Il blog di Marco Sermarini, uomo vivo.
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venerdì 27 luglio 2007
martedì 24 luglio 2007
Simone De Magistris
Papa Benedetto, la guerra e la pace.
Discorso importantissimo all'Angelus di domenica scorsa di Papa Benedetto, in vacanza a Lorenzago di Cadore. Leggere bene. Capire bene. Diffondere.
Come sempre viva il Papa, il più lucido di tutti, non c'è storia.
Cari fratelli e sorelle!
In questi giorni di riposo che, grazie a Dio, sto trascorrendo qui in Cadore, sento ancor più intensamente l'impatto doloroso delle notizie che mi pervengono circa gli scontri sanguinosi e gli episodi di violenza che si verificano in tante parti del mondo. Questo mi induce a riflettere ancora una volta sul dramma della libertà umana nel mondo. La bellezza della natura ci ricorda che siamo stati posti da Dio a "coltivare e custodire" questo "giardino" che è la Terra (cfr Gn 2,8-17). Se gli uomini vivessero in pace con Dio e tra di loro, la Terra assomiglierebbe veramente a un "paradiso". Il peccato purtroppo ha rovinato questo progetto divino, generando divisioni e facendo entrare nel mondo la morte. Avviene così che gli uomini cedono alle tentazioni del Maligno e si fanno guerra gli uni gli altri. La conseguenza è che, in questo stupendo "giardino" che è il mondo, si aprono spazi di "inferno".
La guerra, con il suo strascico di lutti e di distruzioni, è da sempre giustamente considerata una calamità che contrasta con il progetto di Dio, il quale ha creato tutto per l'esistenza e, in particolare, vuole fare del genere umano una famiglia.
Non posso, in questo momento, non andare col pensiero ad una data significativa: il 1° agosto 1917 – giusto 90 anni or sono – il mio venerato predecessore, Papa Benedetto XV, indirizzò la sua celebre Nota alle potenze belligeranti, domandando che ponessero fine alla prima guerra mondiale (cfr AAS 9 [1917], 417-420). Mentre imperversava quell'immane conflitto, il Papa ebbe il coraggio di affermare che si trattava
di un'"inutile strage". Questa sua espressione si è incisa nella storia. Essa si giustificava nella situazione concreta di quell'estate 1917, specialmente
su questo fronte veneto. Ma quelle parole, "inutile strage", contengono anche un valore più ampio, profetico, e si possono applicare a tanti altri conflitti che hanno stroncato innumerevoli vite umane. Proprio queste terre in cui ci troviamo, che di per se stesse parlano di pace e di armonia, sono state teatro della prima guerra mondiale, come ancora rievocano tante testimonianze ed alcuni commoventi canti degli
Alpini. Sono vicende da non dimenticare! Bisogna fare tesoro delle esperienze negative che purtroppo i nostri padri hanno sofferto, per non ripeterle. La
Nota del Papa Benedetto XV non si limitava a condannare la guerra; essa indicava, su un piano giuridico, le vie per costruire una pace equa e duratura: la forza morale del diritto, il disarmo bilanciato e controllato, l'arbitrato nelle controversie, la libertà dei mari, il reciproco condono delle spese belliche, la restituzione dei
territori occupati ed eque trattative per dirimere le questioni. La proposta della Santa Sede era orientata al futuro dell'Europa e del mondo, secondo un progetto
cristiano nell'ispirazione, ma condivisibile da tutti perché fondato sul diritto delle genti. E' la stessa impostazione che i Servi di Dio Paolo VI e Giovanni
Paolo II hanno seguito nei loro memorabili discorsi all'Assemblea delle Nazioni Unite, ripetendo, a nome della Chiesa: "Mai più la guerra!". Da questo luogo di
pace, in cui anche più vivamente si avvertono come inaccettabili gli orrori delle "inutili stragi", rinnovo l'appello a perseguire con tenacia la via del diritto, a rifiutare con determinazione la corsa agli armamenti, a respingere più in generale la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi.
Con nel cuore questi pensieri e questi auspici, eleviamo ora una speciale preghiera per la pace nel mondo, affidandola a Maria Santissima, Regina della Pace.
sabato 21 luglio 2007
Hanno liberato padre Bossi e sono contento.
Cari amici, oramai tutti sanno che è stato liberato padre Bossi.
Sono arcicontento che la cosa sia finita bene.
Padre Bossi è del PIME, il Pontificio Istituto per le Missioni Estere, un ordine di preti sanissimi e veramente cattolici, di cui fanno parte due grandi, padre Piero Gheddo (super! L'anno scorso ho letto la storia della vita di suo padre e sua madre! Eccezionale!) e padre Bernardo Cervellera, il direttore di AsiaNews (umilmente mi vanto di essergli amico).
Rimasi molto colpito alcuni anni fa al Meeting per l'Amicizia tra i Popoli di Rimini quando vidi una mostra sui preti del PIME che si chiamava "Per uno solo". Tra gli altri mi colpì tanto padre Clemente Vismara.
Per uno solo perché partiva da una frase di don Giussani che ricordava, una volta che era andato in Brasile, di aver visto partire un prete del PIME per la foresta amazzonica per recarsi nel più profondo di essa e raggiungere dopo non so quanti giorni di cammino a piedi in mezzo alle zanzare e ai parassiti acquatici peggiori, con stivaloni e reticelle attorno al corpo, per andare a trovare l'unico cristiano che stava in un certo posto.
