I primi tre uomini a volare sulla Luna: Armstrong, Collins e Aldrin
Quando il primo uomo sbarcò sulla luna, io avevo appena compiuto quattro anni.
Me lo ricordo bene, quel giorno, anzi quella notte, perché la faccenda successe verso le quattro di notte, ed io, bimbo di quattro anni, ero sveglio con i miei genitori (mi pare che fossi in braccio a mio padre, e anche di aver dormito fino a pochi minuti prima della discesa dal Lem di Neil Armstrong - il cognome lo imparai subito! e oggi dopo quarant'anni me lo ricordo ancora!).
Era la missione Apollo 11.
In televisione la notizia la diede Tito Stagno, un simpatico giornalista della RAI.
Ricordo quell'evento molto nitidamente: il televisore in bianco e nero acceso ad un'ora impossibile, le immagini chiare e scure, la voce inconfondibile di Tito Stagno, gli applausi di mio padre. Sinceramente sono un po' commosso ancora oggi.
Ricordo pure che nei giorni successivi babbo mi comprò una piccola astronave di plastica stile Apollo 11 con il suo Lem, ed io giocavo e ripetevo i nomi dei tre astronauti, e sognavo di andare anch'io sulla luna.
La luna mi ha sempre ispirato molto, tanto che al liceo feci un tema sulla notte e la luna che la mia severissima professoressa Giorgina Grifi (che Dio l'abbia in gloria, davvero, per tutto quello che mi ha dato) premiò addirittura con un sette meno, tenendo a precisare che era il secondo sette che metteva valutando un tema in tutta la sua lunghissima carriera di insegnante che oramai volgeva al termine. Disse pure che per non sbagliare nella valutazione lo aveva fatto leggere anche alla sua collega altrettanto severa, la professoressa Viglione.
Quando ero già babbo di Pier Giorgio e Francesca, una sera tornando a casa in bicicletta (era il mese di ottobre del 1998, era nata da poco Francesca) con il piccolissimo Pier Giorgio (un anno e mezzo scarso) vedemmo la luna in cielo. Io, per fare qualcosa di simpatico, dissi a Pier Giorgio: "Lo sai che cosa fanno gli hobbit quando vedono la luna? Ahuu!!!" e ululai alla luna (lo so, non è assolutamente vero, però dobbiamo fare qualcosa di grande, no? Se vi interessa, al mare ci gettiamo all'assalto degli orchetti gridando "Elbereth Giltoniel!"). Poi dissi: "Noi siamo hobbit -io ho sempre detto con Tolkien di essere in tutto un hobbit salvo che nella statura, e ultimamente dico che la panza è quella di un hobbit...-, e quando vediamo la luna come facciamo?", allora io feci: "Uno, due, tre..." e insieme, io e Pier Giorgino, dicemmo: "Ahuuu!!!". Ho ripetuto questo rituale (con Chesterton invece mi proclamo fervente ritualista, come ogni bambino) con ogni figlio, e proprio in questi giorni ho insegnato anche alla piccola Anna Maria di quattordici mesi e mezzo (la numero cinque) a fare "Ahuu!!!".
Bello, no?
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Aggiornamento del 17 Settembre 2021:
Felice è colui che ama ancora ciò che amava all'asilo: non è stato spezzato in due dal tempo; non sono due uomini, ma uno solo, ed ha salvato non solo la sua anima ma la sua vita.
Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 26 Settembre 1908.
E, qui giunto, mi commuovo ancora una volta contento!
2 commenti:
Bellissimo!
Cada um de carrega em si recordos de tempos que não voltaram mais porém ficaram para sempre guardados em nossas lembranças.
Existe coisa mais bela do que olher para a Lua quando se está apaixonado? Ou deixar-se conduzir em uma oração silênciosa...
Um grande abraço,
edu
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