Pilátus autem, volens pópulo satisfácere, dimisit illis Barábbam, et trádidit Jesum flagéllis casum, ut crucifigerétur. Millites autem duxérunt eum in átrium pratórii, et cónvocant totam cohórtem, et induunt eum púrpura, et imponunt ei plecténtes spineam corónam. Et cœpérunt salutare eum: Ave, Rex Iudaórum. Et percutiébant caput eius arúndine: et conspuébant eum, et ponéntes génua, aderábant. eum. Et postquam illusérunt ei, exuérunt illum púrpura, et induérunt eum vestiméntis suis: et edúcunt illum, ut crucifigerent eum. Et angariavérunt pratereüntem quémpiam, Simónem Cyrenæum, veniéntem de villa, patrem Alexándri et Rufi, ut tólleret crucem eius.
Secundum Marcum 15, 15 - 21.
Pilato, volendo soddisfare la moltitudine, liberò loro Barabba, e consegnò Gesù, dopo d'averlo fatto flagellare, per essere crocifisso. I soldati poi lo condussero nell'atrio del Pretorio, e vi convocarono tutta la coorte. Lo vestirono di porpora e, intrecciata una corona di spine, gliela misero in capo, e cominciarono a salutarlo: «Salve, o re dei Giudei». E gli picchiavano la testa con una canna, gli sputavano addosso, e piegando il ginocchio, gli si prostravan davanti. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora, e gli rimisero le sue vesti. Condottolo fuori per crocifiggerlo, costrinsero un certo Simone di Cirene, padre di Alessandro e di Rufo, che ritornava dalla campagna, a portare la croce di lui.
Vangelo secondo Marco 15, 15 - 21.
Questa è una delle pagine dei Vangeli di questi giorni che hanno preceduto la Pasqua che mi hanno colpito di più. La condanna, la morte sono l'apoteosi più alta dell'ingiustizia e della sofferenza. Ma pensiamo alla derisione, "illuserunt ei". Qui mi sono sinceramente commosso. Morire, morire ingiustamente, morire ingiustamente e deriso.
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