Il blog di Marco Sermarini, uomo vivo.
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venerdì 31 ottobre 2008
Chi ga vinto?
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Mercurio e la sua "materia blu" (stupore!).
lunedì 27 ottobre 2008
martedì 7 ottobre 2008
Oggi è la festa della Madonna del Rosario, la Madonna della Vittoria di Lepanto!
La battaglia di Lepanto, Paolo Veronese
Cari Amici,
oggi è il 7 Ottobre, festa della Madonna del Rosario, festa della Madonna della Vittoria, festa istituita per ricordare la vittoria da parte delle milizie cristiane contro i turchi della Battaglia di Lepanto, occorsa il 7 Ottobre 1571, una delle varie battaglie che impedì all'Europa di diventare islamica (le altre, così, fior da fiore: Otranto, Belgrado, Vienna...).
La memoria di quest'evento va tenuta viva: ci sono tante ricostruzioni della battaglia, e tutte dimostrano che la vittoria fu opera della Madonna. Difatti San Pio V, il papa regnante in quel periodo, fece recitare il Rosario in tutta la Cristianità per il buon esito della battaglia, e mise l'emblema della Madonna di Loreto sulle armi delle milizie pontificie, comandate da Marcantonio Colonna.
A vittoria ottenuta, il Papa seppe del buon esito in una visione e fece suonare le campane a distesa in tutta Roma.
Marcantonio Colonna, di ritorno da Lepanto, sbarcò con la sua flotta ad Ancona e si recò con gli ex schiavi cristiani liberati dalle galere turche durante la battaglia in pellegrinaggio a piedi al Santuario della Santa Casa di Loreto, dove portarono le loro catene come ex voto per la loro liberazione.
Le catene oggi sono ancora lì, e sono visibili perché sono state fuse per ottenere i cancelletti delle tre porte della Santa Casa, i cancelli in ferro battuto di alcuni altari laterali, alcune parti della fontana presente nella piazza della Santa Casa.
Lasciò anche una bandiera, che fu usata dal generale De La Moriciere, comandante pontificio, durante la Battaglia di Castelfidardo.
L'evento fu così vivo nel cuore del buon popolo cristiano che ancor oggi ci sono dei ricordi legati a questa battaglia, ne citiamo un paio a titolo di esempio:
- a Salò (BS) si ricorda che dalla porta laterale del suo bel Duomo uscirono i soldati volontari che si imbarcarono sul Lago di Garda per raggiungere la sponda sud e unirsi alle milizie veneziane;
- a Spelonga, piccola frazione tra le montagne di Arquata del Tronto (AP), si ripete ogni tre anni la Festa Bella: in agosto gli spelongani, vestiti con fazzoletti recanti i colori delle bandiere turche, vanno nei boschi circostanti, recidono l'albero più alto e lo portano a spinta sino al paese, nella cui piazza, a forma dello scafo di una nave, issano l'albero con una bandiera riproduzione della bandiera turca predata dai prodi spelongani durante la battaglia e riportata a casa intatta per ricordo, oggi conservata nella chiesetta locale.
Gilbert Keith Chesterton scrisse sull'evento la bellissima poesia che segue:
oggi è il 7 Ottobre, festa della Madonna del Rosario, festa della Madonna della Vittoria, festa istituita per ricordare la vittoria da parte delle milizie cristiane contro i turchi della Battaglia di Lepanto, occorsa il 7 Ottobre 1571, una delle varie battaglie che impedì all'Europa di diventare islamica (le altre, così, fior da fiore: Otranto, Belgrado, Vienna...).
La memoria di quest'evento va tenuta viva: ci sono tante ricostruzioni della battaglia, e tutte dimostrano che la vittoria fu opera della Madonna. Difatti San Pio V, il papa regnante in quel periodo, fece recitare il Rosario in tutta la Cristianità per il buon esito della battaglia, e mise l'emblema della Madonna di Loreto sulle armi delle milizie pontificie, comandate da Marcantonio Colonna.
A vittoria ottenuta, il Papa seppe del buon esito in una visione e fece suonare le campane a distesa in tutta Roma.
