mercoledì 30 gennaio 2008

Pier Giorgio è mio figlio e ama raccontare sin da quando era piccolissimo ciò che vede e vive. Ecco la cronaca della gita che abbiamo fatto tempo fa. Sabato 19 Gennaio sono partito con mio padre per andare a vedere la partita di Rugby Benetton Treviso contro London – Irish. Sabato ci siamo svegliati indaffarati per la partenza. Una volta pronti abbiamo preso la 147 di mio padre e abbiamo accompagnato le mie sorelle, Francesca e Giulia, a scuola. Presa l’autostrada, abbiamo recitato il rosario e poi abbiamo ascoltato la musica. Prima di Padova, c’era una nebbia molto fitta, il Tom Tom (navigatore satellitare) ci ha fatto sbagliare strada, ma seguendo le indicazioni siamo arrivati lo stesso a Treviso. Qui abbiamo preso lo zio di mia mamma, Mario. Egli ci ha guidato fino allo stadio che era abbastanza vicino, qui abbiamo parcheggiato e ritirato i biglietti che avevamo comprato via internet. Mentre stavamo per entrare, una cosa ci ha paralizzato: abbiamo incontrato Alessandro Troncon, ex giocatore della nazionale di rugby. Siamo entrati nella tribuna laterale coperta e abbiamo visto con trepidazione la partita, vinta da London Irish 24 a 11, ma la Benetton ha fatto una meta spettacolare. Finita la partita, siamo andati a casa da zia Matilde, zio Mario e zia Dora e li ho giocato a Rugby nel giardino. Dopo un po’ siamo partiti per Chioggia e abbiamo preso la stanza nell’ostello del nostro amico Lolli a casa del quale siamo andati a mangiare. Dopo cena sono arrivati Gigi e suo figlio Gabriele nostri carissimi amici. Il giorno dopo siamo partiti per Ravenna per vedere i suoi famosi mosaici. Abbiamo visitato la Chiesa di Sant’Apollinare Nuovo, la tomba del poeta Dante e la Chiesa di San Vitale dove c’era un mosaico dorato.
Infine abbiamo visitato la Chiesa di Sant’Apollinare in Classe. Una volta partiti, abbiamo preso la famosa strada Romea, che si chiama cosi perché porta a Roma. Arrivati ad Osimo babbo ed io abbiamo giocato a Rugby e sentito la messa in latino nella Chiesa di Campocavallo. A me è piaciuto fare questo viaggio perché sono stato con babbo.
Pier Giorgio Sermarini

lunedì 21 gennaio 2008

Il Papa e la Sapienza - un giudizio


Mi dispiace per tutto quello che è successo al Papa in questi giorni. Ho pensato: chissà quanti mal di pancia, povero Papa nostro, Lui che è un uomo buono e mite (persone mie amiche che lo conoscono molto bene me lo hanno tutte descritto così, e comunque si vede! Ha lo sguardo innocente anche a ottant'anni e che Dio ce lo conservi per lunghi anni ancora).

Non è stato facile sapersi comportare, ed è stato grandissimo.
Personalmente credo che questo polverone, partito in sordina mesi fa, sia stato causato proprio dalla stampa ostile al Papa e ai cattolici, prima ancora che dai sessantasette professori e dal manipolo sparuto di studenti anticattolici (laici, laicisti, atei... chiamateli come vi pare: ce l'hanno col Papa, con la Chiesa Cattolica e con noi, punto e basta, poi ci sarebbe altro da dire, ma la sostanza è questa).

Quella petizione, o documento, contro il Papa era finita quasi nel dimenticatoio, da quello che ho capito. Poi qualcheduno ha pensato bene di riesumarla.
Oggi è patetico che di fronte al macello successo tutti dicono di essere solidali col Papa, salvo quei sessantasette, gli studenti settari, Marco Pannella, Eugenio Scalfari, il Sindaco di San Benedetto del Tronto che è la mia città (questo mi fa capire molte cose) e pochi altri, quando Repubblica e Corriere hanno tirato su un tale brodetto (alla sambenedettese, mi verrebbe da dire...) che oggi fare finta di niente è davvero paradossale.

