mercoledì 25 novembre 2009

Il discorso del mio amico Giambattista Croci alla consegna del riconoscimento del Comune di San Benedetto del Tronto il 24 Novembre 2009, presenti Nick Mallett e Alessandro Troncon



Giambattista è stato giustamente premiato dalla mia città, San Benedetto del Tronto, per i suoi meriti sportivi di giocatore di rugby.

Giambattista (Gianni, Giamba, Jumbo come lo chiamiamo da sempre) è stato venticinque volte Nazionale d'Italia e ha fatto la famosa meta (a cui fa cenno anche in questo breve discorso) nella partita Francia - Italia a Grenoble nel 1997 che ci consentì di essere ammessi a quello che, con la nostra presenza, è diventato il 6 Nazioni.

Giambattista è un bravo ragazzo (se a 44 anni ci si può ancora chiamare ragazzi, vero?), è una persona molto umile e sincera, e sono molto contento che si arrivato questo riconoscimento da una città che rischia di dimenticare i suoi uomini migliori.

Erano presenti, oltre al sindaco Giovanni Gaspari, anche Nick Mallett (commissario tecnico della Nazionale Italiana di rugby) e Alessandro Troncon (vice-allenatore e centouno volte Nazionale di rugby).

venerdì 6 novembre 2009

Nella "mia" Irlanda ci sono ancora i muri - Leggete questa storia...

I CONFINI DIVENUTI UN'ATTRAZIONE TURISTICA. MA RESTANO IL SEGNO DI UNA SPACCATURA PROFONDA

Belfast, gli ultimi muri d'Europa

Nella città dell'Irlanda del nord resistono le barriere erette per dividere le zone protestanti da quelle cattoliche



Michel il taxista storico part-time del political toursBELFAST (IRLANDA DEL NORD) – Tra pochi giorni sarà festa a Berlino. Vent’anni dopo la caduta del muro. Ed è bello pensare che forse qualcuno sentirà ancora le note del violoncellista Mstislav Rostropovich, che si mise a suonare proprio di fronte al muro che separava l'ovest dall'est della capitale tedesca, nella notte in cui pezzo per pezzo iniziava ad essere abbattuto. Suonava e intanto i pezzi di cemento cadevano a terra. A Belfast, invece, la musica non è ancora suonata. Nel silenzio, i muri restano. Qui, fino ad ora, neanche l'ombra dei picconi. Eccoli i "Peace Line", ancora al loro posto come trent'anni fa. Non uno, ma ottantotto in tutta l'Irlanda del Nord. Resistono indomiti e crescono. Vengono allungati di qualche metro da quelli già esistenti, considerando anche le barriere di lamiera e le semplici palizzate o staccionate che separano le strade dei quartieri cattolici, da quelli protestanti. E insieme ai muri, i murales, la principale attrazione turistica della città.
META TURISTICA - Gli abitanti di Belfast l'hanno capito da tempo. I turisti qui, ci vengono solo per una ragione: visitare i muri famosi, nati nei primi anni Settanta, all’apice dei «Troubles», i «guai», la fase più acuta dello scontro tra le due comunità, cattolica e protestante, nell’Irlanda del Nord in piena guerra civile. Alternando così la visita della città teatro del suo conflitto, ai ghetti della working class, dove un uomo su due è senza lavoro, mentre i bambini giocano per strada con la testa in giù e alla sola vista della macchina fotografica scappano. Così è nato il business dei «Political Tours» . Dimenticatevi lo spirito che si può trovare a bordo dei bus scoperti per ammirare i resti archeologici di Roma o la Torre Eiffel a Parigi: qui la visita è truce. Una delle compagnie più gettonate per questi pellegrinaggi della storia è quella di Jim McVeigh, un ex militante dell’Ira con 17 anni di prigione alle spalle e oggi membro del Coiste, l’associazione che riunisce gli ex detenuti politici della capitale nord irlandese. E' il Coiste appunto, che promuove i «Political Tours» nelle aree cattoliche. McVeigh, oggi ha 44 anni. Lo incontriamo a bordo dei bus, da dove racconta la «sua» Belfast ai turisti dopo aver messo le armi in soffitta.