Marcantonio Colonna, di ritorno da Lepanto, sbarcò con la sua flotta ad Ancona e si recò con gli ex schiavi cristiani liberati dalle galere turche durante la battaglia in pellegrinaggio a piedi al Santuario della Santa Casa di Loreto, dove portarono le loro catene come ex voto per la loro liberazione.
Le catene oggi sono ancora lì, e sono visibili perché sono state fuse per ottenere i cancelletti delle tre porte della Santa Casa, i cancelli in ferro battuto di alcuni altari laterali, alcune parti della fontana presente nella piazza della Santa Casa.
Lasciò anche una bandiera, che fu usata dal generale De La Moriciere, comandante pontificio, durante la Battaglia di Castelfidardo.
L'evento fu così vivo nel cuore del buon popolo cristiano che ancor oggi ci sono dei ricordi legati a questa battaglia, ne citiamo un paio a titolo di esempio:
- a Salò (BS) si ricorda che dalla porta laterale del suo bel Duomo uscirono i soldati volontari che si imbarcarono sul Lago di Garda per raggiungere la sponda sud e unirsi alle milizie veneziane;
- a Spelonga, piccola frazione tra le montagne di Arquata del Tronto (AP), si ripete ogni tre anni la Festa Bella: in agosto gli spelongani, vestiti con fazzoletti recanti i colori delle bandiere turche, vanno nei boschi circostanti, recidono l'albero più alto e lo portano a spinta sino al paese, nella cui piazza, a forma dello scafo di una nave, issano l'albero con una bandiera riproduzione della bandiera turca predata dai prodi spelongani durante la battaglia e riportata a casa intatta per ricordo, oggi conservata nella chiesetta locale.
Gilbert Keith Chesterton scrisse sull'evento la bellissima poesia che segue:
Gilbert Keith CHESTERTON
Lepanto
tratto da: «Poems», 1915.
«Lepanto» (1915, dalla raccolta «Poems») è considerata una delle più appassionanti ballate narrative moderne. Anticipando «The Congo» di Vachel Lindsay ed altre poesie moderne, Chesterton ripercorre la storia della Crociata guidata da Don Giovanni d'Austria, che nel 1571 guidò una composita armata navale cristiana ed infranse lo strapotere dei Turchi; il poeta inglese è capace di ravvivare i dettagli, trasformando aridi dati storici in azione drammatica. I versi martellano come squilli di ottone; le armate cantano, i piedi scandiscono i passi, i tamburi rullano e la marea dei Crociati in marcia rimbomba sonoramente da queste pagine.
Traduzione, dall'originale inglese, di Gianandrea de Antonellis
Bianche fontane gettano acqua nei cortili assolati,
Ed il Sultano di Bisanzio sorride mentre zampillano;
C'è riso - come quello delle fontane - in quel volto temuto da tutti,
Egli smuove l'oscurità della foresta, l'oscurità della sua barba;
Incurva la mezzaluna rosso sangue, la mezzaluna delle sue labbra;
Poiché il mare più interno di tutta la terra è terrorizzato dalle sue navi.
Hanno osato sconvolgere le bianche repubbliche d'Italia,
Hanno circondato l'adriatico Leone del Mare,
Ed il Papa ha rivolto le sue braccia lontano temendo agonia e sconfitta,
Ed ha chiamato i Re della Cristianità per combattere in nome della Fede.
La fredda Regina d'Inghilterra osserva da un cannocchiale;
L'ombra dei Valois si annoia alla messa;
Dalle isole occidentali immaginifici richiami indeboliscono le armi spagnole,
Ed il Signore del Corno d'Oro ride di fronte al sole.
Fiochi tamburi si odono rullare, al di là delle colline,
Dove si agita soltanto un principe senza corona, su un trono senza nome,
Dove, alzandosi da un seggio malfermo, da uno stallo senza maggiordomi,
L'ultimo cavaliere d'Europa toglie le armi dalla parete.
L'ultimo trovatore sopravvissuto, cui ha insegnato il canto l'uccello
Che un tempo era andato a Sud a cantare, quando il mondo era ancora giovane.
