giovedì 16 luglio 2009

Lo sbarco sulla luna - I miei ricordi (che probabilmente non interesseranno a nessuno, ma io lo dico...): astronavi, scuola, figli, hobbit...

I primi tre uomini a volare sulla Luna: Armstrong, Collins e Aldrin
Quando il primo uomo sbarcò sulla luna, io avevo appena compiuto quattro anni. Me lo ricordo bene, quel giorno, anzi quella notte, perché la faccenda successe verso le quattro di notte, ed io, bimbo di quattro anni, ero sveglio con i miei genitori (mi pare che fossi in braccio a mio padre, e anche di aver dormito fino a pochi minuti prima della discesa dal Lem di Neil Armstrong - il cognome lo imparai subito! e oggi dopo quarant'anni me lo ricordo ancora!). Era la missione Apollo 11. In televisione la notizia la diede Tito Stagno, un simpatico giornalista della RAI. Ricordo quell'evento molto nitidamente: il televisore in bianco e nero acceso ad un'ora impossibile, le immagini chiare e scure, la voce inconfondibile di Tito Stagno, gli applausi di mio padre. Sinceramente sono un po' commosso ancora oggi. Ricordo pure che nei giorni successivi babbo mi comprò una piccola astronave di plastica stile Apollo 11 con il suo Lem, ed io giocavo e ripetevo i nomi dei tre astronauti, e sognavo di andare anch'io sulla luna. La luna mi ha sempre ispirato molto, tanto che al liceo feci un tema sulla notte e la luna che la mia severissima professoressa Giorgina Grifi (che Dio l'abbia in gloria, davvero, per tutto quello che mi ha dato) premiò addirittura con un sette meno, tenendo a precisare che era il secondo sette che metteva valutando un tema in tutta la sua lunghissima carriera di insegnante che oramai volgeva al termine. Disse pure che per non sbagliare nella valutazione lo aveva fatto leggere anche alla sua collega altrettanto severa, la professoressa Viglione. Quando ero già babbo di Pier Giorgio e Francesca, una sera tornando a casa in bicicletta (era il mese di ottobre del 1998, era nata da poco Francesca) con il piccolissimo Pier Giorgio (un anno e mezzo scarso) vedemmo la luna in cielo. Io, per fare qualcosa di simpatico, dissi a Pier Giorgio: "Lo sai che cosa fanno gli hobbit quando vedono la luna? Ahuu!!!" e ululai alla luna (lo so, non è assolutamente vero, però dobbiamo fare qualcosa di grande, no? Se vi interessa, al mare ci gettiamo all'assalto degli orchetti gridando "Elbereth Giltoniel!"). Poi dissi: "Noi siamo hobbit -io ho sempre detto con Tolkien di essere in tutto un hobbit salvo che nella statura, e ultimamente dico che la panza è quella di un hobbit...-, e quando vediamo la luna come facciamo?", allora io feci: "Uno, due, tre..." e insieme, io e Pier Giorgino, dicemmo: "Ahuuu!!!". Ho ripetuto questo rituale (con Chesterton invece mi proclamo fervente ritualista, come ogni bambino) con ogni figlio, e proprio in questi giorni ho insegnato anche alla piccola Anna Maria di quattordici mesi e mezzo (la numero cinque) a fare "Ahuu!!!". Bello, no?

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Aggiornamento del 17 Settembre 2021:

Felice è colui che ama ancora ciò che amava all'asilo: non è stato spezzato in due dal tempo; non sono due uomini, ma uno solo, ed ha salvato non solo la sua anima ma la sua vita.

Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 26 Settembre 1908.

E, qui giunto, mi commuovo ancora una volta contento!

lunedì 13 luglio 2009

I Cristeros, gente cui vorrei assomigliare almeno un po'.


La storia è lunga e non ho purtroppo tempo di raccontarla qui.
Mi sono imbattuto in una vecchia cara vicenda di quelle che ti fanno capire che cosa significa appartenere a Gesù Cristo, essere cattolico. Nel 1996 facemmo anche una mostra dedicata a loro grazie al libro di Paolo Gulisano, e in studio ho una bella foto in bella mostra con due Cristeros con sombrero, fucili, cartuccere e quanto necessario a menare le mani.
Dico sempre a tutti che sono dei miei parenti nobili.
Se volete saperne di più, digitate "cristeros" su Google, oppure "Miguel Agustin Pro" (un uomo splendido!), e andate a vedere. Oppure (è ancora meglio) leggete il libro di Paolo Gulisano, edito da Il Cerchio di Rimini.
Non resisterete e vi commuoverete come ho fatto io, e vorrete essere Cristeros qui e ora.

