mercoledì 3 settembre 2008

Nuove violenze a Mosul, rapiti e uccisi due cristiani.


Si conclude in maniera tragico il sequestro di due cristiani, per la cui libertà una delle famiglie aveva già pagato un riscatto di 20mila dollari. La comunità di Mosul auspica che i musulmani condannino “con fermezza” gli omicidi.


Mosul (AsiaNews) – La comunità cristiana irachena di nuovo nel mirino dei fondamentalisti islamici a Mosul: è di oggi la notizia della morte di un medico 65enne, Tariq Qattan, rapito nei giorni scorsi da una banda di terroristi e per la cui libertà, rivelano fonti di AsiaNews, la famiglia aveva già pagato un riscatto di 20mila dollari Usa. La somma di denaro non è però bastata per restituire la libertà a Tariq Qattan, uno dei tanti cristiani rapiti dai fondamentalisti per estorcere denaro.

Sempre a Mosul due giorni fa – ma la notizia è circolata solo oggi – è stato rapito e ucciso un altro cristiano, Nafi Haddad, per il quale non si sa ancora se sia stato pagato o meno un riscatto. A dispetto dei piccoli segnali di miglioramento che sembravano arrivare dall’Iraq, la comunità cristiana deve registrare altre violenze; Mosul è da tempo teatro di una vera e propria carneficina, che ha costretto oltre i due terzi dei fedeli a fuggire altrove in cerca di salvezza.

Grande il tributo di sangue versato dalla diocesi in questi ultimi anni, a partire dal tragico rapimento di mons. Paulo Farj Rahho, il cui corpo è stato rinvenuto privo di vita il 13 marzo scorso in un terreno abbandonato poco fuori la città. Durante l’agguato che ha preceduto il sequestro del presule sono morti i tre uomini che erano con lui e fungevano da scorta, massacrati dai terroristi.

Nel 2007 i morti registrati nella comunità cristiana irachena sono stati 47, di cui almeno 13 solo a Mosul: fra di loro ricordiamo p. Ragheed Gani trucidato il 3 giugno, e altri due preti.

Tra il 6 e il 17 gennaio di quest’anno, inoltre, si sono succeduti una serie di attacchi contro beni e proprietà cristiani, quando un’ondata di attacchi bomba ha colpito: la chiesa caldea della Vergine Immacolata, quella caldea di San Paolo, quasi distrutta, l’entrata dell’orfanotrofio gestito dalle suore caldee ad al Nour, una chiesa nestoriana e il convento delle suore domenicane di Mosul Jadida.

La fonte di AsiaNews a Mosul auspica che gli ultimi due omicidi vengano “condannati con forza” dalla comunità musulmana, che ha appena celebrato l’inizio del mese sacro del Ramadan. Barbarie compiute “in nome della religione” e che violano i precetti del Corano. “Per secoli la comunità cristiana ha contribuito in maniera fondamentale allo sviluppo dell’Iraq. È dovere dei musulmani rispettarla e proteggerla perché crediamo tutti in un unico Dio, come è scritto nel Libro Sacro”.

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