Sono così, questi uomini.
Sono arcicontento che la cosa sia finita bene.
Padre Bossi è del PIME, il Pontificio Istituto per le Missioni Estere, un ordine di preti sanissimi e veramente cattolici, di cui fanno parte due grandi, padre Piero Gheddo (super! L'anno scorso ho letto la storia della vita di suo padre e sua madre! Eccezionale!) e padre Bernardo Cervellera, il direttore di AsiaNews (umilmente mi vanto di essergli amico).
Rimasi molto colpito alcuni anni fa al Meeting per l'Amicizia tra i Popoli di Rimini quando vidi una mostra sui preti del PIME che si chiamava "Per uno solo". Tra gli altri mi colpì tanto padre Clemente Vismara.
Per uno solo perché partiva da una frase di don Giussani che ricordava, una volta che era andato in Brasile, di aver visto partire un prete del PIME per la foresta amazzonica per recarsi nel più profondo di essa e raggiungere dopo non so quanti giorni di cammino a piedi in mezzo alle zanzare e ai parassiti acquatici peggiori, con stivaloni e reticelle attorno al corpo, per andare a trovare l'unico cristiano che stava in un certo posto.
Sono così, questi uomini.
mercoledì 18 luglio 2007
Il Gino!
Di Tolkien parleremo ancora un'altra volta, l'argomento è infinito ed è una delle basi fondamentali della mia educazione.
Ora però vorrei farvi vedere un grande uomo, un grande sportivo: Gino Bartali!
Grande!
Intanto la foto, poi quando avrò tempo approfondiremo.
Dico solo che il film fatto l'anno scorso dalla Rai è bellissimo e funge bene al suo scopo, quello di far conoscere questo grande.
Mio figlio si è esaltato vedendo il film. Io mi sono commosso tante volte.
Che grinta! Che cuore!
Tolkien, Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli, perché? Eppure è tanto ovvio...
Allora, comincio anzitutto a dare, fior da fiore, le ragioni delle mie preferenze. Non interesserà a nessuno, ma a me sì, cioè a me interessa spiegare al mondo perché mi piace questo piuttosto che quello, perché c'è sempre una grassa ragione.
Cominciamo proprio da lui, Tolkien, ma come ripeto è solo un caso. Tanti anni fa, era il 1992, mi fu regalato un tozzone (=volume di ragguardevole spessore) dal titolo Il Signore degli Anelli. L'avevo visto anni prima a casa di un mio amico che mi guardò con l'occhio troppo intellettuale perché io mi potessi interessare minimamente a quel tozzo. Per cui lì rimase. I miei amici Gabriella e Giulio mi regalarono il tozzone per Natale, e io apprezzai molto, perché qualche tempo prima avevo letto sul settimanale da corsa "Il Sabato" un articolo in occasione del centenario della nascita di "'sto Tolkien". Appresi che era cattolico e io ero alla spasmodica ricerca di letture cattoliche da fare. Non potevo credere che in casa cattolica si potesse scrivere solo di teologia o di filosofia. Sfogliai il tozzone, incuriosito. Capii che prima però dovevo fare un altro passo: acquistare di tasca mia un altro volumetto meno inquietante nella mole, Lo Hobbit. Detto, fatto. Lo compro, lo leggo, mi piace, mi rilassa la mente alla grande, poi mi appassiona e poi -diciamolo!- mi gaso alla grande. Chiusa l'ultima pagina, attacco Il Signore (come lo chiamo per snellire). E lì, dopo le tortuose spiegazioni delle prime pagine, rimango, senza riuscire a schiodarmi. Bello, troppo bello, troppo vero! Chiudo l'ultima pagina e... ci rimango male perché era finito, 'sto bel libro!
Mi gaso ancora e affondo con la lettura di La realtà in trasparenza, le lettere che Tolkien scriveva ai suoi amici e familiari.
Capisco molte cose.
Poi il resto ve lo dirò un'altra volta.
Bello, ma bello.
Grazie mille.
Non ho resistito.
La voglia di dire al mondo quello che penso è stata troppa, e allora mi sono deciso a fare anche il mio personalissimo blog.
Stop.
Fate quello che vi pare. Intanto guardatevi i miei preferiti, in rigoroso ordine sparso (già ci sarà il moralista che dice perché-hai-messo-questo-prima-quello-eccetera... ma è chiaro e lampante! Non so manovrare appieno il sistema e la voglia di scrivere è talmente tanta che non resisto e allora se una cosa vale la pena di farla, vale la pena di farla male! E' tanto semplice! Oh!).
I commenti anche insultanti sono graditi.
Stop.
Fate quello che vi pare. Intanto guardatevi i miei preferiti, in rigoroso ordine sparso (già ci sarà il moralista che dice perché-hai-messo-questo-prima-quello-eccetera... ma è chiaro e lampante! Non so manovrare appieno il sistema e la voglia di scrivere è talmente tanta che non resisto e allora se una cosa vale la pena di farla, vale la pena di farla male! E' tanto semplice! Oh!).
I commenti anche insultanti sono graditi.