In quel completo silenzio, piano ma senza paura,
Da una strada ventosa giunge il rumore della Crociata.
Forti tamburi tuonano come lontani colpi di cannone,
Don Giovanni d'Austria sta andando alla guerra,
Pesanti bandiere sbattono nel gelido vento notturno
Nelle tenebre rosso scure, nei riflessi d'oro antico;
Torce cremisi su timpani di rame,
Ora gli squilli, ora le trombe, ora il cannone, ed egli arriva.
Don Giovanni che ride della terribile barba arricciata,
Ergendosi sulle staffe come sui troni della terra,
Sollevando la propria testa come una bandiera per tutto il mondo libero.
Luce d'Amore della Spagna - hurrah!
Luce di Morte dell'Africa!
Don Giovanni d'Austria
Cavalca verso il mare.
Maometto è nel suo paradiso sopra la stella della sera,
(Don Giovanni d'Austria sta andando alla guerra.)
Poggia il suo gran turbante sulle ginocchia di una eterna urì,
Un turbante intessuto di mari e di tramonti.
Quando si leva dal morbido giaciglio crea scompiglio nel giardino dei pavoni,
E procede fra le cime degli alberi, di cui è più alto;
E la sua voce attraverso tutto il giardino è un tuono incaricato di portare
Il nero Az-rael ed Ariel ed Ammon sull'ala.
Giganti e geni,
Dalle molte ali e dai molti occhi,
La cui cieca obbedienza ha infranto i cieli
Quando Salomone regnava.
Sfrecciano nel rosso e nella porpora dalle nubi cremisi del mattino,
Dai tempi in cui gli dei dorati chiudono, vergognandosi, gli occhi;
Si alzano in abiti verdi ruggendo dai verdi abissi del mare
Dove si trovano cieli caduti, grida crudeli e creature senza occhi,
E su di essi crescono a grappoli le valve e grigie foreste marine si arricciano,
Sommersi da uno splendido male, la malattia delle perle;
Insuperbiscono nel fumo blu zaffiro che sale dalle azzurre fenditure della terra, -
Si raccolgono, si stupiscono ed adorano Maometto.
Ed egli disse: «Spezzate le montagne in cui si nascondono le termiti,
E setacciate la sabbia rossa e d'argento affinché non rimanga un solo osso di santo»,
E seguite i Giaurri che volano notte e giorno, senza tregua,
Poiché ciò che ci ha creato fastidi di nuovo giunge dall'ovest.
Abbiamo posto il sigillo di Salomone su tutto ciò che sta sotto il sole,
Su quello che è fatto di conoscenza, di dispiacere e di durezza.
Ma c'è un rumore tra le montagne, tra le montagne, e riconosco
La voce che ha scosso i nostri palazzi - quattrocento anni or sono:
È di colui che non dice "Kismet"; è di colui che non accetta il Destino;
È Riccardo, è Raimondo, è Goffredo alle porte!
È di colui che ride di fronte alla sconfitta considerando il valore della posta.
Schiacciatelo, ed avremo la pace».
Poiché egli ha udito il crepitio dei tamburi e il rombo dei cannoni,
(Don Giovanni d'Austria sta andando alla guerra).
Improvviso ed ancora - hurrah!
Un fulmine dalla Spagna!
Don Giovanni d'Austria
È partito da Alcalà.
San Michele sulla sua montagna sulla rotta verso Nord
(Don Giovanni d'Austria è sicuro ed avanza).
Dove brillano mari grigi e si alzano forti maree
E la gente di mare si affatica e vele rosse si alzano.
Agita la lancia di ferro e sbatte le ali di pietra;
Il rumore ha attraversato la Normandia; il rumore se n'è andato;
Il Nord è pieno di situazioni e testi complessi e di occhi dolenti,
E morta è ogni innocenza di rabbia e di sorpresa,
E un Cristiano ha ucciso un Cristiano in una stanza polverosa e stretta,
E il Cristiano ha temuto Cristo che aveva uno sconosciuto volto di maledizione,
E il Cristiano ha odiato la Maria che Dio aveva baciato in Galilea,
Ma Don Giovanni d'Austria sta solcando il mare.
