la nostra protesta a questa disumanità che avvolge tutto.
Il blog di Marco Sermarini, uomo vivo.
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venerdì 28 aprile 2023
28 Aprile 2018 - 28 Aprile 2023. Mai dimenticare.
la nostra protesta a questa disumanità che avvolge tutto.
martedì 25 aprile 2023
Ogni tanto vale la pena che San Paolo me lo ricordi.
giovedì 20 aprile 2023
Frammenti della mia filosofia - 39 | Chesterton, Autobiografia, Una nutrita schiera di pazzi mi chiama amico e una nutrita schiera di amici mi considera pazzo.
William Butler Yeats (seduto)
e Gilbert Keith Chesterton (in piedi)
(William Butler Yeats dichiarava:) "Non c'è un solo imbecille che possa trattarmi da amico". (...) Oso dire che c'è una nutrita schiera di pazzi che può chiamarmi amico e anche (pensiero ancor più punitivo) una nutrita schiera di amici che può chiamarmi pazzo.
Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia.
martedì 11 aprile 2023
Studio sul dialetto Sambenedettese (tratto dal sito vocidellamiagente.it)
Oggi ho scoperto l'esistenza di questo sito sul dialetto sambenedettese, il mio dialetto, il dialetto di mia madre e di mia nonna. Me ne compiaccio, complimenti agli autori.
Riporto l'inizio di questo studio fatto dal compianto Francesco Palestini, il resto lo troverete nel suo sito, cioè nel collegamento sotto al testo.
Studio sul dialetto Sambenedettese
A cura di Francesco Palestini
Il dialetto sambenedettese, conservatosi integro nel cuore di quel lembo di Pretuzio a nord del Tronto che nel medioevo aveva subito) ove più. ove meno) l’influenza delle parlate ascolana e fermana, è caratterizzato dall’ ammutolimento delle vocali di sillaba poco accentata, miracolo, meràcule; lucertola, lecèrte; morire, meré; Matilde, Metélle. Uguale fenomeno si verifica negli Abruzzi, nel Molise, nella Puglia settentrionale, in Campania ed in Basilicata, mentre invece” i dialetti propriamente definiti marchigiani sono caratterizzati principalmente dalla mancanza di vocali indistinte.
La parola si spegne in -e muta e tale terminazione si spinge, pure se contrastata, fino all’Aso, dove è infine bloccata da quelle fermane in -u ed anche in -o. A Montalto, Montedinove,• Rotella, Castignano, Maltignano e ad Ascoli stessa, pur prevalendo il ‘fenomeno, si hanno anche finali in -a, -a semimuta, come nella zona abruzzese-molisana-campana-basilisca.
Diffusa la metafonesi per il cambio di genere (bune, bòne; frésche, frèsche; bbille, bbèlle) e anche di numero (ibòve, buve;· prète, prite), come comunemente nelle Marche e negli Abruzzi, con esiti peraltro generalmente diversi da paese a paese.
https://www.vocidellamiagente.it/cose-il-dialetto-sambenedettese/
domenica 9 aprile 2023
Illuserunt ei.
Pilátus autem, volens pópulo satisfácere, dimisit illis Barábbam, et trádidit Jesum flagéllis casum, ut crucifigerétur. Millites autem duxérunt eum in átrium pratórii, et cónvocant totam cohórtem, et induunt eum púrpura, et imponunt ei plecténtes spineam corónam. Et cœpérunt salutare eum: Ave, Rex Iudaórum. Et percutiébant caput eius arúndine: et conspuébant eum, et ponéntes génua, aderábant. eum. Et postquam illusérunt ei, exuérunt illum púrpura, et induérunt eum vestiméntis suis: et edúcunt illum, ut crucifigerent eum. Et angariavérunt pratereüntem quémpiam, Simónem Cyrenæum, veniéntem de villa, patrem Alexándri et Rufi, ut tólleret crucem eius.
Secundum Marcum 15, 15 - 21.
Pilato, volendo soddisfare la moltitudine, liberò loro Barabba, e consegnò Gesù, dopo d'averlo fatto flagellare, per essere crocifisso. I soldati poi lo condussero nell'atrio del Pretorio, e vi convocarono tutta la coorte. Lo vestirono di porpora e, intrecciata una corona di spine, gliela misero in capo, e cominciarono a salutarlo: «Salve, o re dei Giudei». E gli picchiavano la testa con una canna, gli sputavano addosso, e piegando il ginocchio, gli si prostravan davanti. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora, e gli rimisero le sue vesti. Condottolo fuori per crocifiggerlo, costrinsero un certo Simone di Cirene, padre di Alessandro e di Rufo, che ritornava dalla campagna, a portare la croce di lui.
Vangelo secondo Marco 15, 15 - 21.
Questa è una delle pagine dei Vangeli di questi giorni che hanno preceduto la Pasqua che mi hanno colpito di più. La condanna, la morte sono l'apoteosi più alta dell'ingiustizia e della sofferenza. Ma pensiamo alla derisione, "illuserunt ei". Qui mi sono sinceramente commosso. Morire, morire ingiustamente, morire ingiustamente e deriso.