, la Polisportiva Gagliarda, la cooperativa Hobbit, il Centro educativo La Contea senza Federica Graci. Federica e Marco Sermarini sono stati la rappresentazione in carne ed ossa di che cosa sia la fecondità promessa dalla grazia sacramentale del matrimonio cristiano.
Siete matti, ce la farete
All’inizio c’è l’esitazione, la paura di non farcela. Federica, “turris eburnea” conquistata da Marco dopo un lungo corteggiamento, non voleva figli perché aveva paura del parto. Ha generato cinque figli a questo mondo e quattro in Cielo. Dopo che è nato Pier Giorgio, il primogenito la cui gestazione è stata accompagnata da infinite preghiere al Beato Frassati, la vita si è manifestata prorompente come un fiume in piena che non distrugge ma fertilizza lì dove passa. Dalla compagnia iniziale, che proseguiva l’originaria esperienza scout in termini non adulterati, raccomandata e benedetta dal vescovo, sono nati un doposcuola, poi le cooperative sociali, la società sportiva, la scuola parentale – l’azzardo, la follia che fece dire al loro amico Franco Nembrini(quello delle letture e dei libri su Dante) «voi siete matti, perciò riuscirete» – la collina di Santa Lucia prospiciente l’Adriatico trasformata in un centro educativo e conviviale che non poteva non chiamarsi La Contea.
Sono nati anche tanti figli, fratelli e sorelle nello spirito. Prova ne è il fatto che oggi che Federica è morta dicono: «Ho perso per la seconda volta mia madre», oppure: «ho perso una sorella». Quando aveva 20 anni, Federica pregava con le parole di san Giovanni Bosco: «Toglimi tutto, ma dammi le anime». Preghiera esaudita.
Una compagnia frassatiana-chestertoniana
Non sono in nessun modo l’avvocato dell’intellettuale e giornalista americano cristiano ortodosso Rod Dreher, ma per onestà intellettuale mi sono ritrovato a difenderlo persino davanti a un cardinale (di cui non dico il nome) dall’accusa di aver idealizzato nel suo libro L’Opzione san Benedetto un cristianesimo dei puri che si separano e si autosegregano dal mondo.
Non è così, ho precisato infinite volte, perché nel libro si fa qualche esempio concreto dello stile di vita cristiana che l’autore propone, e per quanto riguarda l’Italia l’esempio è proprio quello della frassatiana-chestertoniana Compagnia dei Tipi Loschi di san Benedetto del Tronto, da cui sono nate opere e una rete di rapporti umani assolutamente evangeliche. Tutto il contrario di una setta ripiegata su se stessa o di un’elitaria esperienza eremitica.
Il diavolo ha paura di chi ride
Bisogna saper uscire dagli schemi mentali di ogni tipo. Nella mentalità dominante, anche in ambienti ecclesiali, un soggetto che promuove una scuola parentale, ama e frequenta la Messa in rito antico celebrata dai monaci benedettini di Norcia (ma anche tutte le altre Messe) e dove un malato grave come Federica nelle ultime settimane offre le sue sofferenze per la guarigione niente meno che del cardinale Raymond Burke, proietta un’immagine arcigna, rigida, chiusa. E invece no, le cose stanno proprio all’opposto.
Le pecore bergogliane con quel loro odore, i poveracci, la gente comune, i piccoli, i timidi, i semplici, gli stranieri li trovate alla Contea, nelle aule della scuola parentale, al lavoro nelle cooperative sociali, a giocare con gli altri ragazzini nei centri estivi la cui gestione i comuni del comprensorio appaltano a loro (che strani questi cristiani chiusi nel loro rifugio: con una cooperativa gestiscono tre doposcuola con circa 120 tra bambini e ragazzi, cinque circolini con altri 185 tra bambini e ragazzi, sette centri estivi e un servizio di assistenza domiciliare, in una realtà piccola come San Benedetto del Tronto). E soprattutto trovate l’allegria, la letizia, l’ascolto, la gratitudine che in tutto vede un dono, l’arguzia nei giudizi sul mondo contemporaneo che sono il contrassegno della spiritualità di Pier Giorgio Frassati, di Gilbert Keith Chesterton, di san Giovanni Bosco. Diceva quest’ultimo: «Il diavolo ha paura della gente che ride». Esatto. E il beato Frassati: «Tu mi domandi se sono allegro; e come non potrei esserlo? finché la Fede mi darà forza, sempre allegro! Ogni cattolico non può non essere allegro: la tristezza dev’essere bandita dagli animi cattolici».