Don Giovanni che chiama attraverso il tono e l'eclissi
Che chiama con la tromba, con la tromba delle labbra,
Una tromba che ha detto «ha!»
Gloria Domino!
Don Giovanni d'Austria
Sta arringando le navi.
Re Filippo sta nel suo studio col Toson d'Oro intorno al collo
(Don Giovanni d'Austria è armato sul ponte)
I muri ricoperti di velluto, nero e soffice come il peccato,
Mentre un nano esce ed un altro nano tombola dentro
Tra le mani ha una fiala di cristallo, color della luna,
La tocca, si punge e subito trema
E il suo volto è bianco e grigio come quello di un lebbroso
Come le erbacce nelle grandi case abbandonate da tempo,
E in quella fiala c'è la morte e la fine del suo nobile lavoro,
Ma Don Giovanni d'Austria ha aperto il fuoco sopra i Turchi.
Don Giovanni è alla caccia e i suoi cani latrano.
La fama della sua spedizione giunge oltre l'Italia.
Forza con i cannoni, ha! ha!
Forza con i cannoni, urrà!
Don Giovanni d'Austria
Ha aperto il suo bombardamento.
Il Papa era nella sua cappella prima che il giorno della nostra battaglia finisse,
(Don Giovanni d'Austria è nascosto nel fumo)
La stanza nascosta nella casa dei mortali in cui Dio siede tutto l'anno,
La finestra segreta da dove il mondo appare piccolo e tanto caro.
Egli vede come in uno specchio sull'enorme mare crepuscolare
La mezzaluna delle navi crudeli il cui il nome è mistero;
Esse proiettano grandi ombre verso i nemici, oscurando la Croce ed il Castello,
Esse offuscano gli alati leoni di pietra sulle galee di San Marco;
E sopra le navi ci sono le residenze di comandanti bruni, dalla barba nera,
E sotto le navi ci sono le prigioni, dove si trovano tra molti dolori
Prigionieri cristiani ammalati e senz'aria, tutti schiavi catturati,
Come la stirpe di una città sprofondata, come una nazione condannata alle miniere.
Sono persi come gli schiavi che penavano, quando nei cieli mattutini incombevano
Le vie celesti degli dei più potenti, al principio della tirannia.
Sono innumerevoli, senza voce, senza speranza come quelli morti o abbandonati
Davanti agli alti cavalli dei Re nel granito di Babilonia.
E più di uno invecchia senza rendersi conto nella sua calma stanza infernale
Dove una faccia gialla guarda dentro attraverso la grata della sua cella,
E ritrova il suo Dio dimenticato e non cerca più un segno -
(Ma Don Giovanni d'Austria ha spezzato la linea di battaglia!)
Don Giovanni correndo dalla poppa intrisa di sangue,
Che imporpora tutto l'oceano come il vascello di un pirata sanguinario,
Lo scarlatto ricopre l'argento e l'oro,
Scardinando i boccaporti e sfondando le serrature,
Liberando le migliaia di schiavi che faticano sotto il mare
Bianchi per la felicità, ciechi per il sole e storditi per libertà.
Vivat Hispania!
Domino Gloria!
Don Giovanni d'Austria
Ha liberato la sua gente!
Cervantes sulla sua galea rinfodera la spada
(Don Giovanni d'Austria fa ritorno con una corona).
E vede attraverso una terra esausta una strada solitaria in Spagna,
Sulla quale un cavaliere magro ed insensato cavalca sempre invano,
E sorride, ma non come il Sultano, e ripone la sua lama...
(Ma Don Giovanni d'Austria torna dalla Crociata).
SCUOLA - Quante confusioni quando si parla di libertà di educazione
Vi propongo questo articolo pubblicato da IlSussidiario.net firmato da Vincenzo Silvano, a commento di un articolo del vaticanista di Repubblica Marco Politi, che criticava molto tendenziosamente il Papa che in un recente messaggio per un convegno di scuole cattoliche chiedeva una reale parità tra scuole cattoliche e statali.