Viva Cristo Rey!

domenica 5 luglio 2009

Dizionario della mia lingua, il sambenedettese.

A-, Alo- Abbettà, 'bettà = gonfiare Abbeterà = avvolgere, avvoltolare. Nello: "steme merenne abbeterate mezz'a la plasch't'ch'". Accemenda', 'ccemendà = cimentare, dare del cimento, provocare. Accéche = piano, lentamente. Mia madre: "Vanne accéche" (Va' piano). Accerrà, 'ccerrà = acciurrare, prendere per i capelli (ciòrre = ciocche di capelli), afferrare. Accòrie = accorgere, Accoriese = accorgersi. Accufecchià, 'ccufecchià = coprire bene. Accuse, 'ccuse = niente. Mia madre: "Nen vuje 'ccuse". Acquatécce = vino annacquato, leggero. Affienghé, 'ffienghé = ammuffire (da fionghe, muffa, funghi). 'Ajene = gallina. 'Alle = gallo. Aje = azione delle paranze che si avvicinavano alla costa per incontrare le lancette che avrebbero sbarcato il pesce, per consentire poi alle paranze di continuare a terà (=tirare le reti). Jé all'aje. Allecchenejé = allettare. Alleccià = illuminare. Allendà = allentare, smettera. Mia madre: "E linda!" (e smetti!). Allescià, 'lescià = scivolare. Dante Pulcini: "Só le scale ce mëttèmë la stréscë sennò 'lesce" (sulle scale mettiamo la striscia sennò scivola). Allùche = in nessun luogo. Mia madre: "Dua sci jéte? Allùche" (Dove sei andato? Da nessuna parte). Alòrze = va alòrze quell'imbarcazione che raccoglie quanto più vento possibile copn la vela e scivola velocemente inclinata tutta su un lato. Si dice anche di chi va a passo svelto e inclinata da una parte, con una spalla più sollevata dell'altra.

venerdì 26 giugno 2009

E' morto Michael Jackson.


Mi spiace sia morto, Michael Jackson.

E' uno di quelli che ascoltavo tantissimo da ragazzo, e che ora di tanto in tanto mi piaceva (e piace) risentire soprattutto con i fratelli quando si chiamavano Jackson 5. Recentemente ho comprato alcuni dvd di trasmissioni dell'Ed Sullivan's Show. E' bellissimo vedere come ballava coi fratelli. Una volta la musica era fatta anche di questo, vedi i Temptations, i Four Tops: canzoni ma anche coreografia, abbigliamento kitch al massimo (ma era la moda... americana di quell'epoca, gli anni '60). Mi piace molto l'album Off the wall, pure.

Peccato che si raccontino cose brutte sull'infanzia di questi ragazzini. Peccato che anche lui non sia passato indenne alla maledizione del rock and roll: a non molti è dato in sorte di invecchiare; a chi lo è dato, è difficile che lo faccia serenamente, spesso dietro le apparenze dei sorrisi e delle belle immagini (che sono effettivamente belle e piacevoli, gustose anche oggi a più di quarant'anni) si celavano vizi, tristezze, depressioni, droga, mille matrimoni.

Nel caso di Michael c'era tanto turbamento interiore, il suo non essere più riconoscibile, tutti i suoi cambiamenti, di tutti i tipi (dal colore della pelle alle varie religioni praticate) e tanto altro.

Mi spiace per lui. Sarei contento che potesse riposare in pace. Gli ho detto una preghiera, mi ha fatto tanto divertire sin da quando ero ragazzo, e ultimamente i miei figli ballano le canzoni sue e dei suoi fratelli.

Ho messo questa foto di quando erano ragazzi, è meglio.

mercoledì 24 giugno 2009

Questa è l'informazione italiana, una cosa molto molto seria...

Leggete questi due articoli tratti dal Corriere della Sera di ieri e di oggi e ditemi se questo è il modo di fare i giornali e i giornalisti...

