giovedì 30 agosto 2007

Don Matteo.



Don Matteo è un altro dei miei preferiti.
E' un prete simpatico che per espressa ammissione di chi lo ha "messo al mondo" nella fiction vuole essere una specie di nuovo Padre Brown.
I telefilm sono di quelli davanti ai quali puoi mettere ancora i figli senza doverti preoccupare di quale schifo possano imparare.
I coprotagonisti (Flavio Insinna-Capitano Flavio Anceschi e Maresciallo Cecchini-Nino Frassica) fanno pure ridere.
Terence Hill è un mito della mia gioventù: le bellissime scazzottate sue e di Bud Spencer ci hanno fatto diventare grandi e ci siamo divertiti tantissimo davanti ai loro film (io me li rivedo sempre).

Qualche giorno fa sono stato a Gubbio, in Umbria, dove è ambientata tutta la fiction di Don Matteo. E' una città bellissima, e il fatto che ci sia stato girato Don Matteo è come la ciliegina sulla torta.

Vi sembrerà un po' stupida, questa cosa, ma per me non lo è.

Qui sotto una piccola parte dell'intervista rilasciata da Terence Hill nel 2002 quando presentò Don Matteo al pubblico, proprio a Gubbio.

Fabio Melelli: Arriviamo a Don Matteo che è una fiction di grande successo, le ha portato anche molta fortuna la città in cui è stata girata. Com'è nata l'idea di tornare a fare un prete?

Terence Hill: Diciamo che è stata un'idea contemporanea. Da una parte c'era Oldoini che stava scrivendo, o comunque aveva già avuto questa idea e dall'altra c'ero io che volevo fare un prete investigatore. Avevo già due sceneggiature scritte, anche abbastanza buone ma era un prete diciamo, più d'azione, faceva parte di un plotone di paracadutisti, quindi era un cappellano d'azione; però anche lui era un investigatore dato che l'ispirazione partiva sempre da padre Brown di Chersterton. Stavo preparando questa cosa qui, avevo anche dei contatti con Mediaset per poterla fare, viaggiavo tra l'America e Roma, poi Mediaset mi disse che la Rai stava facendo un prete simile a padre Brown e che, non potendolo più fare, dovevo tornare con un'altra idea. Tornai con un altro soggetto di sessanta pagine che ci piacque molto, stavo per ripartire per gli Stati Uniti quando mi chiama Bernabei per dirmi che mi voleva far vedere una cosa che stavano progettando con la Rai e così mi dettero quattro copioni. Io li lessi e mi piacquero molto di più di quello che avevo in mente io, era una cosa alla quale non avevo mai pensato e cioè l'idea di un prete investigatore nella provincia italiana. Quello che mi piaceva in particolare, era che c'erano sempre dei personaggi nuovi, con i quali si doveva confrontare. Quindi, come si dice, "act is reacting" cioè, "fare l'attore è reagire", reagire all'altro; era una grossa possibilità di reagire a tanti personaggi, quindi accettai con entusiasmo questa idea di Oldoini e dissi di sì... e così mi sono ritrovato a fare questo Don Matteo a Gubbio.

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