Una ecologia integrale
Alcuni hanno fatto fatica ad accettare la scelta di Federica e Marco di curare la malattia di lei sul posto, senza allontanarsi da San Benedetto per trovare altrove strutture più qualificate. Io me l’aspettavo, per quel poco che ho capito del loro rapporto con la vita e col creato. Non si può vivere e non si può morire lontano dagli affetti; non si sradica una pianta per curarla. Il luogo dove si nasce, si cresce, si mettono al mondo figli nella carne e nello spirito, si apre una scuola, ci si inginocchia a pregare, si compra un’intera collina nello spirito dei “tre acri e una vacca” del distributismo di Hilaire Belloc, è l’unico luogo al mondo dove si può vivere e morire, curare la vita e abbracciare la sua fine.
La Contea non è una romanticheria adolescenziale, l’orticoltura, il parco tutto composto di piante locali, l’allevamento degli asini e delle api, i laboratori di educazione ambientale con i bambini (finanziati anche con l’8 per mille della Chiesa Valdese! Della serie: i cattolici delle Messe in latino ripiegati su se stessi…) non sono fissazioni ecologiste. Sono l’ecologia integrale dell’uomo che ha i piedi piantati sul terreno con la stessa forza delle radici della quercia e la testa innalzata fra le stelle del Cielo di Dio.
Sempre presente
Non riesco a immaginare tutto questo senza Federica. E infatti continuerà a esserci. Fra i banchi che ospitano i 90 iscritti della scuola parentale cresciuta fino a diventare una combinazione di medie inferiori, liceo scientifico e istituto professionale, come nei momenti di festa e nelle occasioni di convivialità sul colle di Santa Lucia, continuerà ad essere presente.
A me che vivo a 500 chilometri da quei luoghi basterà prendere in mano il quadernone ad anelli con l’intestazione della Scuola libera G.K. Chesterton che mi donò due anni fa quando partecipammo a un pellegrinaggio in Terra Santa, per avvertire la di lei presenza. Nel frattempo è diventato il manoscritto di Una storia popolare, il libro intervista sulla vita di Roberto Formigoni che ho fatto in tempo a regalarle nel luglio scorso. Mentre stava per compiersi la tua preghiera, Federica: «Toglimi tutto, ma dammi le anime».
domenica 16 giugno 2024
Chi vuole aiutare i miei amici e me con il #5x1000? Ma non solo...
venerdì 31 maggio 2024
Frammenti della mia filosofia - 57 - Uomovivo in flagrante felicità.
(Innocent Smith) aveva fatto perdere a sua moglie una lunga serie di domestiche eccellenti, a causa di quella sua abitudine di bussare a casa sua come fosse un perfetto sconosciuto, per chiedere se il signor Smith abitasse davvero lì e che tipo d'uomo fosse. La classica domestica londinese non è abituata a padroni che si dilettano con ironie così astruse; e risultò impossibile spiegarle che il padrone lo faceva per guardare le proprie faccende con la stessa viva curiosità che di solito si ha verso le faccende altrui. «So che c'è un tale chiamato Smith» era solito dire con aria stranita «che vive in una di queste case a schiera. So che è molto felice, eppure non riesco mai a coglierlo in flagrante». Talvolta era capace di mettersi improvvisamente a trattare sua moglie con quel tipo di cortesia impacciata, tipica di un giovane che s'innamora a prima vista di una sconosciuta. Talvolta era capace di estendere queste poetiche premure anche nei confronti del mobilio; si scusava con la sedia su cui si sedeva, saliva le scale con la prudenza di uno scalatore, per sentire come nuova la percezione di quello scheletro di realtà. «Ogni gradino è una scala e ogni sgabello è una gamba» diceva. E altre volte si comportava da sconosciuto nel modo completamente opposto, cioè entrando da passaggi strani, per sentirsi come un ladro o un rapinatore. Scassinava e s'introduceva abusivamente in casa sua, come aveva fatto quella notte con me.
Gilbert Keith Chesterton, Uomovivo.
mercoledì 22 maggio 2024
venerdì 17 maggio 2024
sabato 11 maggio 2024
Il mio caro amico Aidan Mackey (1 ottobre 1922 - 4 Maggio 1924).
All'alba del 4 Maggio 2024 è morto ad Oxford, Inghilterra, a centoun'anni e più, il mio amatissimo amico Aidan Mackey.
Aidan è nato il 1 Ottobre 1922 ed ha dedicato quasi tutta la sua vita a far conoscere il lavoro ed il pensiero di Gilbert Keith Chesterton, per cui è non solo giusto ma doveroso definirlo il vero capo di tutti i chestertoniani del mondo.
