sabato 25 dicembre 2021

«Let’s see to Axel’s for an early dinner…»… ‘na storia!

Luglio. Anno 2018? Forse. Minnesota, Minneapolis. Uno dei miei soliti (allora) tour del tipo: partenza il mercoledì dall'Italia, anche con scalo in Olanda, arrivo in USA che è mercoledì ma per me è mercoledì da ventidue ore, mentre per loro solo da quindici, quindi loro freschi come petali di rosa, noi sfatti come l'insalata che è stata troppo tempo in frigo; giovedì (spesso con esordio ad ore antelucane per via di giri da fare, quindi con tutto il ritmo sballato dal jet lag), venerdì, sabato e domenica a girare come le trottole, domenica sera o lunedì partenza per tornare a casa, scalo in Olanda, arrivo a Bologna, saluto del mio amico Enrico Tiozzo Bon, ritorno a casa strasfatto. Qualcuno mi dice che negli ultimi anni ho fatto un calo. Certo, rispondo ripensando a queste robe fatte sei volte negli ultimi anni. Perché sono tutti bravi ad andare in America e starci quindici - venti giorni, l'arte è rimanerci cinque giorni compresi due di viaggio e tornare interi.

Bene, un giorno di luglio di qualche anno fa, al termine di uno di questi spettacolari giri, stavamo mangiando a casa di Kevin (il giovanotto in camicia azzurra al centro della foto) poco prima del saluto. Abbiamo ricacciato tutte le riserve in caso di guerra (sai com'è, quando si va là non si sa mai) e lo stavamo spazzolando per fare onore agli amici che ci avevano ospitato. Per cui alici marinate come se non ci fosse un domani, qualcuno ha avuto il coraggio di addentare le anguille di Enrico; non si doveva lasciare niente in America, sennò pensa che onta. Una sorta di bicchiere (piuttosto grosso) della staffa. Insomma, contavamo di salutare satolli e con grande calma e grandi chiacchiere arrivare tranquilli all'aeroporto di Minneapolis come dei seri viaggiatori con due ore di anticipo rispetto all'imbarco che sarebbe avvenuto alle sette di sera. 

Invece no.

Kevin mi fa: "Ti ricordi? Avevamo detto a Terry (quello più a destra nella foto, ndr) che saremmo passati a salutarlo...". Io: "E certo! Chiamalo tu, va, non mi far fare delle figure da idiota prima di partire, poi magari non capisco bene...". "Ok!" risponde fresco Kevin e chiama il nostro amico Terrence per gli amici Terry. Io continuo a mangiare imperterrito e sento di là Kevin che educatamente concorda l'appuntamento. Torna da noi e fa: "Ok, ci vediamo alle tre e mezza da Axel...". Io: "E chi è 'sto Axel?" "Un locale, è perfetto, sta proprio lungo la strada per l'aeroporto, molto vicino all'aeroporto...". "Bravo! E che si fa lì?" domando ingenuo. "Early dinner" fa Kevin. "Early dinner" penso tra me e me, "early dinner a casa mia è a cena presto... va be', dai, mo' che vorrà succedere alle tre e mezza? Al massimo due salatini e una birra, cacchio..." e archivio la cosa pensando a quant'è bravo l'americano che mi programma le cose e io non devo pensare a niente, né a guidare, né a che fare, né dove andare... proprio bravo! Mi rimane 'sta early dinner nella capoccia ma dai, su, non stare a fare il sottile...

Per cui terminiamo di pranzare, abbracciamo tutti gli amici, un po' di legittima commozione, sa, vanno via gli amici italiani, salutiamo gli amici americani... e via, si parte alla volta di Axel! Un bel pomeriggio di sole, temperatura accettabile, il piccolo Kevin che guida tranquillo in mezzo agli stradoni americani (le highways, un casino, le buche, le uscite, chi ci capisce, e poi quei semafori appesi a dieci metri dall'incrocio che mi fanno venire la sudarella anche se non guido...), tutto verde.

Arriviamo da Axel. Entriamo, un localone lungo come una pista di atletica, tutte luci e lucette che sembrava Natale, arredamento in legno scuro, tre o quattro pensionati che mangiano là dentro. Ammazza, penso, questi magnano a quest'ora... sono pazzi. Poi dicono che sono obesi, e te credo! Chiediamo del signor Terrence, il cameriere frizzante ci porta ancora più avanti, arriviamo al tavolo e c'è il mitico Terry che mi abbraccia e mi solleva come un sacco di patate, presentazioni, Tiziana, Enrico, Francesco, Kevin, "nice to meet you" o come dice Enrico "macciupicciu". Dopo un po' arriva anche John, il babbo di Abby, cui avevamo dato appuntamento lì. S'era perso nel localone enorme, praticamente stava nella contea confinante.