23 Giugno 2009
Mourinho verso il divorzio. Dalla moglie.
Secondo un
giornale portoghese, il tecnico avrebbe un'altra relazione in Italia. La famiglia smentisce José Mourinho (Epa) MILANO - «José Mourinho divorzia dalla moglie Matilde». Lo scrive il portoghese "Correio da Manhã", secondo il quale la moglie del tecnico interista avrebbe sondato già diversi avvocati per rappresentarla in un processo di divorzio. Il motivo sarebbe un flirt di Mou con una donna italiana. Mourinho, in vacanza con la famiglia in Oriente, avrebbe già dato il suo ok alla separazione che metterebbe fine a un'unione ventennale. LA SMENTITA - Tuttavia Eladio Parames, uno dei rappresentanti di Special One, smentisce categoricamente il contenuto dell'articolo: «La famiglia in questo momento è unita e sta trascorrendo le vacanze fuori dal paese». Anche la madre di Mourinho, la signora Maria Julia, giudica infondata la notizia: «Divorzio? No, che io sappia va tutto bene. Non so da dove sia uscito tutto questo».

24 Giugno 2009
Mou divorzia? È a Bora Bora con la moglie
Il portavoce dell'allenatore dell'Inter: «La famiglia è unita e sta trascorrendo felicemente le vacanze»
Josè Mourinho con la moglie Matilde (Clicphoto) MILANO — Di certo si sa che è in vacanza a Bora Bora, nella Polinesia francese. Con un particolare importante: è lì con la moglie Matilde, che lui chiama Tami, e i figli, 12 e 8 anni. Le voci sul divorzio di José Mourinho sarebbero partite proprio da quell'atollo nell'Oceano. Almeno così sostiene il tabloid Correio de Manha: «La settimana scorsa Matilde ha contattato alcuni legali per essere assistita in un'eventuale causa di separazione», ha rivelato il quotidiano portoghese. La causa, ça va sans dire, una donna. «Una nuova storia» per il tecnico dell'Inter, già incappato in una vicenda simile che fece scandalo quando allenava il Chelsea. Per ora però, da Milano e dal Portogallo, solo smentite. Attacca Eládio Paramés, portavoce dell'allenatore dell'Inter: «La famiglia è unita e sta trascorrendo felicemente le vacanze». Aggiunge la mamma dello Special One, Maria Júlia: «Divorzio? Não. Che io sappia, va tutto bene». Infine, persone vicine al tecnico: «Vive sul lago di Como con la moglie e i figli, segue la squadra, ma quando dovrebbe farsele queste storie? Sono balle». Tutti pronti a giurarlo. Nel mondo vip milanese, però, si troveranno altrettante voci che assicurano: «Ha un fascino straordinario». Non solo: «Mou è corteggiatissimo». Frase pronunciata con tale convinzione da far intendere che, da quando c'è lui, i calciatori con addominali scolpiti e bicipiti tatuati dovrebbero rassegnarsi («Se José si concedesse»). Qualcuno segnala soltanto un piccolo cambiamento di abitudini: negli ultimi mesi Mourinho è stato notato con maggior frequenza all'Osteria del Corso, ritrovo fashion in zona Brera, o all'hotel Melia. Restando però ai fatti, c'è da dire che con Mourinho i paparazzi hanno avuto vita grama. Scatti, pochi. Piccanti, zero. Gli obiettivi l'hanno intercettato lo scorso aprile in una situazione privata. Passeggiava con la famiglia. Gianni Santucci

Allora, vorrei far notare che già nel primo articolo c'era scritto: "Mourinho, in vacanza con la famiglia in Oriente, avrebbe già dato il suo ok alla separazione che metterebbe fine a un'unione ventennale".

Non so quello che faranno Mourinho e la moglie (non è il core business della mia giornata..., anche se ancora mi spiace sentire le famiglie che si sfasciano, e se non si sfasciasse sarei ancor più contento per loro e per i loro figli...), però UNO CHE VA IN VACANZA CON LA FAMIGLIA E' NORMALE CHE DIA L'OK PER LA SEPARAZIONE? LE COSE SONO DUE: O HA GIA' UN'ALTRA FAMIGLIA CON CUI VA AL MARE (!?!) OPPURE QUALCOSA NON FILA...

Naturalmente il problema non è tanto il secondo articolo quanto il primo.

Ma secondo voi fila tutto in regola? Sono io che non sono normale oppure è la stampa che non va?

mercoledì 3 giugno 2009

L'uovo spaziale di Giulia.

Bravissima, Giulietta, ecco il tuo uovo spaziale, l'ho voluto mettere qui!