Sembra che sia stato qualcun altro. Che buffo! Quando si sono accorti di essere stati assurdi, è stato come coi bambini con le manine sporche di marmellata che dicono: è stato lui, a quello vicino.

Poi tutte le finte polemiche sui politici in piazza San Pietro: Dio sa cosa avevano in mente nel farlo, e pensare che il gesto non fosse opportuno perché qualcuno poteva strumentalizzarlo è una considerazione da "anime belle" che non serve a niente e che ha come risposta il motto della Società Chestertoniana Italiana: se una cosa vale la pena di farla, vale la pena di farla male (con la considerazione ulteriore che questa invece è stata fatta pure bene, quindi...).

Quei duecentomila (la faccenda è stata organizzata in tre giorni praticamente col tam tam, datecene altri tre e saremo il doppio e pure di più, giusto per capirci) stanno a testimoniare che ci siamo e che comunque dovranno fare i conti anche con noi, che non staremo a guardare il diavolo, la ragione finta, l'ideologia impadronirsi dell'Italia e delle capocce degli italiani, che ci saranno altri diecimila occasioni come questa, come il referendum sulla legge 40, come il Family Day e come miliardi di altre ancora, più spicce e più personali, in cui diremo che siamo cattolici e che per noi esserlo conta.

Viva il Papa, nunc et semper!

Marco Sermarini

Festa nazionale dedicata a sir Hillary e al monte Everest


Deve aver lasciato un grande segno sir Edmund Hillary.
Aveva la faccia di un uomo buono.


Il governo proclamerà festa il 29 maggio, giorno in cui Hillary e Tenzing scalarono l’Everest. A loro dedicato anche un aeroporto. Continuano le celebrazioni per ricordare non solo l’impresa, ma anche e soprattutto l’opera di Hillary a favore della popolazione locale. Articolo da Asianews di Kalpit Parajuli. Kathmandu (AsiaNews) – Il 29 maggio, giorno in cui Sir Edmund Hillary e Norgay Tenzing hanno per la prima volta conquistato la vetta più alta del mondo, sarà il Giorno internazionale dell’Everest. Prithivi Subba Gurung, ministro nepalese per Cultura, turismo e aviazione civile, proporrà al Gabinetto dei ministri la nuova festa nazionale e di cambiare il nome dell’aeroporto Lukla, unico scalo della zona per accedere all’Everest, in Aeroporto Tenzing-Hillary. Il neozelandese Sir Hillary, morto lo scorso 11 gennaio a 88 anni, ha anche contribuito allo sviluppo sociale del popolo Sherpa di Khumbu, che ne piange la perdita. Il premier neozelandese Helen Clark ha detto che continuerà l’opera di Hillary. Elizabeth Hawley, console neozelandese in Nepal e anche responsabile dell’Himalayan Trust, ha espresso ad AsiaNews “soddisfazione per le decisioni del governo nepalese che vogliono commemorare Hillary”. L’Himalayan Trust è stato fondato da Hillary ed è sostenuto da gruppi di molte Nazioni, soprattutto Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Germania. Segue numerosi programmi sanitari, culturali, educativi, ambientali e di altro tipo. Anche il Nepal Tourism Board e l’Associazione degli agenti di viaggio del Nepal (Taan) stanno celebrando in varie forme il loro cordoglio. Jyoi Adhkari, presidente del Taan, propone al governo di istituire un premio Hillary-Tenzing, riservato a chi opera per far conoscere e preservare le montagne nepalesi.

E' morto sir Edmund Hillary, l'uomo che per primo conquistò l'Everest.


Di solito ciò che mi affascina è la fede cattolica e quello che riesce a far fare. Ma ho anche simpatia per tante cose di cui non conosco sempre la ragione profonda ma che scorgo nella loro verità. Queste due facce mi hanno molto appassionato. Non credo che volessero fare un'impresa titanica, ma dare un gusto buono alla loro vita e cercare e trovare un po' di Verità. Hanno delle belle facce. L'altra sera ho visto una specie di documentario dove si vedeva il figlio di Hillary che ha ripetuto l'impresa del padre (oggi sembra però sia diventata molto più alla portata dei meno esperti, ci sono tratti con corde fisse, e così via) cui collaborava anche il figlio di Tenzing Norgay. E' stato bello vedere il figlio di Hillary che telefonava all'anziano babbo col telefono satellitare e commosso gli comunicava che era arrivato là in cima come lui, e il babbo che si complimentava come farei io con uno dei miei piccoli figli. E' bello, no?