Leggete e diffondete. Occorre ragionare, usare la testa su queste cose, l'ignoranza è tanta anche tra di noi.
A me sale la pressione tutte le volte che leggo comunisti, massoni, laicisti di varia risma infilare tali e tante corbellerie con evidente mala fede.
Che Repubblica sia un giornale non propriamente schierato a favore della libertà di scelta educativa, è un fatto risaputo. Nessuna meraviglia, dunque, se sfogliandolo si trova un articolo poco benevolo nei confronti di quanto il Santo Padre ha dichiarato sulla parità scolastica in occasione del Convegno del Centro Studi sulla Scuola Cattolica.
Ma quando al legittimo diritto di critica si aggiunge la falsità, nella forma di un vero e proprio capovolgimento della realtà, forse è il caso di dare una risposta.
Il “ragionamento” fatto da Marco Politi (“Scuola, nuovo appello del Papa: piena parità tra cattoliche e statali”, 26 settembre, pag. 26), infatti, oltre ad essere tendenzioso, contiene anche una vera a propria distorsione della realtà. Si chiede il bravo giornalista: perché mai il Papa chiede la parità? E’ evidente, risponde: «la Chiesa cerca ad ogni costo finanziamenti, perché gli istituti cattolici non tirano molto in termini di mercato». E che non tirino molto, è dimostrato a suo parere dal fatto che «tolti i settecentomila bambini degli asili, soltanto 269.000 ragazzi frequentano le elementari, le medie e le superiori confessionali. Gli studenti di medie e superiori sono più o meno 130 mila, perché nonostante tutto i genitori italiani preferiscono la scuola pubblica dove si mescolano tutte le credenze».
Capito? I genitori preferiscono gli asili non statali, forse perché l’educazione religiosa va bene (o è irrilevante) per i bimbi piccoli; poi però, quando si comincia a fare i conti sul serio con la realtà, la scuola statale “dove si mescolano tutte le credenze” è la soluzione migliore per tirare su persone preparate e consapevoli.
Premesso che il Papa non ha chiesto finanziamenti, ma ha a cuore –e l’ha esplicitamente affermato – la libertà di scelta educativa per le famiglie, e questa può realizzarsi benissimo anche senza dare direttamente soldi alle scuole “confessionali” (come ci dimostra l’esempio della Dote lombarda), la ragione per cui meno studenti frequentano le scuole secondarie non statali di primo e secondo grado è, molto semplicemente, un’altra: costano di più. E conseguentemente sono anche di meno. La storia d’Italia ci documenta che lo Stato ha, sin dall’inizio, espropriato le scuole di ogni ordine e grado alle congregazioni religiose, ed in particolare quelle che impartivano un’istruzione ai ragazzi più grandi, lasciando alla Chiesa solo qualche piccolo spazio nell’ambito dell’educazione dell’infanzia.
Oggi, creare e mantenere una scuola secondaria di primo o secondo grado ha un costo notevole, che necessariamente si riflette nelle rette chieste alle famiglie. Senza una reale parità economica, il confronto con le scuole statali è assolutamente impari: in termini economici si chiama concorrenza sleale. Eppure, nonostante ciò (a ribaltamento del ragionamento di Politi), ci sono decine di migliaia di famiglie che preferiscono mandare i propri figli grandi alle scuole non statali. E, fra queste (guarda un po’), tanti politici di sinistra. Chissà perché….
Lancio un guanto di sfida a Repubblica: realizziamo una vera parità economica fra statale e non statale e poi, nel giro di qualche anno, ne riparliamo. Vedremo se davvero le famiglie preferiscono le scuole dove si mescolano tutte le credenze o se, prive dell’onere di rette gravose (quando non insostenibili) per i bilanci familiari, manderanno i figli alle cosiddette “scuole confessionali”. Ma, forse, gli amici di Repubblica questo rischio non vogliono correrlo…
Leggete e diffondete. Occorre ragionare, usare la testa su queste cose, l'ignoranza è tanta anche tra di noi.