Se cliccate qui, trovate il blog della classe di Giulia!

martedì 26 maggio 2009

Colmiamo un vuoto clamoroso in rete: qualche riga e due foto su mons. Francesco Sciocchetti, eroe del cattolicesimo a tutto tondo sambendettese.

Il varo del San Marco, primo peschereccio a motore d'Italia, ideato da mons. Francesco Sciocchetti (che è visibile sotto la barca con i bambini davanti, che grande!!! Guardate il popolo!) - San Benedetto del Tronto, 1912.
Quest'uomo è stato un grande. Il popolo lo ha visceralemente amato, solo invidiosi e massoni lo hanno avversato. In rete non ho trovato una sola foto di questo grande sambenedettese, che vorrei a Dio piacendo imitare. Allora ce le metto io, due foto. Metto anche un breve profilo scritto dall'amico Pietro Pompei, nella speranza anzi nella certezza che chi leggerà, poi si entusiasmerà alla grande. Evviva lu Curate de la Maréne! Che Dio lo abbia in gloria!!! La figura e l’opera di don Francesco Sciocchetti
Don Francesco Sciocchetti nacque a Ripatransone il 15 settembre 1863, ed è morto a S.Francisco di California (USA) il 3 maggio 1946. Aveva avuto il permesso di indossare l’abito ecclesiale già nel 1874. Celebrò la prima messa a Loreto il 20 giugno 1886. La sua venuta a S.Benedetto fu originata da un moto incoercibile di altruismo e di carità: scoppiata nell’estate un’epidemia colerica, che causò in tre mesi ben 179 morti, il giovane sacerdote ripano si offrì volontariamente per l’assistenza ai colerosi. Cessato il colera, fu nominato prebendario della cattedrale di Ripa. Tornò come economo a S.Maria della Marina l’8 luglio 1887; e il 31 dicembre 1889 vi fu nominato definitivamente parroco. Da subito affrontò il lavoro pastorale con un’azione concertata sul versante spirituale e sul versante sociale. Nel 1891 fondò una prima associazione giovanile, quella dei “Luigini”, fatta di chierichetti e cantori, in coincidenza con il centenario di S.Luigi Conzaga: di essa fece parte anche Giacomino Bruni, oggi Venerabile Padre Giovanni dello Spirito Santo, le cui spoglie mortali riposano presso la chiesa abbaziale del Paese Alto. Nel 1893 fondò la Società di S.Giuseppe, che fu il nucleo originario e l’asse portante delle sue molteplici realizzazioni sociali, e che raggiunse ben presto i 400 iscritti . Era una associazione di mutuo soccorso, che aveva per motto “Religione, Lavoro, Risparmio” ed intendeva promuovere la cooperazione tra contadini ed operai. Altre iniziative furono quelle d’una specifica “Società operaia” ( 1896 ); d’un magazzino sociale, realizzato nel 1898 come cooperativa di consumo; d’una cassa rurale, fondata nel 1902; d’una cooperativa fra pescatori messa in piedi con l’aiuto dei murriani ( la “Società per la pesca” del 1902); d’una “ Società femminile di mutuo soccorso Madonna del Rosario”, sempre del 1902. Questa molteplice attività non poteva passare inosservata; cominciarono ben presto gli attacchi contro tutto quanto il “Curato” andava realizzando. Nel 1897 avvenne un altro fatto assai doloroso: l’alluvione del 6 luglio, che procurò danni ingentissimi alle colture, alla viabilità, ai caseggiati della marina, procurando anche quattro morti. Il parroco Sciocchetti s’adoperò per il bene della sua gente come nei giorni della infezione colerica e s’ebbe un solenne encomio pubblico dal Prefetto di Ascoli Piceno e dal Sindaco di S.Benedetto. Per venire incontro alla fame autentica della sua gente allestì una cucina popolare quotidiana per i più poveri. Per risparmiare sulle spese “raccoglie combustibili, ed anche le bucce e i semi di pomodori dalla fabbrica per conserve iniziata da lui, e unisce i detriti che il mare getta sulla spiaggia dopo la burrasca e ne fa delle mattonelle”: si tratta de “la cioschie”, combustibile a nessun prezzo. E nel “magazzino sociale” da poco aperto, dava al prezzo di costo i generi di prima necessità. La vecchia chiesa della Madonna della Marina, nei pressi del vecchio palazzo comunale, resa pericolante dalla furia delle acque, fu demolita nel maggio del 1899; la parrocchia dovette trasferirsi nella vicina