LA TESTIMONIANZA - «L´idea mi è venuta cinque anni fa – spiega l'ex militante dell’Ira – perché mi ero accorto dell'interesse che suscitava la nostra città. La gente mi incontrava per strada per chiedermi informazioni. Voleva sapere. Ben presto mi sono accorto che erano turisti americani, francesi, italiani. Detto e fatto sono passato ai fatti e insieme ad altri ex militanti disoccupati, abbiamo pensato di far vivere la nostra vita, il nostro coraggio, la nostra conoscenza dei fatti, cercando di essere il più oggettivi possibile con la storia». Poco più tardi ci sediamo con Jim su un piccolo divano all'interno della sede del Coiste, un angusto ufficio con due stanze dove svettando le immagini della resistenza nord irlandese con una gigantografia di Bobby Sands. Dopo le presentazioni e i convenevoli, Jim ci chiede di firmare un'autorizzazione per procedere nell'intervista e ci mostra le telecamere fuori dalle porte vetrate del Coiste. Non certo un clima da agenzia turistica. Con la mano ci indica le telecamera sopra il suo ingresso, mentre con l'altra ci informa che tutta la Beechmont Avenue, a due passi dalla famosa Falls Road, è un reticolato di occhi elettronici puntati, come in tutta la città. «La prima volta che sono stato arrestato ero un ragazzino e avevo diciannove anni. Ho trascorso la mia prigionia al Maze, il famigerato penitenziario di massima sicurezza di Long Kesh e quando sono uscito ho capito che avevo degli occhi diversi. Volevo continuare a credere nelle mie idee e trasmetterle agli altri. Sono i giovani che mi danno le emozioni più grandi. Prendono appunti. Quegli scritti, anche a bordo dei bus, mi ricordano le mie speranze, solo che io ero dietro alle sbarre». Oggi Jim sembra senza passato. E' pacato e felice per la sua nuova vita: ha una moglie che ha sposato in prigione nel 1997 e tre figli.


I taxi usati per il political tour
MURALES CELEBRI - Ci incamminiamo lungo la Road nel West Belfast, la strada principale del quartiere cattolico. Mentre le ragazze escono dal college con le divise, il parrucchiere cattolico più famoso della città sta tagliando il ciuffo ad un ragazzino con la t-shirt in cui c'è raffigurato uno dei murales più famosi della città: George Bush che beve con una cannuccia l'Iran, in un vortice di macerie e bandiere americane. Le pareti del negozio sono dipinte di verde e bianco in onore del Celtic Glasgow. Ed è da queste minuzie che si può comprendere un'identità che reclama il suo spazio tra le piccole cose. Prendiamo un black taxi per proseguire il nostro tour nella versione "individuale". Alla guida c'è Michel O´Gary che ci accompagna senza tanto entusiasmo nel quartiere protestante lungo Shankill Road, nel cuore della capitale. «Cerchiamo di muoverci – dice O' Gary – qui alle 17 chiudono le strade». E così accade. Blocchi di cemento tra le due corsie con dei portoni di lamiera incastonati e fili spinati tra uno sbarramento e l'altro. « Da quando ci sono i Political Tours, ho fatto un corso di formazione all'ente del turismo – racconta Michel, 58 anni - . In media faccio anche due o tre corse al giorno. I turisti non sanno cosa gli aspetta. Pensano solo ai murales. E´vero non ci sono più i militari armati per la città, ma siamo sempre all'erta. Non si sa mai». Ma per capire ciò che separa l'inseparabile e va oltre la fantasia di tre lunghezze bisogna andare al Milltown Town Cementary, un area di verde sopra una collinetta che sovrasta la città come se ne fosse il cuore pulsante. E' uno dei cimiteri più grandi d'Europa con le sue 270.000 tombe, incastrato in un quartiere protestante con la lapide di Bobby Sands e le nude croci celtiche che si affacciano nell'area cattolica confinante con Sainsbury's, un supermarket della terza catena commerciale del Regno Unito. Un confine. Un sunken wall. Un muro, che divide anche i morti.

Ambra Craighero

Uno dei miei santi preferiti, San Giuseppe da Copertino!


Guardate che uomo splendido, che uomo vivo!

Chi non vorrebbe assomigliargli?

Quanto mi ha aiutato e continua ad aiutarmi...