Si parla, si spiega, si dice, si racconta come va in Italia. Bello, bel clima. Arrivano i camerieri con le solite brocche d'acqua ghiaccia coi cubetti in quantità industriali. Portano un po' di porcheriole per accompagnare una birra che ordiniamo, così. Be', dico tra me e me, se questa è l'early dinner, come cacchio è che diventano tutti grassi, qua? E' che forse fanno troppe cene, perché se c'è la early ci sarà anche la late e allora sì, ti ingrassi, ma alla fine che vuoi che sia? Ignaro.

A un certo punto arriva il cameriere e ci dice di ordinare.

Scende il gelo tra gli italiani. Ci eravamo mangiati anche la callaretta della colla, come si dice da noi, e mo' si magna un'altra volta? E fino adesso che abbiamo fatto? Fino adesso abbiamo giocato, ragazzi. Voi siete pazzi, dico. Cerchiamo di cincischiare ma non c'è niente da fare. Gli americani ordinano, dicono delle robe che ho letto sul menu, ma che ne so che roba è? In ogni caso fanno sul serio. Enrico cerca di glissare e mi fa: "Avvocato, qualcosa di leggero?" Io: "Ma che ne so? Qua è scritto tutto a metafore... mica si capisce che se magna...". Allora lui fa lo splendido e fa a Terry: "Prendo quello che prendi tu!" tutto garrulo e sorridente. Io non mi fido. Chiedo un hamburger, capisco che è la roba più piccola che c'è e spero che sia davvero piccola. Tutti sorridenti continuiamo a chiacchierare quando ad un certo punto comprendiamo il clamoroso autogol di Enrico: arriva il cameriere con un pescione di lago lungo mezzo metro e una patata grossa come un meteorite integra, lessa, ma tutta intera! Io rido e faccio: "Mo' magnati quessa!". The American Potato, faccio. Terry capisce e ride pure lui. A me arriva un hamburger grosso come un disco volante e cerco di abbozzare. Finiamo di mangiare e siamo semidistrutti. Grandi saluti e abbracci, nuove amicizie, tutti contenti.

Riprendiamo barcollanti la strada per l'aeroporto. Salutoni a Kevin ridendo della early dinner, ci avviamo verso il check in. Rapidi come delle schegge passiamo i controlli, desk che scorre veloce, imbarco, partenza a razzo addirittura in anticipo perché c'eravamo tutti a pieno carico. Ah, faccio, mo' ci rilassiamo! Poi d'improvviso mi ricordo che stavamo su un aereo della Delta Airlines dove mi sa che pensano che ci sarà presto un carestia e allora conviene fare le scorte. "Enri', qua è la Delta" faccio, "mo' si ricomincia!". Lui subito: "No, io non mangio...". Tiziana idem. Io: "Ragazzi, voliamo a ottomila metri di quota... e se poi ti viene fame? Scendi un attimo al bar a prendere un tramezzino???". Mi guardano male ma alla fine mangiano pure loro! Bicchiere del benvenuto, stuzzichino di accompagno, cenetta alle sette e trenta circa, mentre sorvolavamo chissà, forse il Wisconsin, caffè, non l'ammazzacaffè però una coca-coletta per far calare tutta 'sta roba...

Tutto come da programma scritto sul pieghevole della Delta: a tot minuti e tot metri si magna, a tot metri e tot minuti si digerisce...

P.S.: nella foto mancano solo Big John che ancora non s'era ritrovato ed Enrico che la scattava, ma come si vede pensavamo ancora di scamparla.

Più trincee di quante ne perda - Resistenza al totalitarismo silente.

Se nello stesso periodo, la polis parallela è capace di produrre più trincee di quante ne perda, si verifica una situazione che per il potere è mortalmente pericolosa: esso viene colpito dritto al cuore, cioè nella possibilità di colpire indifferentemente e senza alcuna limitazione. La missione della polis parallela è di conquistare sempre nuovo spazio, di rendere il proprio parallelismo sempre più compatto e presente. Dal punto di vista politico questo significa tracciare dei limiti al potere totalitario, complicare le sue possibilità di manovra.

Vaclav Benda, Situazione, prospettive e significato della polis parallela

lunedì 13 dicembre 2021

Bello il Polittico di Carlo Crivelli ad Ascoli Piceno!


