Sfogliando nuovamente il volume Il movimento cattolico a San Benedetto del Tronto Ripatransone e Montalto Marche tra Ottocento e Novecento del compianto e caro mons. Giuseppe Chiaretti, nostro vescovo fino al 1996, trovo qualcosa di grande interesse e attualità.
Spicca nell'opera la figura di mons. Francesco Sciocchetti di cui vi ho già parlato in questo medesimo blog. Qui è mons. Sciocchetti a descrivere il fenomeno dell'emigrazione nel suo territorio al suo vescovo. Ci sono delle considerazioni che calzano oggi come ieri e che la mia esperienza mi dice siano vere. Purtroppo la gente è confusa perché non ha vere guide, i cristiani lo sono altrettanto e si cerca errando di stare allineati alla cultura dominante, che è antiumana. Mi riferisco esplicitamente in quest’ultimo caso ai cattolici.
Oggi purtroppo si fa a gara per dimostrarsi favorevoli all’Agenda 2030, all’idea dominante per cui l’immigrazione sia un fenomeno felice ed ineluttabile (quando invece non lo è: perché non pensare ad aiutare lo sviluppo in un certo posto? Le masse sono comode quando sono governabili, cioè non radicate, non libere, dipendenti da un lavoro e dalle mode…), alla concezione del continuo sradicamento come dimensione normale dell’uomo, quando invece sappiamo bene che non è così, che non si è mai cittadini del mondo ma che si ama un determinato posto, come diceva il mio Chesterton.
Ammiro la grandezza e magnanimità del parroco, lo sguardo lucido e l'impegno senza posa, lo zelo apostolico. Così tutti dobbiamo essere se vogliamo andare in paradiso e non all'inferno.
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Parrocchia di Santa Maria della Marina
San Benedetto del Tronto
15 Marzo 1914
Eccellenza Rev. ma
Mi perdoni se le molteplici occupazioni mi hanno impedito di rispondere prima alla lettera circolare dell'E.V. riguardante l'emigrazione.
Purtroppo per me l'emigrazione è una vera disgrazia sotto l'aspetto religioso e morale. Una buona metà degli emigrati ritorna.
Procurerò di dare una statistica dell'ultimo quinquennio:
Anno 1909: Emigrati N. 255 - Della Parrocchia N. 209, dei quali
88 all'estero, 12 in Italia. Famiglie intere N. 6.
Anno 1910: Emigrati N. 252 - Della Parrocchia 177, dei quali
83 all'estero, 94 all'interno. Famiglie intere N. 4.
Anno 1911: Emigrati N. 194 - Della Parrocchia 165, dei quali
52 all'estero, 113 all'interno. Famiglie intere N. 5.
Anno 1912: Emigrati N. 443 - Della Parrocchia 293, dei quali
197 all'estero, 96 all'interno. Famiglie intere N. 9.
Anno 1913: Emigrati N. 553 - Della Parrocchia 386, dei quali
226 all'estero, 160 all'interno. Famiglie intere N. 8.
2. Gli emigrati si dirigono principalmente nell'America del Nord; a Chicago-Heights - S. Francisco - Colsville - Alaska. A Chicago Heights vi è un grande nucleo dei nostri emigrati colle mogli e figlie, cola si dirigono le nostre ragazze in numero rilevante a prendere marito e la vita religiosa vi e poco praticata per l'opera demolitrice d'alcuni dei più facinorosi settari che ivi si sono recati. Da un sacerdote della diocesi di Avellino, di nome Benzallo, si è costruita una Chiesa per gli italiani, ma per quanto mi costa non è molto frequenta-la dai nostri emigrati. Molti si recano a Buenos Aires, Rosario ed in altre città dell'Argentina. Non pochi si recano anche in Australia.
3. In via ordinaria trattasi d'emigrazione temporanea, ma in buon numero si sono formate famiglie che difficilmente torneranno più in patria.