A me sale la pressione tutte le volte che leggo comunisti, massoni, laicisti di varia risma infilare tali e tante corbellerie con evidente mala fede.
Che Repubblica sia un giornale non propriamente schierato a favore della libertà di scelta educativa, è un fatto risaputo. Nessuna meraviglia, dunque, se sfogliandolo si trova un articolo poco benevolo nei confronti di quanto il Santo Padre ha dichiarato sulla parità scolastica in occasione del Convegno del Centro Studi sulla Scuola Cattolica.
Ma quando al legittimo diritto di critica si aggiunge la falsità, nella forma di un vero e proprio capovolgimento della realtà, forse è il caso di dare una risposta.
Il “ragionamento” fatto da Marco Politi (“Scuola, nuovo appello del Papa: piena parità tra cattoliche e statali”, 26 settembre, pag. 26), infatti, oltre ad essere tendenzioso, contiene anche una vera a propria distorsione della realtà. Si chiede il bravo giornalista: perché mai il Papa chiede la parità? E’ evidente, risponde: «la Chiesa cerca ad ogni costo finanziamenti, perché gli istituti cattolici non tirano molto in termini di mercato». E che non tirino molto, è dimostrato a suo parere dal fatto che «tolti i settecentomila bambini degli asili, soltanto 269.000 ragazzi frequentano le elementari, le medie e le superiori confessionali. Gli studenti di medie e superiori sono più o meno 130 mila, perché nonostante tutto i genitori italiani preferiscono la scuola pubblica dove si mescolano tutte le credenze».
Capito? I genitori preferiscono gli asili non statali, forse perché l’educazione religiosa va bene (o è irrilevante) per i bimbi piccoli; poi però, quando si comincia a fare i conti sul serio con la realtà, la scuola statale “dove si mescolano tutte le credenze” è la soluzione migliore per tirare su persone preparate e consapevoli.
Premesso che il Papa non ha chiesto finanziamenti, ma ha a cuore –e l’ha esplicitamente affermato – la libertà di scelta educativa per le famiglie, e questa può realizzarsi benissimo anche senza dare direttamente soldi alle scuole “confessionali” (come ci dimostra l’esempio della Dote lombarda), la ragione per cui meno studenti frequentano le scuole secondarie non statali di primo e secondo grado è, molto semplicemente, un’altra: costano di più. E conseguentemente sono anche di meno. La storia d’Italia ci documenta che lo Stato ha, sin dall’inizio, espropriato le scuole di ogni ordine e grado alle congregazioni religiose, ed in particolare quelle che impartivano un’istruzione ai ragazzi più grandi, lasciando alla Chiesa solo qualche piccolo spazio nell’ambito dell’educazione dell’infanzia.
Oggi, creare e mantenere una scuola secondaria di primo o secondo grado ha un costo notevole, che necessariamente si riflette nelle rette chieste alle famiglie. Senza una reale parità economica, il confronto con le scuole statali è assolutamente impari: in termini economici si chiama concorrenza sleale. Eppure, nonostante ciò (a ribaltamento del ragionamento di Politi), ci sono decine di migliaia di famiglie che preferiscono mandare i propri figli grandi alle scuole non statali. E, fra queste (guarda un po’), tanti politici di sinistra. Chissà perché….
Lancio un guanto di sfida a Repubblica: realizziamo una vera parità economica fra statale e non statale e poi, nel giro di qualche anno, ne riparliamo. Vedremo se davvero le famiglie preferiscono le scuole dove si mescolano tutte le credenze o se, prive dell’onere di rette gravose (quando non insostenibili) per i bilanci familiari, manderanno i figli alle cosiddette “scuole confessionali”. Ma, forse, gli amici di Repubblica questo rischio non vogliono correrlo…
lunedì 6 ottobre 2008
U2... chestertoniani.
Time won't leave me as I am
But time won't take the boy out of this man.
Il tempo non mi lascerà come sono
Ma il tempo non caccerà il bambino fuori da questo uomo.
(U2, City of blinding lights)