___________

Aggiornamento del 13 Marzo 2023:

Quando scattai questa foto, grosso modo nel giorno in cui la pubblicai, il polittico era smembrato e pronto per il riassemblamento dopo il restauro. Quindiquello che vedete è solo una parte del tutto. Molto bella l'arte dei Crivelli, così ricca e fantasiosa.


martedì 7 dicembre 2021

“Apri la bocca, mo’ vi ti caco!” (Fioretti di San Francesco - Il luogo è questo!).

Come il demonio in forma di Crocifisso
apparve più volte a frate Ruffino,
dicendogli che perdea il bene che facea,
però ch'egli non era degli eletti di vita eterna.
Di che santo Francesco
per rivelazione di Dio il seppe,
e fece riconoscere a frate Ruffino
il suo errore ch'egli avea creduto.

Frate Ruffino, uno de'più nobili uomini d'Ascesi, compagno di santo Francesco, uomo di grande santità, fu uno tempo fortissimamente combattuto e tentato nell'anima dallo demonio della predestinazione, di che egli stava tutto malinconioso e tristo; imperò ch 'l dimonio gli metteva pure in cuore ch'egli era dannato, e non era delli predestinati a vita eterna, e che sì perdeva ciò ch'egli faceva nell'Ordine.

E durando questa tentazione più e più dì ed egli per vergogna non rivelandolo a santo Francesco, nientedimeno egli non lasciava l'orazioni e le astinenze usate; di che il nimico gli cominciò aggiugnere tristizia sopra tristizia; oltra alla battaglia dentro, di fuori combattendolo anche con false apparizioni. Onde una volta gli apparve in forma di Crocifisso e dissegli: «O frate Ruffino, perché t'affliggi in penitenza e in orazione, con ciò sia cosa che tu non sia delli predestinati a vita eterna? E credimi, chè io so cui io ho eletto e predestinato, e non credere al figliuolo di Pietro Bernardoni, s'egli ti dicesse il contrario, e anche non lo domandare di cotesta materia, però che né egli né altri il sa, se non io che sono figliuolo di Dio; e però credimi per certo che tu se'del numero delli dannati; e 'l figliuolo di Pietro Bernardoni, tuo padre, e anche il padre suo sono dannati, e chiunque il seguita è ingannato».

E dette queste parole, frate Ruffino comincia a essere sì ottenebrato dal principe delle tenebre, che già perdeva ogni fede e amore ch'egli avea avuto a santo Francesco, e non si curava di dirgliene nulla. Ma quello ch'al padre santo non disse frate Ruffino, rivelò lo Spirito Santo. Onde veggendo in ispirito santo Francesco tanto pericolo del detto frate, mandò frate Masseo per lui, al quale frate Ruffino rispuose rimbrottando: «Che ho io a fare con frate Francesco?». E allora frate Masseo tutto ripieno di sapienza divina, conoscendo la fallanza del dimonio, disse: «O frate Ruffino, non sai tu che frate Francesco è come uno agnolo di Dio, il quale ha illuminate tante anime nel mondo e dal quale noi abbiamo avuto la grazia di Dio? Ond'io voglio ch'a ogni partito tu venga con meco a lui, imperò ch'io ti veggio chiaramente essere ingannato dal dimonio».

E detto questo, frate Ruffino si mosse e andò a santo Francesco. E veggendolo dalla lunga santo Francesco venire, cominciò a gridare: «O frate Ruffino cattivello, a cui hai tu creduto?». E giugnendo a lui frate Ruffino, egli sì gli disse per ordine tutta la tentazione ch'egli avea avuta dal demonio dentro e di fuori, e mostrandogli chiaramente che colui che gli era apparito era il demonio e non Cristo, e che per nessuno modo ei dovea acconsentire alle suggestioni: «ma quando il demonio ti dicesse più: Tu se'dannato, sì gli rispondi: Apri la bocca; mo'vi ti caco. E questo ti sia segnale, ch'egli è il demonio e non Cristo, chè dato tu gli arai tale risposta, immantanente fuggirà. Anche a questo cotale dovevi tu ancora conoscere ch'egli era il demonio, imperò che t'indurò il cuore a ogni bene; la qual cosa è proprio suo ufficio: ma Cristo benedetto non indura mai il cuore dell'uomo fedele, anzi l'ammorbida, secondo che dice per la bocca del profeta: Io vi torrò il cuore di pietra e darovvi il cuore di carne (Ez 36,26)».