4. Come può rilevarsi dalla statistica non partono molte famiglie intere, essendo la maggioranza degli emigrati composta d'uomini. Fanciulle isolatamente partono chiamate dai parenti, i quali hanno ad esse trovato un marito in America. A gruppi le fanciulle non partono.
5. La causa dell'emigrazione è quasi sempro la mania d'arricchire, non mancando il lavoro nel nostro paese tanto per i pescatori che per gli agricoltori.
6. Vi sono agenti di emigrazione, i quali sono guidati dal solo interesse e non si preoccupano punto né pro né contro dell'assistenza religiosa degli emigranti. in maggioranza gli emigrati ricevono il passaggio pagato dai parenti ed amici d'America.
7. Quasi tutti gli emigrati prima di partire vengono in Chiesa per accostarsi ai sacramenti e per salutare il Parroco e non si è certo avari di buoni consigli e si regalano loro e si mandano ai parenti immagini sacre, medaglie, libretti di devozione e si spediscono in buon numero copie del giornaletto L'operaio. Si mantiene per quanto è possibile relazione con molti e si mandano spesso i saluti e raccomandazioni che si mantengano fermi nella fede.
8. Ritornati in parrocchia non sono più, in maggior parte, quelli di prima ed è necessario qualche tempo prima che ritornino alle pratiche religiose. Non rinnegano la fede, ma tornano indifferenti specialmente i giovani. A New York e Chicago intenso è il lavoro delle sette protestanti, ma per quanto mi consta nessuno ha rinnegato la fede cattolica.
Al ritorno ho dovuto battezzare alcuni bambini ed unire vari in matrimonio. Nell'interno l'emigrazione è tutta di pescatori per le spiaggie del Mediterraneo, Spezia, Viareggio, Marina di Pisa, dove la vita e meno faticosa e più rimunerativo il lavoro per l'esistenza di porti e di canali per l'ancoraggio delle barche da pesca.
Sono centinaia di pescatori che tornano soltanto per qualche mese dell'inverno e poi vanno a riprendere la pesca dove si sono costituite molte famiglie. L'assistenza religiosa l'hanno dai parroci locali.
9. Riguardo a consigli è difficile darli perché l'unico scopo che guida gli emigrati è il guadagno e disgraziatamente tutto si sacrifica per ottenere questo scopo.
È bene parlare in Chiesa dei pericoli ai quali si trovano esposti emigrando specialmente nel America del Nord, dove non ci sono Chiesa e sacerdoti cattolici come nell'America del Sud. Il pericolo maggiore è per le donne perché, sovraccariche di lavoro non possono Intendere ai doveri religiosi, e, trovandosi in centri dove la corruzione a grande, perdono il sentimento del pudore e dell'onestà, che ancora Conservano nei nostri paesi. Prima che partono, oltre le prediche in Chiesa, è utile parlare agli emigrati come un padre che si preoccupa seriamente del loro avvenire, non solo, economico ma morale e religioso.
Durante il viaggio poco o nulla può farsi perché la scelta dei piroscafi, dove è il sacerdote cattolico a bordo, non dipende da loro.
Nel luogo di emigrazione tutto dipende da un buon sacerdote o missionario che ivi si trova.
Sarebbe indispensabile che in ogni città o centro d'emigrazione ed anche in ogni Parrocchia ci fosse un ufficio d'emigrazione che si trovasse in relazione con un ufficio centrale e si potesse con una seria organizzazione dirigere e dare un aiuto efficace agli emigrati nei luoghi di sbarco.
Fino ad ora l'opera dei Parroci è isolata e quindi poco fruttifera: credo che se ad un'opera organizzata dei Parroci d'Italia corrispondessero le autorità religiose d'America, le condizioni morali e religiose dei nostri emigrati non sarebbero così disastrose come si deplorano.
Bacio il S. Anello e mi professo dev. mo servitore.
Francesco Sciocchetti Parroco
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