Il protagonista dell’avventura più grande del XX secolo era una personalità modesta, umile e generosa. La sua associazione ha aiutato per quasi 60 anni a costruire scuole, ospedali, strade in Nepal.

Dalla grande Asianews.


Auckland (AsiaNews/Agenzie) – È stato il primo uomo al mondo a scalare gli 8.850 metri dell’Everest; è morto stamane nell’ospedale di Aukland all’età di 88 anni. L’eroe neozelandese, guardato da tutti come l’uomo che ha vissuto la più grande avventura del XX secolo, sarà ricordato anche per il suo impegno a favore della popolazione del Nepal. L’associazione da lui fondata, l’Himalayan Trust, ha aiutato in questi anni a costruire ospedali, dispensari, scuole, ponti e piste di atterraggio in Nepal. Per questo suo generoso lavoro, nel 2003 Sir Edmund è stato insignito della cittadinanza onoraria in Nepal. Nato ad Auckland il 19 luglio 1919, dopo essersi esercitato sulle montagne del suo Paese, egli ha tentato nel ’53 la scalata all’Everest con un gruppo guidato dall’inglese John Hunt. Prima di loro altri 7 gruppi avevano fallito. Durante l’ascesa, tutti i partecipanti sono rimasti bloccati per mancanza di ossigeno, stanchezza, cattivo tempo. Solo sir Edmund e lo sherpa Tenzing Norgay sono riusciti a giungere sulla vetta, conquistata il 29 maggio 1953. Fino alla morte di Tenzing, nel’86, Hillary , un tipo brusco e modesto, non aveva mai ammesso di essere stato il primo a salire sulla vetta, affermando sempre che la scalata era stata fatta dalla coppia. In un suo libro, scritto nel ’99, egli racconta gli ultimi passi della conquista: “A un certo punto arrivo su un’area pianeggiante, esposta alla neve, null’altro che spazio in ogni direzione…. Tenzing veloce mi raggiunge e insieme guardiamo meravigliati. Con immensa soddisfazione ci accorgiamo che abbiamo raggiunto il tetto del mondo”. Sir Edward – che per la sua avventura divenne cavaliere ricevendo dalla regina Elisabetta II l’Ordine della Giarrettiera – non ha mai dimenticato il Nepal. Grazie all’associazione da lui fondata nel ’62, ha potuto aiutare e finanziare progetti educativi, sanitari, ecologici per circa 250 mila dollari all’anno. Bhoomi Lama, del Nepal Mountaneering Association, il gruppo che raccoglie gli Sherpa, lo ricorda così: “È stato un eroe e un leader per tutti noi. Ha fatto così tanto per la gente della regione dell’Everest e rimarrà sempre presente nei nostri cuori”. Sir Edmund ha anche partecipato a delle spedizioni nell’Antartico. Per comprendere la sua personalità, vale la pena ricordare la sua polemica nel 2006 alla notizia che uno scalatore dell’Everest, David Sharp era stato abbandonato a morire sulla montagna, mentre i suoi compagni continuavano la spedizione. “La vita umana – è il suo commento – è molto più importante che giungere su una vetta”. Il governo della Nuova Zelanda sta preparando per lui i funerali di stato. In Nepal gli Sherpa gli vogliono dedicare un museo e una statua.

giovedì 17 gennaio 2008

Una delle chiese più belle che io conosco: la Basilica della Santa Casa di Loreto




E' bellissima, è il luogo dove il Verbo si è fatto carne, Hic Verbum Caro Factum Est, c'è scritto chiaro.
E' un capolavoro di arte rinascimentale.
E' come casa mia.
Qui ci sono alcune foto fatte dal mio amico Ciccio, belle.
Gustatevele.