chiesa di S.Giuseppe, inadeguata ai bisogni. Don Sciocchetti pose allora energicamente mano alla costruzione della nuova chiesa, di cui c’erano il progetto e poco più delle fondamenta, e in pochi anni di lavoro indefesso giunse all’inaugurazione, il 4 aprile 1908, dell’attuale Chiesa della Madonna della Marina, oggi Cattedrale. Si rese conto ben presto dell’urgenza d’una stampa cattolica per informare ed educare la gente, ma anche per rintuzzare gli attacchi ingiusti e polemizzare in nome della verità, senza paura. Nel 1898, in via XX Settembre, aprì la libreria “S.Giuseppe”, affidandone la gestione al fratello Andrea, e vi impiantò una tipografia con “moderno macchinario a forza elettrica”. Aveva in animo di stamparvi un periodico cattolico. Cominciò nel 1902 con la stampa del mensile La pesca che fu il bollettino della Società da lui fondata, passò poi ad un vero e proprio quindicinale di battaglia: L’operaio, che iniziò le sue pubblicazioni il 1 gennaio 1905. Ed è soprattutto negli articoli di fondo e di spalla in prima pagina che si rivela il “genio” del Curato e l’impostazione del giornale, diventato ben presto settimanale, pensato e scritto per l’evangelizzazione e la coscientizzazione sociale della sua gente; contadini pescatori operai. Un settore al quale dedicò grande attenzione fu quello dell’ emigrazione, in seguito alla crisi marinaresca del 1905-1906, suggerendo di aprire presso ogni parrocchia un Ufficio d’emigrazione. Il 1912 fu per don Sciocchetti particolarmente gratificante: scese in mare il S.Marco, un “portapesce”, e cioè il “primo battello peschereccio con motore ausiliario varato in Italia, nel maggio 1912, su concezione di mons. cav. Francesco Sciocchetti”. Per questa sua geniale innovazione il Curato fu premiato con medaglia d’oro dal Ministero dei Lavori Pubblici. Durante il periodo della prima guerra mondiale, don Francesco allestì di nuovo una cucina popolare per dare minestra e pane a circa duecento bambini, figli di richiamati alle armi, e ai molti profughi del Veneto che fuggirono a S.Benedetto; aprì un ufficio per la spedizione dei pacchi ai prigionieri; attivò una singolare “scarperia”. Il soccorso ai poveri fu ancor più intensificato durante l’epidemia influenzale della spagnola.. Accanto a queste attività assistenziali, c’erano da sempre, quelle educative: l’oratorio e il catechismo a settecento ragazzi ogni domenica divisi in quaranta classi; il circolo giovanile con scuola di ginnastica e attività ricreative; accademie musicali e letterarie, drammi e melodrammi al teatro “ Virtus” poi diventato “S.Giovanni Bosco”; un cinematografo per le famiglie; scuole serali, animate dal fratello pittore don Luigi, per apprendisti artigiani; laboratorio per le ragazze. Era un mondo nel mondo. Giustamente si dava di lui questo giudizio riepilogativo: “ Sotto la direzione paterna del Curato si viveva in letizia. Uomo dinamico, animatore, precursore dei tempi nuovi, se avesse avuto possibilità, avrebbe voluto di questo lembo di terra farne un paradiso terrestre. Noi siamo stati immeritevoli d’averlo con noi sino alla fine”. “Sino alla fine” il Curato non riuscì proprio a rimanere. Era veramente stanco. Il 13 aprile 1920 se ne “fuggì” dalla sua S. Benedetto, dopo trentadue anni di faticosa e geniale attività pastorale. Andò prima ad Assisi e dopo un breve ritorno a S. Benedetto, decise definitivamente di raggiungere (il 30 settembre 1921) i fratelli, tra cui don Luigi, a S. Francisco in California. Qui morì il 3 maggio 1946. 

(A cura di P. Pompei: Notizie tratte dal libro “Il Movimento cattolico a S.Benedetto del Tronto, Ripatransone e Montalto Marche tra Ottocento e Novecento” di Mons. G. Chiaretti).

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Aggiornamento del 19 Settembre 2021:

Nel frattempo i miei figli ed i loro amici hanno preso in mano la torcia della tradizione ed hanno fatto questo bel podcast in ricordo del grande don Francesco Sciocchetti, prete d'altri tempi, uomo magnanimo e di grandissima inventiva. Sono contento. La torcia non è spenta.