Ha tenuto accesa la fiamma del pensiero e dell'opera del Nostro Eroe quando tutti o quasi tutti l'avevano dimenticato, e per tener desta la Rivoluzione Eterna ha speso tempo, denaro, energie senza risparmio (editava e stampava un giornalino che parlava di Chesterton, di distributismo, di cattolicesimo... faceva tutto lui... tutto a sue spese). Lo ha fatto sapendo di lottare per la Causa di Nostro Signore Gesù Cristo, e lo ha fatto proprio per questo.
Ha avuto la ventura di conoscere e frequentare Dorothy Collins, la segretaria praticamente adottata dai coniugi Chesterton, e Ada Jones, la moglie di Cecil Chesterton, fratello di Gilbert.
Marito (rimase vedovo nel 2014 della sua amata moglie Dorene), padre di sette figlie, sergente della Royal Air Force durante la II Guerra Mondiale (trascorse quei cinque anni in Sierra Leone), maestro e direttore di scuole, sostenitore della nostra opera come di quella di tutti i chestertoniani a lui noti nel mondo (mi diceva sempre che era felicissimo di sapere che tutto quello che aveva fatto non era stato vano, visto che c'erano tanti bravi ragazzi in giro che seguivano Chesterton...), sovventore generoso ed entusiasta della Scuola Libera G. K. Chesterton di San Benedetto del Tronto, amante della liturgia cattolica latina tradizionale, frequentatore assiduo e devoto dell'Oratorio di Oxford, creatore e mentore della Chesterton Library (oggi Chesterton Collection, a Londra, sotto l'egida della sezione inglese della Notre Dame University), sostenitore del Sierra Leone Chesterton Center di Freetown (Sierra Leone), ho avuto la gioia di averlo come mio amico affettuoso, simpatico, arguto, infaticabile, inossidabile. Confesso che mi era venuto il sospetto che fosse immortale...
Lo invitammo grazie a padre Spencer Howe nel giugno 2013 a stare con noi a San Benedetto del Tronto per alcuni giorni e raccontarci la sua vita di "merciless propagandist" chestertoniano per il Chesterton Day di quell'anno. Fu un'edizione memorabile perché Aidan ebbe l'occasione di rivedere un altro dei nostri eroi, John Kanu, il Leone della Sierra Leone, di cui divenne amico durante i tre anni di dottorato di quest'ultimo ad Oxford, e che continuò a sostenere a distanza (tanto che John e i suoi amici gli hanno dedicato un'aula della loro scuola a Freetown). John ha fatto tutto ciò che viene descritto da oltre dieci anni in questo blog anche grazie all'esempio e al sostegno di Aidan. Siamo contenti di aver assistito a questo incontro e di esserci inseriti in questa storia bellissima di amicizia cristiana.
Gli portammo nel 2018 una rappresentativa della Scuola Libera G. K. Chesterton di San Benedetto del Tronto e Aidan la introdusse nell'allora sede oxoniana della Chesterton Library, facendo vivere a tutti noi momenti indimenticabili. Quante belle parole mi disse quel giorno!
Fu entusiasta di vedere dei ragazzi italiani così giovani approdare alla corte di Chesterton. Lo riaccompagnai a casa in macchina e parlammo tanto.
Era anche un cultore di C. S. Lewis in quanto amico di Walter Hooper, esecutore testamentario del creatore di Narnia (che pur essendo più giovane di nove anni lo ha preceduto nel 2020...). Una sera l'estate scorsa chiamai Aidan e non mi rispose al telefono. Scrissi un po' preoccupato ad una delle figlie che mi rispose di non temere perché Aidan era andato a fare una presentazione a casa Lewis...
Aveva la fede e la freschezza di un giovane di venti anni.
Ci sentivamo sempre spesso per posta elettronica (che belle cose piene di fede, di arguzia e di simpatia che scriveva in un bellissimo inglese. Si firmava "Ancient Aidan"); negli ultimi mesi, per lui di maggiore sofferenza, ci siamo sentiti diverse volte anche per telefono. Aveva sempre parole di affetto, di stima, di conforto e di incitamento per noi e per le nostre piccole avventurose intraprese. Ormai era uno di famiglia, lo zio d'Inghilterra. Noi Sermarini è come se avessimo perso uno di noi. Ci siamo tanto affezionati a questo uomo splendido e ci mancherà molto.
Sono certo che continuerà a fare la sua argutissima parte anche da dove è ora, nella gloria di Nostro Signore.
Marco Sermarini
Il giovane Aidan nel 1942. |
Il giovane Aidan nel 2022 |
Il giovane Aidan con i ragazzi della Scuola Libera G. K. Chesterton di San Benedetto del Tronto nell'Aprile 2018 a Oxford di fronte all'Oratorio |
Aidan e io, 1 Ottobre 2022, Oratorio di Oxford. |