Allora frate Ruffino, veggendo, che frate Francesco gli diceva per ordine tutto 'l modo della sua tentazione, compunto per le sue parole, cominciò a lagrimare fortissimamente e adorare santo Francesco e umilemente riconoscere la colpa sua in avergli celato la sua tentazione. E così rimase tutto consolato e confortato per gli ammonimenti del padre santo e tutto mutato in meglio. Poi finalmente gli disse santo Francesco: «Va', fìgliuolo, e confessati e non lasciare lo studio della orazione usata, e sappi per certo che questa tentazione ti sarà grande utilità e consolazione, e in breve il proverai». Tornasi frate Ruffino alla cella sua nella selva, e standosi con molte lagrime in orazione, eccoti venire il nemico in persona di Cristo, secondo l'apparenza di fuori, e dicegli: «O frate Ruffino, non t'ho io detto che tu non gli creda al figliuolo di Pietro Bernardoni, e che tu non ti affatichi in lagrime e in orazioni, però che tu se'dannato? Che ti giova affligerti mentre che tu se'vivo, e poi quando tu morrai sarai dannato?». E subitamente frate Ruffino risponde: «Apri la bocca; mo'vi ti caco». Di che il demonio isdegnato, immantanente si partì con tanta tempesta e commozione di pietre di monte Subasio ch'era in alto, che per grande spazio bastò il rovinìo delle pietre che caddono giuso, ed era sì grande il percuotere che faceano insieme nel rotolare, che sfavillavano fuoco orribile per la valle, e al romore terribile ch'elle faceano, santo Francesco con li compagni con grande ammirazione uscirono fuori del luogo a vedere che novità fosse quella; e ancora vi si vede quella ruina grandissima di pietre.

Allora frate Ruffino manifestamente s'avvide che colui era stato il demonio, il quale l'avea ingannato. E tornato a santo Francesco anche da capo, si gitta in terra e riconosce la colpa sua. Santo Francesco il riconforta con dolci parole e mandanelo tutto consolato alla cella. Nella quale standos'egli in orazione divotissimamente, Cristo benedetto gli apparve, e tutta l'anima sua gli riscaldò del divino amore, e disse: «Bene facesti, figliuolo, che credesti a frate Francesco, però che colui che ti aveva contristato era il demonio: ma io sono Cristo tuo maestro, e per rendertene ben certo io ti do questo segnale, che mentre che tu viverai, non sentirai mai tristizia veruna né malinconia». E detto questo, si partì Cristo, lasciandolo con tanta allegrezza e dolcezza di spirito ed allevazione di mente, che 'l dì e la notte era assorto e ratto in Dio.

E d'allora innanzi fu sì confermato in grazia e in sicurtà della sua salute, che tutto diventò mutato in altro uomo, e sarebbesi stato il dì e la notte in orazione a contemplare le cose divine s'altri l'avesse lasciato stare. Onde dicea santo Francesco di lui, che frate Ruffino era in questa vita canonizzato da Cristo, e che, fuori che dinanzi da lui, egli non dubiterebbe di dire santo Ruffino, benché fusse ancora vivo in terra.

A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

La foto del luogo ove avvenne
il fatto narrato,
l'Eremo delle Carceri ad Assisi
(foto di Marco Sermarini)©.


giovedì 2 dicembre 2021

Protinus, statim.

Et praeteriens secus mare Galilaeae, vidit Simonem, et Andream fratrem ejus, mittentes retia in mare (erant enim piscatores), et dixit eis Jesus: Venite post me, et faciam vos fieri piscatores hominum. Et protinus relictis retibus, secuti sunt eum. Et progressus inde pusillum, vidit Jacobum Zebedaei, et Joannem fratrem ejus, et ipsos componentes retia in navi: et statim vocavit illos. Et relicto patre suo Zebedaeo in navi cum mercenariis, secuti sunt eum. 

Et ingrediuntur Capharnaum: et statim sabbatis ingressus in synagogam, docebat eos. Et stupebant super doctrina ejus: erat enim docens eos quasi potestatem habens, et non sicut scribae. Et erat in synagoga eorum homo in spiritu immundo : et exclamavit, dicens : Quid nobis et tibi, Jesu Nazarene? venisti perdere nos? scio qui sis, Sanctus Dei. Et comminatus est ei Jesus, dicens: Obmutesce, et exi de homine

Et discerpens eum spiritus immundus, et exclamans voce magna, exiit ab eo. Et mirati sunt omnes, ita ut conquirerent inter se dicentes: Quidnam est hoc? quaenam doctrina haec nova? quia in potestate etiam spiritibus immundis imperat, et obediunt ei. Et processit rumor ejus statim in omnem regionem Galilaeae. Et protinus egredientes de synagoga, venerunt in domum Simonis et Andreae, cum Jacobo et Joanne. Decumbebat autem socrus Simonis febricitans: et statim dicunt ei de illa.


Evangelium Marci 1, 16 - 30.

mercoledì 1 dicembre 2021

Un monito serio.

Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all'albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città. Fuori i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna!


Apocalisse  22, 14-15.

Immagine